Corrono troppi soldi nei palazzi della politica. Le cronache di questi giorni hanno portato alla luce vicende inimmaginabili di un mondo ingiustamente sottovalutato come quello delle Regioni.
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angentopoli era alla vigilia del suo primo anniversario quando il ministro della Giustizia, allora in carica, Claudio Martelli fu raggiunto, pure lui, da un avviso di garanzia per la vicenda del Conto Protezione. Una protezione, fatta di fondi neri (ameno 7 milioni di dollari), appoggiata in una banca svizzera e su un conto , il famoso 633369, intestato a Silvano Larini e a disposizione sia di Craxi che del suo “ delfino “. Martelli immediatamente si dimise da ministro e, contemporaneamente, anche dal Psi, il Partito del quale il giorno dopo avrebbe potuto essere nominato dalla assemblea convocata all’Hotel Ergife di Roma, segretario generale . Bettino CRAXI infatti era ormai giunto al capolinea.Non fu un giorno certamente fortunato quell’11 febbraio di 19 anni fa per Claudio Martelli. Lo avevano incastrato le confessioni di Silvano Larini da una parte e, dall’altra, di Florio Fiorini, ex direttore finanziario Eni, bancarottiere, “ ospite “ del carcere Champ Dillon di Ginevra. Raccontavano per filo e per segno la storia, tutt’altro edificante, di fondi neri di varia provenienza, il tutto corroborato da una velenosa e particolareggiata testimonianza di una vera anima nera, il “maestro venerabile” Licio Gelli.
L’ex delfino di Bettino, come ministro della Giustizia del governo di Giuliano Amato, fu sostituito da Giovanni Conso, giurista di chiara fama, di area cattolica.
Ricordo che in quei giorni più di un giornale titolò il pezzo che riassumeva quel che era avvenuto nei precedenti 12 mesi con la frase: “ In principio fu un mariuolo “ alludendo a Mario Chiesa. In realtà il seguito di Tangentopoli fu molto più sostanzioso. In quegli stessi giorni sotto inchiesta finirono nomi di primo piano come Franco Nobili, presidente dell’Iri, Gabriele Cagliari, presidente dell’Eni, e poi aziende come l’Anas, la Lodigiani, il gruppo Ligresti, la Montedison.
Il secondo anno di Tangentopoli iniziava con un altro terremoto, di proporzioni così vaste da gettare nello sgomento gli stessi magistrati. Al punto che il più famoso d’allora, in Italia e all’estero, Antonio Di Pietro, Tonino per gli amici, sbottò in un eloquente : “ Basta, serve una soluzione politica “.
Il suo sfogo fu largamente condiviso. “ Il processo non basta “ aggiunse il collega Edmondo Bruti Liberati. E Gerardo D’Ambrosio, che del pool Mani pulite era il coordinatore, sentenziò: “ Adesso lavorino i legislatori “. Consensi vennero da quasi tutte le forze politiche. Il presidente del Senato Giovanni Spadolini invocò “ immediate iniziative legislative “ mentre il presidente della Camera, Giorgio Napolitano, promise che delle parole dell’ex pm “ si sarebbe tenuto certamente gran conto “.
Questo 19 anni fa. Oggi siamo nella stessa situazione di allora, anzi peggio. Corrono troppi soldi nei palazzi della politica. Le cronache di questi giorni hanno portato alla luce vicende inimmaginabili di un mondo ingiustamente sottovalutato come quello delle Regioni. Quel che è avvenuto alla Pisana, sede della Regione Lazio, è … scoraggiante. Si fatica persino a trovare gli aggettivi giusti per qualificarlo. Chi portava mazzette nell’ufficio di piazza Duomo 19 ( sede dell’ufficio milanese di Bettino Craxi ) o nelle stanze della Dc in piazza del Gesù sembrano dei gentiluomini a fronte di chi ha sperperato denari pubblici per feste trimalcionesche e per i propri inconfessabili bisogni di arricchimento personale. Ricordate i festini di Arcore sotto la regia di quel gran maestro di cerimonie ludiche qual’è il nostro ex premier Berlusconi ? Hanno tentato di imitarlo, con più gente e con denaro pubblico. Silvio almeno le porcate le pagava di tasca propria.
