La fondazione del Consorzio di gestione senza la presenza di Milano, perchè?
La mancata presenza del Comune di Milano alla firma della fondazione del Consorzio per la Villa e il Parco di Monza merita un solo aggettivo: scandalosa.
Ma più scandalosa ancora è la silente accettazione di questa assenza da parte dei soci fondatori presenti, come se non fosse cosa rilevante. Una accettazione che fa sospettare l’esistenza di un accordo tacito.
Viene naturale porsi una domanda (non dieci, come in altre vicende di questi tempi): a cosa è dovuta questa assenza? Proverò a immaginare qualche risposta, sperando che prima o poi qualcuno dia sulla questione una spiegazione convincente.
La prima risposta può essere la seguente: il Comune di Milano ha molte cose di cui occuparsi che considera più importanti di questa. Corrisponderebbe, questa risposta, all’idea di una Milano scarsamente dotata di una visione metropolitana e regionale, incapace di guardare al di là di ciò che non alberga all’ombra della Madonnina.
Una seconda risposta, più provocatoria ma non priva di indizi, è che il Comune di Milano sia il portavoce di interessi che non gradiscono che il neonato Consorzio estenda la sua potestà su tutto il complesso monumentale e naturalistico Villa-Parco, ma la limiti alla Villa, ai Giardini e allo spezzone di Parco a sud di Viale Cavriga.
In sostanza, il Comune di Milano preferirebbe che il Parco restasse nell’attuale condizione di suo possedimento coloniale, una sorta di residuo nostrano del colonialismo deceduto nel secolo scorso.
I protagonisti ci sono tutti: la potenza coloniale (Milano), la colonia (il Parco di Monza), i coloni (i concessionari, in particolare l’Automobile Club di Milano e il Golf Club di Milano), i capi tribù locali legati agli interessi colonialisti.
L’inclusione del Parco nel Consorzio (le cui finalità consistono nel risanamento e valorizzazione del monumento storico costituito dalla Villa e dal Parco nel loro insieme, in quanto valore culturale e ambientale indivisibile) creerebbe qualche problema a questo statu quo. Il Parco non sarebbe più un’area a disposizione per qualsiasi colpo di mano da parte di interessi particolari, da sferrare in qualche momento di debolezza delle salvaguardie. Certi patti leonini recentemente firmati supinamente dal Comune di Monza potrebbero essere rimessi in discussione.
Di tutto ciò il Comune di Milano appare , non da oggi, come il portavoce. Il Comune di Monza, la Regione Lombardia, la Sovrintendenza ai beni culturali e ambientali (quella che considera l’ecomostro delle curve sopraelevate più “storico” dell’Imperial Regio Parco disegnato duecento anni fa da Luigi Canonica), nonché il Ministro Bondi praticano il silenzio-assenso. A che pro, sembrano pensare, disturbare i potenti manovratori?