L'improvvisa vocazione ambientalista della Sias, storica gestrice dell'Autodromo di Monza.
Ma gli ecologisti "storici" insistono: "Via l'autodromo dal Parco"
Lo spettro di un ambientalista si aggira inquieto nel Parco di Monza: è quello della Sias, Società Incremento Automobilismo e Sport, che da quasi 90 anni gestisce il famoso impianto sportivo e il Gran Premio d’Italia.
Da un po’ di tempo, il regno ove vige il culto dei bolidi più rumorosi e inquinanti d’Europa, fatti correre in un delicato parco storico, oasi di quiete, svago e relax per decine di migliaia di fruitori, è in cerca di una nuova identità. Appunto quella di novello vessillifero dell’ecologia che si accinge ora alla spericolata operazione di alta cosmesi, se non a una vera e propria trasmutazione genetica.
Sono note a tutti le vicende sul rumore per più di 200 giorni l’anno e gli inquinamenti da CO2 per migliaia di tonnellate, in soli 3 giorni della Formula uno, per capire quanto questo tentativo sia smaccato e sviante.
Già nel giugno del 2008, un pomposo congresso organizzato presso l’Autodromo con lo slogan “aria nuova”, ha portato a discutere di quell’impianto come sede per la sperimentazione di carburanti alternativi e bioecologici, ricevendo invece da taluni ambientalisti locali solo la stizzita definizione di “aria fritta”, forse perché si teme che, oltre al rumore assordante nei giorni di gara, si sparga anche un enorme puzzo di patatine fritte, tipico di alcune benzine biologiche.
Per dare corpo a questa sorta di “viraggio al verde” che cerca di aggiornare l’ormai anacronistica e obsoleta immagine di pesante e deturpante inquinatore, che molto spesso produce gravi scempi al delicato polmone verde di Monza, è apparsa pochi mesi fa una proposta: un enorme distributore di “carburanti verdi”, da edificare proprio nel Parco, vicino all’ingresso di Santa Maria delle Selve di Biassono.
Articolo tratto da Il giorno del 25/07/09
Per nostra fortuna, quell’ingombrante progetto è stato subito bocciato dalla Commissione Edilizia e da quella del Paesaggio del Comune di Monza nonché dal Parco Valle Lambro. Un vero e proprio smacco per la Sias. Anche perché nessuno ignora le grandi simpatie “autodromistiche” dell’amministrazione monzese. Simpatia che però, dobbiamo dire, non è solo dei partiti di maggioranza.
Non a caso, in occasione della proposta di organizzare un Gran Premio cittadino di Formula 1 a Roma, si è vista l’immediata levata di scudi delle forze politiche monzesi presenti in consiglio comunale che, scandalizzate per quella invereconda concorrenza, hanno votato all’unanimità dei presenti (36 su 40 seggi) un documento di difesa del nostro povero impianto, con una maggioranza da far invidia a tempi più bui dei governi bulgari.
Certo “il lupo vestito da agnello” le tenta tutte e a volte ci riesce. Il prossimo 18/20 settembre, la manifestazione nazionale “Go slow” che intende promuovere la mobilità lenta e dolce (bicicletta o altro metodo di spostamento non inquinante), si terrà presso il nostrano Autodromo nazionale.
Come le due cose possano andare insieme (“Go slow” e “Go fast and furious”) non è dato capire. La cosa ha avuto inspiegabilmente il “patrocinio” delle maggiori associazioni ambientaliste italiane, con qualche rara eccezione (Italia Nostra). Si veda al riguardo nel sito: www.bigsitalia.it.
Forse si è scelta quella sede come una sorta di provocazione andando direttamente nella “tana del lupo”; forse c’è stata una macroscopica svista; o forse il motivo è un altro, cioè che il patrocinio dell’iniziativa non significa patrocinare la sede. Certo sarebbe stato assai meglio tenere quegli eventi presso luoghi e Comuni che cercano, sia pur faticosamente, pratiche virtuose sui temi ambientali e non in quelli che, pur sbandierandole, nei fatti, né le attuano né le rispettano.
Per fortuna, ogni tanto qualche segnale di disagio dalle locali associazioni ambientaliste arriva sino al centro, e così, qualche chiaro messaggio di ritorno arriva: “Sperimentare sì, ma fuori l’autodromo dal Parco di Monza!”
Articolo tratto da Il giorno del 20/08/2009