Dopo numerose e giustificate polemiche, è stato inaugurato lunedì 1 settembre il centro commerciale Auchan di Monza, in zona Rondò dei Pini. Quello che ci si chiede è: di una tale struttura se ne sentiva proprio la mancanza?
È noto che alle origini di quel centro c'è un nulla osta commerciale dei primi anni ’70, ma le varianti urbanistiche al Piano regolatore vigente e i suoi Programmi pluriennali di attuazione, che si sono succeduti sino al 2001, ne avevano nei fatti bloccata la sua realizzazione con motivazioni diverse.
E se una volta l’opposizione veniva da forze politiche e dai commercianti monzesi, negli ultimi anni sono stati affiancati dalle associazioni ambientaliste che vedono da sempre quei “non luoghi” come portatori di numerosi problemi ambientali e sociali, sia per il traffico che richiamano in un solo posto, sia per la forte compromissione di suolo libero e inedificato, sia per il traffico indotto, sia per la desertificazione del tessuto commerciale minuto e quindi per la minor vivibilità cittadina che inevitabilmente causano.
Ma ciò che lascia stupiti è il numero di ipermercati nelle immediate vicinanze di Monza, posti quasi tutti intorno ai suoi confini. Basta un giro di orizzonte a 360 gradi per capire che il numero di quelle strutture è già alto. Che poi il ricco mercato della zona riesca ad assorbirli, non giustifica ragionevolmente una loro presenza così massiccia.
Ricordiamoli: a Lissone l’Esselunga e il Marco Polo; a Cinisello la Fontana del Gigante; a pochi chilometri da quello del Rondò, a Cinisello, un altro Auchan, di grandi dimensioni; a sud del quartiere San Rocco di Monza c’è il Vulcano di Sesto; a Brugherio la Bennet; a est l’Ipermonza posto in zona dello Stadio Brianteo; a nord est, a Villasanta, un altro Gigante.
Tralasciamo poi quelli che sono raggiungibili in auto in dieci o quindici minuti da Monza: il centro Sarca a Sesto; il Carosello del Carrefour a Carugate; il Globo a Busnago; le Torri Bianche a Vimercate; un altro Carrefour a Giussano, sulla Valassina e un altro ancora a Paderno Dugnano sulla Milano-Meda.
Se poi si pensi che questi centri commerciali spesso non sono soli e vengono accompagnati da multisala, altre medio-grandi strutture di vendita settoriali, funzioni terziarie varie, e che altrettanto spesso si collocano lungo tangenziali e svincoli stradali e autostradali, si può ben comprendere che l’impatto ambientale è molto spesso insopportabile nei giorni e nelle ore di punta, alla faccia degli studi viabilistici che li accompagnano.
Nessuno, io penso, è pregiudizialmente contrario a quella tipologia di commercio, ma a tutto c’è un limite e la vera capacità è proprio quella di saper governare il territorio rispondendo ai reali fabbisogni pubblici collettivi, senza esagerazioni e senza lasciarsi travolgere dalle spinte del mercato speculativo. Se non peggio. Emblematica è, per esempio, la vicenda che ha visti coinvolti Paolo Berlusconi, Formigoni, l’Auchan e la discarica di Cerro Maggiore (si veda in proposito questa pagina).
Naturalmente non è sempre così e spesso i sindaci sono a caccia degli oneri di urbanizzazione per rimpinguare le casse comunali, ma siamo convinti che dopo pochi anni, in quei comuni, si avranno più “oneri che onori” e che i cittadini, in fondo, sarebbero anche disposti a pagare qualche euro in più pur di avere meno congestioni da traffico sulle strade e aria più pulita in città, piuttosto che il contrario. Anche perché quei centri commerciali certo non scarseggiano.
La corona ferrea dei centri commerciali intorno Monza
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