«No Pedemontana. Si B2 veloce. Viva “Seveso Viva”», questo slogan è apparso su striscioni di lenzuola appesi nel comune di Seveso. Apparentemente sembra una contraddizione in termini: si è contro la costruzione della Pedemontana, però nel contempo si propone una variante del tracciato per una tratta. Questo slogan va a cozzare anche con la sindrome NIMBY, acronimo inglese per Not In My Back Yard, lett. - non nel mio cortile - ovvero un’ostilità preconcetta alle opere di interesse pubblico con impatti negativi sui territori, ad esempio autostrade, termovalorizzatori, discariche, nuovi insediamenti urbani, ecc.. L'atteggiamento consiste nel riconoscere necessari, o comunque utili, gli insediamenti, ma contemporaneamente, nel non volerli nel proprio territorio.
In questo caso risulta difficile decifrare la finalità effettiva. La cosa certa è che i promotori di questa proposta chiedono agli enti competenti, Regione e Pedemontana, un precisa modifica del tracciato autostradale in base anche a una minuziosa analisi dei costi benefici. Come primissima reazione si è creata una netta contrapposizione tra cittadini, comitati locali, associazioni ambientaliste, amministrazioni, sindaci, partiti e liste civiche.
L’Associazione Cittadini Quartiere Polo contesta i progetti e le affermazioni del comitato Sevesoviva e del suo progetto B2 veloce, che vorrebbe attraversare il cuore del quartiere medese del Polo, il parco del Meredo (tra Meda e Seregno) e il quartiere San Carlo di Seregno. L’associazione è molto preoccupata per l’attraversamento di Bovisio, dove c’è una massiccia presenza di linee ad altissima tensione della confinante centrale. A suo parere né Sevesoviva né altri enti si preoccupano di questo problema, anzi addirittura si è arrivati, nelle accese discussioni intervenute nelle assemblee pubbliche, a definire orticello il Parco Brianza Centrale.
Anche la rete di Associazioni, Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile, si è espressa con un comunicato, in cui sottolinea una serie di problematiche ambientali. Scavare gallerie invece di realizzare trincee aperte (come quella della Milano-Meda) crea più problemi che soluzioni, anche da un punto di vista ambientale. Nel sottosuolo, in particolare a Meda Sud, sono presenti falde acquifere superficiali il cui regime verrebbe sconvolto dagli scavi con conseguenze sull'equilibrio idrogeologico locale ma anche sulla statica degli edifici, che già sarebbero fortemente disturbati dalle vibrazioni prodotte dagli scavi. Nuovi scavi nel sottosuolo di Meda vogliono dire "movimentare" la diossina, ancora presente in alte concentrazioni nel primo sottosuolo. Per Meda comporterebbe avere un'autostrada ed una superstrada che porterebbero in città decine di migliaia di auto al giorno: i due mali si sommerebbero perchè proprio a Meda ci sarebbe lo svincolo tra autostrada (direzione est-ovest) e Milano-Meda. Per fare la B2 veloce si deve distruggere un parco, il Meredo , si deve "spostare" il quadruplicamento delle FF.SS. Chiasso-Seregno, si impedisce la riattivazione della linea ferroviaria Seregno-Saronno e si pongono non pochi problemi per l'interramento dell'elettrodotto che transita in Meda Sud.
Il progetto B2 veloce prevede anche la costruzione di 2 gallerie naturali, cosa peraltro richiesta dai cittadini e dall’Amministrazione di Arcore per il passaggio nelle colline di Bernate, a cui la società Pedemontana ha più volte risposto di non avere a disposizione i mezzi tecnici e finanziari per costruire gallerie di 3 corsie pù una quarta di emergenza. È però stata riscontrata la realizzazione di questo tipo di gallerie in esempi sia in Italia che all’estero, quindi se è possibile la costruzione di gallerie naturali, allora questo tipo di soluzione deve essere accordata anche ad altri nodi critici del tracciato, che peraltro sono numerosi; per citarne alcuni, oltre al nodo della Milano-Meda, c’è il bosco della Moronera, l’attraversamento Mozzate con le sue cave e la sua discarica, il passaggio sul Lambro, i boschi di Bernate.
Nel corso del mese passato si sono susseguite una serie si assemblee pubbliche e consigli comunali in cui sono intervenuti anche alcuni assessori regionali e i tecnici di Pedemontana. Ne è nata una contrapposizione del tipo tutti contro tutti: i comuni di Seregno, Meda e Seveso contro Cesano, Bovisio e Desio; associazioni e comitati di comuni contro altre di altri comuni. Prese di posizione di sindaci e relative retromarce. Anche don Ivano Spazzini, parroco di Sant’Eurosia, che già si era schierato a fianco dei favorevoli, ha esortato l’Amministrazione di Seveso a prendere una posizione chiara, ovvero avallare la variante B2 veloce. Un grade bailame, quasi a voler dimostrare quanto sia complicato tracciare un’autostrada in un agglomerato urbanizzato mediamente al 75% e rimarcare l’inutilità del tanto osannato progetto di pedemontana, divenuto in 40 anni un’autostrada urbana. Qui la posizione del sindaco di Seregno.
A conclusione di questo percorso la società Pedemontana presenterà alla data del 30 dicembre per la tratta B (che comprende i comuni di Lentate, Barlassina, Seveso e Cesano Maderno) il progetto preliminare, motivandolo con l’impossibilità di realizzare progetti alternativi e ritornando quindi, in mancanza di un nuovo accordo tra i comuni, a quanto sottoscritto da essi tra il ’90 e il ’92 con l’assessore alla Provincia e i sindaci della zona. In aggiunta viene anche menzionata la carenza di soldi e la crisi economica, ove in qualche modo si risponde alle convulsioni nate nei territori e si proroga in avanti le decisioni finali. Bizantinismo docet.