E’ vero, la vecchia tangentopoli ha cambiato pelle ma quella nuova fa più schifo, è rivoltante per dimensioni e per significato. Qualcuno ha calcolato che la corruzione in Italia ha un fatturato : 60 miliardi l’anno. E che si mangia una fetta di Pil, frena gli investimenti, è un ostacolo alla crescita. Se a questi 60 miliardi aggiungiamo i 120 miliardi l’anno della evasione fiscale, i 130 miliardi di mafia e camorra ( il suo fatturato la pone come prima azienda d’Italia ) e quello incalcolabile degli sprechi, non può sorprenderci il fatto che nessuno voglia investire nel nostro paese. Già 19 anni fa il prof. Vincenzo Visco, che poi sarebbe diventato un buon ( anche se vituperato ingiustamente ) ministro del governo Prodi, scriveva che “ la tangente divora l’economia “. Si tratta di una verità inoppugnabile. Così come sono inoppugnabili, purtroppo, i ritardi della politica. Ancora non abbiamo una legge contro la corruzione ma i corrotti si moltiplicano a vista d’occhio. L’equità sociale è travolta da differenziazioni di reddito spesso offensive del buon senso. Ci si attarda nella caccia agli errori della magistratura che meriterebbe ben altro trattamento e considerazione. Possibile che nessuno sia in grado di prendere in mano la bandiera della moralità e dica con forza che chi amministra la cosa pubblica deve essere d’esempio, altrimenti si faccia da parte, giovane o vecchio che sia ?
Ma l’esigenza dell’onestà è implicita in chi è chiamato ad amministrare, ribatte qualcuno. Quella che tu indichi è quindi una ovvietà.
No, non siamo assolutamente d’accordo. Al punto in cui siamo, questa che dovrebbe essere una ovvietà, in realtà è la prima riforma da fare, non costa niente ed è, questa sì, rivoluzionaria a fronte di un modo di fare politica che è diventato inaccettabile e fonte inesauribile di antipolitica. E’ – lo ribadiamo - una precondizione che va posta in cima all’elenco delle cose da fare. Altrimenti tutto il resto è chiacchiera.
Ai pm di Roma Franco Fiorito, ex capogruppo del Pdl in Regione Lazio, detto anche Batman, o meglio ancora il federale di Anagni come lui ama definirsi, ha fatto mettere a verbale la sua busta paga : 8100 euro di stipendio base, 4190 di diaria, 3000 per le spese del personale, 8 mila per la carica di presidente del gruppo regionale, 8 mila per la presidenza della commissione bilancio. Fanno 31 mila euro al mese, più di 1000 euro al giorno, domeniche comprese. E al netto, tiene a precisare. Poi ci sono i 21 mila euro mensili al gruppo che lui amministrava. Una montagna di soldi. Che dire ? Non diciamo niente, ognuno ragioni come vuole. A queste cifre vogliamo tuttavia far seguire altre. In questi giorni 200 mila pensionati dell’Inps al minimo, cioè con assegno mensile di 655 euro lordi, sono stati raggiunti da una lettera con la quale li si avverte che dovranno restituire la quattordicesima ricevuta nel 2009 per avere sbagliato l’autocertificazione dei loro miseri redditi. Si tratta di 300-400 euro che verranno trattenuti a rate in 24 mesi. La legge è legge e il falso o l’errore non è ammesso. Giusto. Ma allora che facciamo di Franco Fiorito per le sue feste stile Satiricon, di Renata Polverini, presidente della Regione Lazio che non si è accorta di niente, di Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia che trascorre capodanni addirittura in Patagonia pagati dal “ tutt’altro che disinteressato “ faccendiere Pierangelo Daccò oppure ancora del siciliano Raffaele Lombardo che ha avuto perlomeno il pudore di dimettersi ?