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Qualche anno fa, in uno spot pubblicitario, un signore ben pasciuto chiamava la badante e diceva che l’olio lo voleva lì, sul tavolo. Poi proseguiva con la frase: “vedi, la pancia non c’è più”, evocando così portentose proprietà di quell’olio che avrebbe avuto la capacità di far sparire la sua vistosa trippa.

Qualche giorno fa, sono passato vicino al Rondò dei Pini di Monza e mi sono attardato a guardare il cartello che pubblicizzava quel grosso intervento edilizio. Sapendo che lì doveva nascere un nuovo centro commerciale, ho cercato di capire dove cavolo questo fosse rappresentato nei rendering di simulazione e nelle descrizioni letterali.

Sparito! Sul cartello, da un parte il logo del “Comune di Monza”, con tanto di stemma araldico, e dall’altra quello dell’ImmobiliarEuropea, quasi una “jont venture” per la realizzazione di un “centro servizi polifunzionale privato”.

Dell’ipermercato nessuna traccia. Guardando meglio le freccette e sapendo dove “il fedifrago” poteva nascondersi ho solo trovato la parola “centro servizi”, di solito usata per ben altro tipo di intervento (pubblico). Poi, sul lato destro del cartello, nel riquadro in basso, una ventilata occupazione di 500 nuove persone e l’annunciata apertura nell’estate del 2008.

Qualche giorno fa si è tenuta l’inaugurazione del centro commerciale e mi chiedevo se il termine usato, “centro servizi” fosse poi così appropriato e non invece utile solo per cercare di mascherare il tutto con grande operazione di cosmesi.

Quando poi ho spostato gli occhi dal cartello, ho potuto invece notare sullo sfondo una voluminosa “stecca” di 7 piani, coperta da un telone che rappresentava alcuni “uomini struzzo”, corredati dalla frase: “il bello è tutto sotto”. A fianco dell’edifico un enorme marchio della società commerciale in questione, con l’effigie di un uccello.

Sappiamo che per taluni/e, quel motto, a volte rappresenta un vero e proprio culto, se non una filosofia di vita, ma far poi sparire un intero ipermercato, con tutto quanto di cementizio sta inesorabilmente anche sopra e soprattutto quello che provoca, ci vuole del coraggio. Al suo posto, naturalmente, solo prati verdi, giardini fioriti, folti boschi, prospettive e percorsi pedonali, rigorosamente in asse ai viali storici.

C’è solo da chiedersi perché non abbiano messo sotto anche l’edificio di 7 piani che avrebbe così acquistato in bellezza.

Non è mai troppo tardi!

Gli autori di Vorrei
Paolo Cassina