Dossier. Spiritualità vo cercando. Il maestro Michele Sangineto ci svela la spiritualità dell'antica arte liutaria «Ho costruito tanti strumenti... sono stato aiutato dalla naturalezza e dai folletti che di essa si nutrono»
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ell'intervista, ospitata qui di Carlo Vittone, recentemente scomparso e già collega all'Isa di Monza oltreché amico di Michele, possiamo leggere la biografia del maestro Sangineto. Qui c'è il suo curriculum di maestro d'arte, inserito nel sito dell'Associazione Leonardo di Vaprio D'Adda, nella speciale occasione del “500° anniversario Leonardo da Vinci”. Ma questo non ci può bastare e così siamo andati a trovarlo nella sua casa di Villasanta per parlare con lui di arte, musica e spiritualità.
Cos'è la spiritualità?
E' una energia che ci circonda, che ci indirizza a fare il bene. Lasciarsi guidare con naturalezza da questa energia ci consente di non essere vittime degli interessi personali, perché tendono a sopraffare gli altri. Questo è il male: progettare, pensare e perseguire il tornaconto personale. Ecco, sto leggendo questo libro di Umberto Galimberti, “I vizi capitali e i nuovi vizi” (lo sfoglia e si ferma a una citazione, Ndr). Qui cita Bernard de Mandeville “La favola delle api”. “Né le qualità socievoli, né le affezioni benevole che sono naturali al´uomo, né le virtù reali che egli è capace di acquistare con la ragione e con l´abnegazione, sono il fondamento della società; ma ciò che noi chiamiamo male in questo mondo, male morale o naturale, è il gran principio che ci fa creature socievoli, la solida base, la vita e il sostegno di tutti i commerci e gli impieghi senza eccezione”.
Lasciarsi guidare con naturalezza dalla spiritualità ci consente di non essere vittime degli interessi personali
Per questo sei dedito alla musica? Perché essa favorisce la naturalezza?
Si. Alla musica ci sono arrivato con naturalezza: mio fratello maggiore, persona di grande cultura, mi spinse a intraprendere la professione di insegnante. All'inizio ero perplesso perché mi sentivo molto ignorante e non all'altezza di insegnare qualcosa ad altri: io non ho frequentato la scuola, mi sono diplomato da privatista. La mia curiosità, quasi infantile, mi spinse a studiare, smontare, ricostruire e poi suonare strumenti musicali di ogni tipo. La prima volta avvenne per caso: incontrai un ragazzo con uno strumento rotto, si trattava di una zanza, uno strumento africano e mi offrii ad aggiustarlo.
Ho costruito tanti strumenti... sono stato aiutato dalla naturalezza e dai folletti che di essa si nutrono
Da allora sei diventato un liutaio di grande fama.
Non esageriamo! Diciamo conosciuto. Penso sia anche questo il risultato della naturalezza. In trentacinque anni ho costruito tanti strumenti quanti un normale liutaio li avrebbe prodotti nel doppio del tempo. Sono stato aiutato dalla naturalezza e dai folletti che di essa si nutrono: nel laboratorio i leprechaun, gli spiritelli dispettosi non mi danno tregua, mi spingono in continuazione a sperimentare nuovi strumenti. Non si vedono, ma sono dappertutto.
Ma così non hai turbato la concorrenza nel mestiere di liutaio?
No, di questo non ho tratto vantaggio personale: gli strumenti che costruisco sono particolari, fuori dal mercato tradizionale. Il più delle volte il ricavato va a pareggiare i costi dei materiali. Spesso li regalo ai musicisti, perché a quantificarne il valore sarebbe per loro proibitivo acquistarli. Vieni a vedere.
Si alza dalla poltroncina di stile settecentesco e mi invita a seguirlo nella stanza a fianco. Nel laboratorio c'è una grande quantità di attrezzi e materiali. Nonostante il numero considerevole sono disposti in un ordine perfetto, quasi magico.
Ecco, questo strumento è una ricostruzione di un disegno di Leonardo Da Vinci. Nell'altra sala c'è una copia completa e funzionante. Molti strumenti li ho costruiti riproducendoli da immagini di pittori. Sono appassionato estimatore di quei pittori cosiddetti minori: Piero Di Cosimo, Filippino Lippi, Cosme Tura. In molte opere sono dipinti strumenti in uso nelle loro epoche. Molti non sanno per esempio che esistevano i mandolini milanesi. Sì, proprio così: i milanesi di oggi spesso associano questo strumento alla cultura partenopea, un luogo comune sfatato nei dipinti. In questa che è una rimozione evidente, torna prepotentemente quel concetto del male di Bernard de Mandeville e della società opulente narrata ne La favola delle api
La rotonda dell'arpa - Michele Sangineto a Villasanta
Se è così allora non sarebbe opportuno tramandare e diffondere l'arte liutaria?
