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Riceviamo e pubblichiamo.

Mentre il circo della Formula Uno leva le tende, indifferente alla sporcizia, all’inquinamento, ai danni che lascia nel Parco di Monza, i dirigenti della Sias lanciano il solito ricatto: o mano libera sui lavori nell’area in concessione o niente GP dopo il 2011 e gli amministratori locali sparano cifre a caso sull’indotto.

Anche questo GP è stato archiviato con l’usuale corredo di danneggiamenti al Parco, parcheggi abusivi, gioco d’azzardo, puzza di salamelle, viabilità impazzita, frastuono d’elicotteri, etc. I punti di vista non coincidono mai: gli amministratori e i dirigenti della Sias parlano di successo; molti cittadini e commercianti monzesi sono di ben altro avviso, costretti a fuggire il disagio o a ritrovarsi con i negozi vuoti per un avvenimento che passa sopra la città come una bufera,  a meno che non si voglia scambiare quella che è di fatto una fiera di concessionari d’auto (Monzapiù) per l’occasione per trascinare gli spettatori del GP a visitare la città.

Ma quello che subisce i principali danni di questo che, al massimo, si può defirire un turismo mordi e fuggi, è il Parco di Monza e non solo per gli strascichi del GP. Ogni anno, infatti, il Parco è sottoposto al ricatto di dover convivere con un impianto che, come un organismo vivente, si modifica in continuazione, richiede nuovi lavori, nuovo asfalto e cemento, nuovi sacrifici di siepi, alberi, spazi verdi. Lo ammette lo stesso Claudio Viganò, presidente della Sias (la società che ha in gestione per 19 anni il circuito dai Comuni di Monza e di Milano): «Dobbiamo avere la certezza di poter effettuare tutte le opere che la Federazione ci dovesse chiedere» se no si perde la Formula Uno dato che il contratto con la FIA scade nel 2011.
Così, mentre si sente ancora l’eco delle polemiche per i recentissimi lavori che hanno visto sorgere nuove tribune – con la solita scusa che si interviene per la sicurezza – la Sias mette le mani avanti e avverte: o ci lasciate mano libera o Monza non avrà più il GP.

Ma è proprio così importante che Monza abbia il GP? È intelligente, oltre che lecito, sacrificare una parte importante e consistente del Parco di Monza al circo onnivoro della Formula Uno che vive solo per garantire il profitto a pochi?
Certamente non è lecito, visto che il Parco di Monza rientra fra i patrimoni paesaggistici di interesse nazionale protetti dall’art.9 della Costituzione e dal Testo Unico dei Beni Culturali.
Ma non è nemmeno intelligente, visto che, come ammette lo stesso Claudio Viganò, la pressione dei nuovi mercati è forte: nascono come funghi nuovi circuiti che non sono sottoposti a vincoli, che non hanno “fastidiosi” alberi attorno, che vengono costruiti facendo attenzione alla visibilità per il pubblico di diversi punti della pista, che non sono cacciati nel centro di un’area fortemente urbanizzata e dalla viabilità impazzita, e che sono disposti a pagare a Ecclestone ben più degli 11 milioni di euro l’anno che la Sias versa alla Fia per garantirsi l’esclusiva del GP fino al 2011. Il vantaggio competitivo della pista di Monza, rappresentato dalla sua storicità, è stato pesantemente eroso proprio dalle modifiche che si sono succedute in questi anni, che hanno fatto piazza pulita di quanto di storico era rimasto nel circuito, persino dei cancelli d’ingresso. Modifiche che sono servite più come arma di ricatto da parte della Fia per alzare il prezzo che come adeguamenti necessari per la sicurezza.
È facile prevedere come andrà a finire: il circo della Formula Uno se ne andrà verso altri lidi, dopo aver sfruttato tutto lo sfruttabile e i monzesi, amministratori compresi, resteranno a piangere sul cemento e sull’asfalto versato su un Parco che, se fosse stato considerato e salvaguardato come bene primario, sarebbe stato in grado di far conoscere Monza nel mondo, tanto quanto Versailles e Schönbrunn.

Gli amministratori, a diversi livelli, hanno la responsabilità di aver alimentato per decenni la favola di un autodromo che porta ricchezza alla città, senza mai fornirne le prove documentate. Non si può seriamente ritenere, infatti, che sia sufficiente sparare delle cifre a caso, senza dire a cosa si riferiscono, come sono state estrapolate. Non si può scambiare un’opinione personale - fosse pure del Sindaco, del presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza  o dei dirigenti dell’autodromo – per un dato di fatto. Quel che è certo è che più volte abbiamo inutilmente richiesto che la stessa Camera di commercio facesse un’indagine scientificamente fondata fra i propri iscritti per verificare qual è il reale indotto che il GP porta a Monza, mentre registriamo il malcontento di molti commercianti e ambulanti, come pure la chiusura di negozi e supermercati nel giorno del GP, e il mancato incremento della capacità alberghiera, fatti inspiegabili se fosse vera la tesi che questo avvenimento è un’occasione di ricchezza per la città.  

Gli amministratori meglio avrebbero fatto se avessero salvaguardato e promosso il Parco di Monza, destinando il personale e i fondi necessari, stabilendo uno specifico capitolo di bilancio per la manutenzione ordinaria e straordinaria del Parco. Invece di svendere una parte rilevante del Parco di Monza a concessionari che lo utilizzano solo per fini privatistici, gli amministratori che si sono succeduti in questi decenni avrebbero dovuto essere lungimiranti, puntare piuttosto su Parco e Villa Reale, un complesso storico, artistico, ambientale che potrebbe attrarre per tutto l’anno un turismo più qualificato e più interessato alla città, valorizzando anche gli altri gioielli che la caratterizzano, come il Duomo. Pur facendo le debite proporzioni, ricordiamo che la Reggia e il Parco di Versailles impiegano 900 dipendenti di cui 400 addetti alla sorveglianza, accolgono 3 milioni di visitatori l’anno la Reggia e 7 milioni il Parco, di cui il 70% stranieri.

Siamo ancora in tempo per seguire questo esempio, anche se i segnali non sono confortanti: tutto lascia intuire che dovranno essere i cittadini a sobbarcarsi l’onere (11 milioni di euro l’anno e una nuova colata di cemento e asfalto sul Parco) del ricatto della Fia, mentre gli amministratori (Regione compresa) si sono dichiarati disponibili a finanziare la Sias per la realizzazione di un polo tecnologico e per la guida sicura nell’area dell’autodromo senza porsi il problema dell’impatto che tutto ciò avrà sul Parco, certamente il luogo meno indicato per insediamenti di questo genere. Monza e la Brianza sono purtroppo “ricche” di aree industriali dismesse che  potrebbero essere più opportunamente destinate a tal fine.

È venuto il momento di scegliere se il bene primario è il Parco o sono gli interessi privati dell’autodromo e del golf.

Chiediamo a coloro che hanno a cuore le sorti del Parco di unirsi alle centinaia di cittadini che hanno manifestato la loro contrarieta' a queste scelte, inviando le petizioni disponibili sul sito www.parcomonza.org.

Monza, 15 settembre 2008