La rivista che vorrei


“Negli ultimi trent'anni la camorra ha ucciso 4.000 persone, più di ogni altra organizzazione criminale o terroristica”
“Se i rifiuti illegali gestiti dai clan
(della camorra n.d.r.) fossero accorpati, diverrebbero una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari, quasi il doppio della montagna più alta della terra, l'Everest, alto 8850 metri”
Questi alcuni dei tremendi dati denunciati dai titoli di coda di Gomorra, il film di Matteo Garrone (tratto dall’omonimo romanzo denuncia di Roberto Saviano) del quale vi consiglio la visione.
Una di quelle poche volte in cui la pellicola è stata, a mio giudizio, in grado di reggere in modo egregio il confronto con il testo al quale si ispira (eccone qui le recensioni di alcune testate italiane e straniere) Cinque storie, che si sviluppano, nel mondo violento e brutale della camorra. Un viaggio nell’impero economico ed affaristico della criminalità organizzata, fatto di sfruttamento di lavoratori “in nero”, di traffico di stupefacenti e di smaltimento illegale dei rifiuti tossici. Criminalità ed affari, potere camorrista e potere economico che si intrecciano e si alimentano reciprocamente, in una spirale di violenza nell’orrendo scenario delle degradate periferie napoletane.
Un mondo dal quale noi cittadini del profondo nord - ricordo che abito nella patria di Alberto da Giussano – prendiamo le distanze.
È vero qui in Brianza siamo ancora, fortunatamente, capaci di indignarci di fronte alla camorra, alla mafia, ma troppo spesso lo facciamo con un sorta di senso di superiorità, che nasce dalla sensazione (o convinzione(?) di esserne completamente immuni.
Come se il problema della criminalità organizzata riguardasse un altro Paese, luoghi lontani.
Una non Italia, o quantomeno un’Italia diversa dalla nostra. Ma sarà poi così vero che le mafie non “ci toccano”? E’ solo di qualche giorno fa la notizia apparsa sull’Espresso dell’indagine aperta dalla procura di Milano per lo smaltimento illecito di rifiuti lungo la tratta dell’Alta Velocità Milano Torino: gli inquirenti hanno scoperto che le cave usate per estrarre materiali destinati alla realizzazione della TAV sono state riempite di rifiuti pericolosi. Sette i cantieri sotto sequestro, sui quali incombe l’ombra della criminalità organizzata. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, l’avvio dei lavori per l’alta velocità avrebbe, infatti, solleticato gli appetiti di Cosa Nostra ed ’ndrangheta che pare si siano infiltrate nelle gare di appalto e nelle attività di gestione dei lavori.
Non stiamo parlando di Casal di Principe, Nola, Giugliano, Acerra, ma di comuni dell’ hinterland milanese, di discariche a Cornaredo, ad Arluno, a Marcallo con Casone. E non è il solo campanello d’allarme.
Dati tutt’altro che rassicuranti emergono, infatti, dalla Relazione annuale sulla ’ndrangheta - approvata nel febbraio 2008 dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa. Il rapporto (qui il testo completo, ve ne consiglio la lettura da pag. 190 a pag. 210) denuncia, infatti, il forte radicamento nell’area di Milano e nel suo hinterland della ’ndrangheta che, insinuandosi pericolosamente nel tessuto economico milanese, reimpiega i proventi derivanti dalle attività illegali (traffico di sostanze stupefacenti, armi ed esplosivi, immigrazione clandestina, turbativa degli incanti, ecc.), in attività all’apparenza lecite soprattutto nel settore dell’edilizia nel quale va compreso, come precisa la relazione: "quello degli scavi e del movimento terra, delle costruzioni vere e proprie, sino all’intermediazione realizzata da agenzie immobiliari collega, del settore ristoranti e bar”. I tentacoli delle cosche calabre – denuncia il rapporto parlamentare - si allungano e si diramano soprattutto nell’area Brianzola“(Province di Milano, Como e Varese), particolarmente adatta grazie alla sua “felice” posizione geografica” “che la vede a ridosso del confine con la Svizzera”ed alla “ricchezza del tessuto economico che la caratterizza” al riciclo del denaro “sporco”. Cosche invisibili, capaci di adeguarsi all’ambiente (come ben evidenziava l’Esagono qualche tempo fa), i cui traffici silenziosamente prosperano tra l’indifferenza della politica e “la disattenzione” della società civile, oggi completamente impegnate sul versante della “sicurezza” (o insicurezza, percepita o reale che sia).
Cosche che agiscono sempre più indisturbate, perché la maggior parte delle forze sono spiegate nella lotta alla microcriminalità, nelle attività di (pressante) controllo degli stranieri.
Chi vive nella padanissima Brianza e ne voglia preservare e salvaguardare il tessuto produttivo, la sua vera ricchezza, non credo possa ancora per molto ignorare il problema dell’infiltrazione, sempre più capillare, della ’ndrangheta, presenza che con gli enormi finanziamenti legati anche all’Expo 2015 non potrà non lievitare.
E’ solo questione di tempo.
E’ pertanto, quanto mai necessario iniziare a discuterne (ho già un paio di idee in testa che aspettano solo di essere formalizzate … ).
p.s. Vi consiglio di scegliere un cinema dove non vendano pop-corn per evitare, come successo a me, che qualcuno, con il verme solitario, vi mastichi rumorosamente nell’orecchio per oltre due ore … proporrei una petizione per liberarci da chi si comporta al cinema ed a teatro come se fosse sul divano di casa propria!

 

Ringraziamo Emanuela Beacco per averci concesso di pubblicare l'articolo, tratto dal suo blog.

 

Gli autori di Vorrei
Emanuela Beacco