L'altra sera sul sito del Ministero dello sviluppo economico è apparsa la notizia: Po Valley rinuncia in data 30 luglio 2009 a ricercare petrolio nel Parco del Curone.
Nemmeno il più pop e melenso tra i registi statunitensi avrebbe progettato un finale così: sull’orlo del misfatto, tra l’agitazione del territorio, fare uscire di scena il personaggio principale, le sue intenzioni, calare in maniera così brusca il sipario. Eppure.
Eppure non mi convince: un risultato del territorio, della mobilitazione civile? Nuove valutazioni di tipo economico o tecnico?
Mi trovo d’accordo con quanto dice Strina: mi piacerebbe saperne di più, capire cosa ha mosso la scelta, le ragioni profonde. Poi sarò più lieto e libero nel festeggiare uno spaventoso pericolo scampato. Scampato per ora.
Io ho qualche dubbio, la Lega un po’ meno.
Più di qualcuno oggi mi ha scritto dicendo che dal tono utilizzato nel mio post a commento del ritiro dell’istanza di trivellazione da parte di Po Valley non traspariva nemmeno un po’ di felicità.
Vi rassicuro, non è così, solo ho qualche dubbio che ancora non mi fa stare tranquillo.
Dopo un lungo spavento, dopo un rischio vero, siate clementi: metto un attimo a riprendermi. Scusatemi, se provo a dire: calma, capiamo anche i motivi del ritiro dell’istanza, non andiamo sempre di pancia, a capofitto dietro ogni cosa, sennò finiamo come la Lega, che oggi, d’un tratto (qui e qui, ad esempio), dopo aver tanto blaterato sulle questioni di strumentalizzazione, dice addirittura che la battaglia l’han vinta loro, i leghisti, disconoscendo l’azione dei cittadini e di tutte le altre forze che si sono messe in moto alle spalle del comitato presieduto da Saccardi. Quanto meno un gesto di poca educazione e basso profilo politico.
Andiamoci piano, lo suggerisce e instilla il dubbio anche Claudio Brambilla, direttore di Merateonline, che ormai sembra scrivere con la mia penna e rappresentare perfettamente il mio pensiero. “Secondo noi qualcosa non torna. Troppo repentino il dietro front. Oggi è giusto godere di questa vittoria. Ma i radar debbono restare in posizione. Se davvero c’è tanto petrolio, come sostiene Masterman, è più facile che sia lui ad avere accanto la politica, che le popolazioni locali. La politica, però, un favore lo può fare: informarsi a fondo e poi spiegarci le vere ragioni di questa rinuncia“.
Il sospiro di sollievo, la festa di questa sera: tutto giusto.
Ma non lasciamo che questo ritiro faccia di nuovo, come successe la scorsa estate – ricordate? -, spazio all’oblio. Ripensiamo al rischio corso, andiamo a fondo della vicenda, non interrompaimo un momento che è fertile per pensare davvero a cosa vogliamo da e per questo territorio. Impariamo una volta di più l’importanza dei luoghi, della loro frequentazione, valorizzazione e protezione.
Dal blog di Alfio Sironi