Certo. Intanto l'ho fatto in tanti anni nella scuola d'Arte e nelle tante attività e iniziative promosse in Italia e in Europa. Poi c'è una bella e recente notizia: la Famiglia Artistica di Lissone ha creato una scuola di liuteria per strumenti per persone che vogliono fare musica attraverso la costruzione di strumenti musicali. Mi è stato chiesto un contributo e volentieri ho fornito le mie conoscenze a disposizione dell'associazione. Il corso è già attivo. Il 15 novembre si terrà un concerto con l'utilizzo di strumenti ricavati da dipinti di artisti del Rinascimento. Intanto sempre a Lissone presso il palazzo Terragni dal 16 novembre ci sarà una importante mostra di strumenti musicali della tradizione Europea. A una scuola di liuteria in Brianza ci avevo pensato da tanto tempo: la realizzazione di F.A.L. non può che darmi infinita gioia.
la Famiglia Artistica di Lissone ha creato una scuola di liuteria per la costruzione strumenti
C'è un altro importante evento che vorresti realizzare da tempo a Monza: portare la conoscenza della poesia dialettale calabrese di Mastru Brunu. A che punto siamo con il programma?
Mastru Brunu Pelaggi. E' un poeta dialettale di fine '800, vissuto in uno dei territori che più subirono il passaggio traumatico dal regno dei Borboni allo Stato Italiano Sabaudo. Non sapeva leggere e scrivere e dettava le sue poesie alla figlia. Sembra che questa non scrivesse proprio tutto: operava una censura ad alcune parole molto dure del poeta. Mastru Brunu narrava della povertà e della vita durissima della sua gente. Comunque alcune di queste parole sferzanti dirette in particolare al re e al governo italiano il poeta riusci a farle scrivere lo stesso tramite altre persone, sapendo della riluttanza pudica della figlia. Cosa posso dire? Non mi capacito della mancanza di collaborazione della Pro Loco a cui ho più volte sollecitato un interessamento. Speriamo di riuscire portare a Monza queste bellissime poesie piene di carica umana e testimonianza di un'epoca storica.
speriamo di riuscire portare a Monza le bellissime poesie piene di carica umana di Mastru Brunu Pelaggi
Saliamo di sopra in cucina. Michele trova il libro di Brunu. È vistosamente datato. “..eh, eh” dice “lo custodisco da tanto tempo” Non oso ovviamente chiederlo in prestito; del resto mi ha già offerto in prestito, con annesso segnalibro, il libro di Galimberti che stava leggendo. Però le foto si possono fare e anche regalare un piccolo assaggio poetico in anteprima ai lettori di Vorrei dedicato alla triade: quelli che stanno sopra, il Padreterno; quelli che stanno sotto, il diavolo; quelli che stanno in mezzo: re Umberto I°.
Littira allu Patritiernu (recensione di Sergio Gambino - Sergio Pelaia)
Non vidi, o Patritiernu,
lu mundu `mu sdarrupi,
ch'è abitatu di lupi
e piscicani!Priestu, mina li mani,
vidi cuom'hai `mu fai,
cacciandi di `sti guai,
manneji'aguannu!(...)
Io chi ti dicu cchíùi?
A nnui ndi scuorticaru
li prèviti, l'avaru
e lu Guviernu.Tu ndi mandi allu `Mpiernu?
Ndi fai n'atru piaciri,
nd'arrusti cuomu agghiri
alla gravigghia,urtima meravìgghia
ed unicu ristuoru
per omnia secula
seculoru!!!A 'Mbertu Primu (recitata da S. Gambino sul canale video youtube)
Di sup’a ’sta muntagna
ti jiettu ’na gridata:
siéntila ’sta chjamata
ed eja priestu.Non mi fari ’mu riestu
futtutu di lu tuttu,
ca non sai quant’è bruttu
l’aspittari.Né arrobba né dinari
truovi a la casa mia;
pirciò ricurru a ttia,
si bbue ’mu sienti.Littera alla dimuonu(articolo di Mimmo Stirparo)
Mo’ nci scrivu a Lucifaru, a lu mpiernu
ch’è mperaturi di ‘nu gruossu riegnu.
Si statru non mi rispunda, si strafutta.
Armenu sacciu ca li pigghiai pari(...)
Mò no’ scrivu cchiù a nuddu, cà mi ncrisciu
di riestu, viju ch’è tiempu pirdutu…”.Qui la raccolta completa delle poesie