Amare riflessioni all'indomani della retata di presunti affiliati all'organizzazione criminale e della molle reazione del PD di Giussano e provinciale
La maxi retata di questi giorni ha svelato - ce ne fosse stato bisogno - che "il re è nudo". 160 gli arresti di - lo ricordiamo a scanso di querele - presunti ndranghetisti in Lombardia. Il 25% solo in quel di Monza e Brianza. Non male per una delle province più ricche d'Italia che da sempre esprime, almeno a parole, un certo "disprezzo" per i metodi "mafiosi".
L'inchiesta ci schiaffa in faccia, come una doccia fredda, la cruda realtà: l'economia, il substrato sociale e - così sembrerebbe - il mondo politico brianzolo sono, e non da oggi, divorate dal cancro di un sistema omertoso e colluso, nel quale tutti - vittime incluse - tacciono.
Giussano si risveglia come una delle "punte" di diamante del sodalizio criminoso. I fatti gravi di questi giorni, le (non) reazioni registrate, l'analisi "anagrafica" dei "coinvolti", mi sollecitano qualche amara riflessione.
La prima riflessione. Politica. Il basso profilo tenuto dal Partito Democratico. Locale e non. Il "Cittadino" uscito ieri lamentava come il dibattito svoltosi nei giorni scorsi in Consiglio Provinciale "sulle infiltrazioni mafiose (un dibattito piuttosto sbrigativo) sia rimasto a livello generale". E' vero che, grazie al cielo, la nostra bella Costituzione ha codificato la presunzione di "innocenza fino a prova contraria" . Ma considerati i nomi "dei politici eccellenti che risulterebbero in qualche modo coinvolti" nella brutta vicenda una reazione un po' più coraggiosa sarebbe stata decisamente più apprezzata. Già perchè, tra le pagine dell'inchiesta, spuntano nomi da sempre chiaccherati della politica brianzola. Come quello di Rosario Perri, uomo forte di Desio ed oggi assessore Provinciale. O quello dell'onnipresente Ponzoni.
Non me ne vogliano i due vertici Pdl. Non si chiede certo al Pd di iniziare in consiglio provinciale contro di loro un processo ante litteram (a questo sono deputati pm e aule giudiziarie), ma una diretta richiesta di dimissioni, o - se vogliamo, più blandamente - di chiarimenti all'assessore da parte dell'opposizione mi sarebbe sembrato un atto tanto scontato quanto dovuto.
E invece nulla. Il nome di Perri non è nemmeno stato fatto.
Ricolfi in un bel libro dal titolo "perché siamo antipatici " individua tra le malattie della Sinistra la paura delle parole. Una malattia - spiega l'autore - nata negli anni Settanta negli Stati Uniti, dai movimenti di contestazione, che oggi impone agli individui di non parlare come vogliono.
La dittatura del "politicamente corretto" "Quella per cui i ciechi prima sono diventati non vedenti, quindi otticamente svantaggiati, senza che la loro vista nel frattempo migliorasse. Dittatura che ha condannato a morte parole di per sé innocenti, come vecchio (anziano), donna di servizio (colf), negro (afroamericano), spazzino (operatore ecologico). "
Una volta tanto vorrei che il Pd rinunciasse ad usare il politically correct ed iniziasse a "chiamare le cose con il loro nome". Chissà, che così facendo, non riesca pure a recuperare qualche voto!
Decisamente peggiore mi pare la reazione (o meglio la non reazione) del Partito Democratico a livello locale. Encefalogramma piatto. Sul sito ufficiale, a quasi una settimana di distanza, nemmeno un rigo di commento sulla retata. Ai miei tempi l'opposizione avrebbe già protocollato una richiesta di Consiglio Comunale aperto.
Avrebbe richiesto un momento pubblico di confronto con la cittadinanza per prendere coscienza del problema. Per dire alle "vittime delle estorsioni", di non aver paura di denunciare i loro aguzzini, perchè, nella lotta contro la mafia, le istituzioni sono con loro.
Per rassicurare taglieggiati e minacciati che Giussano è, con le forze dell'ordine, al loro fianco. E magari - da bravi "figli di ndrocchia" - si sarebbe potuto chiedere nel corso del dibattito a consiglieri di Lega e PDL di esprimere la loro opinione sulla spinosa ed imbarazzante "querelle" delle intercettazioni telefoniche, senza le quali il sodalizio criminale non sarebbe mai stato scoperto. (Già perchè non è che il capo 'ndrina chiama i "caramba" per spiegargli per filo e per segno le azioni criminali che intende attivare).
Ma che volete farci... è luglio. Fa caldo. E abbiamo tutti voglia di mare.. Al problema dell'0mertà ci penseremo a settembre, quando a processo iniziato, ci troveremo a guardare il film di sempre: sul banco dei testi uomini che dopo aver reso la deposizione si gireranno verso gli imputati, magari blindati dietro le sbarre, per lanciargli - davanti ai rappresentanti dello Stato (giudici, pm e carabinieri) - il bacio dell'estrema fedeltà ..
La seconda riflessione, la definirei, diciamo sociologica. Scorrendo l'elenco dei 160 arrestati in Lombardia, si scoprono cose interessanti sulla composizione sociale dell'organizzazione criminale oggetto dell'inchiesta. L'età media degli arrestati: più o meno 46 anni. Ben 57 dei "pizzicati" non superano la soglia dei 8 lustri di vita. Ancor più allarmante il dato se si guarda a casa nostra, alla "locale" di Giussano, dove la soglia "media " del (presunto) affiliato si abbassa a 37 anni.
In un paese "per vecchi". Incapace di ricambio generazionale. Che porta ai mondiali i giocatori più vecchi d'Europa. Che vanta una classe politica "mummificata e fossilizzata", i "giovani "fanno carriera" nelle organizzazioni criminali.
Non mi pare ci sia molto di cui stare allegri! Se poi si pensa che quasi tutti i pizzicati della "locale" giussanese sono nati tra Giussano, Seregno e Carate, la riflessione sulla nostra realtà sociale dovrebbe farci, quanto meno, accaponare la pelle.
Concludo con una "nota di colore". Scorrendo l'elenco dei nomi dei 300 coinvolti nel blitz salta all'occhio la scarsa presenza delle donne (Nessuna arrestata in Lombardia. 4 in Calabria su 156 ).
In ciò le le 'ndrine si confermano il fedele specchio dell'Italia. Speriamo solo che a nessuno, questa volta, venga in mente la malsana idea di introdurre le "quote rosa".
Dal blog di Emanuela Beacco con il titolo "Amare riflessioni"