Dietro al gasdotto che porterà in Europa il gas del Caspio molta geopolitica e poco altro.
In questi giorni i Cinquestelle litigano tra loro sulla TAP, il gasdotto in via di costruzione che dovrebbe portare in Italia il gas dell'Azerbaigian. Per capire cos'è e perché il partito al governo si sia diviso in fazioni contrapposte sul tema può essere utile riordinare le idee e fare sintesi della situazione.
IL CONTESTO
Il sistema energetico europeo dipende al 70% da fonti energetiche provenienti da paesi extra-europei. Quello italiano fa anche peggio: dipende per oltre l'80% da fornitori esterni. Di queste fonti di energia acquistate all'estero i ¾ sono gas e petrolio.
L'Italia, in particolare, usa più gas di ogni altro paese europeo: siamo il quarto importatore di gas a livello mondiale. Questo perché abbiamo deciso non solo di usarlo per riscaldare i nostri ambienti di vita e lavoro, ma anche per produrre energia elettrica.
Il sistema energetico europeo dipende al 70% da fonti energetiche provenienti da paesi extra-europei. Quello italiano fa anche peggio: dipende per oltre l'80% da fornitori esterni.
Questa ampia dipendenza da un'unica fonte di approvvigionamento ci fa correre il rischio di restare a secco nel momento in cui un guasto tecnico o uno scossone geopolitico bussino alla porta.
Per ovviare a questo inconveniente dovremmo in primis diversificare le fonti di energia e, in subordine, perlomeno diversificare i fornitori. Aumentare forniture nel settore gas e petrolio, però, ha un alto costo in quanto bisognerebbe costruire nuovi gasdotti investendo ingenti capitali e vincolando le forniture per almeno 30 anni (il tempo necessario per rientrare dalle spese di costruzione e guadagnarci).
LA TAP
TAP è l’acronimo di Trans Adriatic Pipeline. Il gasdotto fa parte di un più ampio progetto denominato Corridoio Sud del gas, il cui obiettivo è lo sviluppo del giacimento di Shah Deniz, in Azerbaigian, sul lago Caspio.
Il Corridoio è formato da tre diverse reti di gasdotti che coinvolgono Azerbaigian, Georgia e Turchia, il cui ultimo tratto è appunto il Trans Adriatic Pipeline, che attraversa Grecia e Albania per approdare in Italia.
La parte di gasdotto che interessa l’Italia è costituita da una condotta sottomarina di 45 chilometri seguita da una piccola parte interrata (8 chilometri). Il tubo della discordia avrà un diametro di 1 metro e 20 centimetri.
Il gasdotto in totale è lungo 880 chilometri e approderà a San Foca, nella provincia di Lecce, per poi proseguire fino a Brindisi: da lì il gas azero raggiungerà l’Austria attraverso la rete Snam.
La parte di gasdotto che interessa l’Italia è costituita da una condotta sottomarina di 45 chilometri seguita da una piccola parte interrata (8 chilometri). Il tubo della discordia avrà un diametro di 1 metro e 20 centimetri.
Gli azionisti del progetto Tap sono l’italiana Snam (20%), l’inglese BP (20%) l’azera SOCAR (20%), la belga Fluxys (19%), la spagnola Enagás (16%), la svizzera Axpo (5%). Il gasdotto è quindi finanziato da capitali privati, ma ha ottenuto anche il supporto delle principali istituzioni finanziarie europee, quali la Banca europea per gli Investimenti (BEI) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) o in Italia, in forma indiretta, della Cassa depositi e prestiti (che controlla una parte di Snam).
L'insieme dei gasdotti che compongono il Corridoio sud del gas (fonte: Wikipedia)
PERCHÈ I CINQUE STELLE LITIGANO
Perché in campagna elettorale hanno raccolto consensi dicendo che si sarebbero opposti in ogni modo alla costruzione del TAP e ora che sono al governo hanno detto che la TAP è un'opera: “che si deve fare, altrimenti andremmo in contro a penali per 20 miliardi di €”. Lo ha dichiarato Di Maio, provando a dare la colpa al fatto che non gli avessero fatto vedere prima “le carte” progettuali. Gli ha fatto eco il ministro Lezzi. Come se non fosse in ogni caso chiaro che, da un'opera realizzata ormai al 75%, in cui aziende e stati hanno messo dei capitali, non si possa uscire solo con uno “scusate ci siamo sbagliati”.
(fonte: Repubblica.it)
QUANTO CI SERVE DAVVERO LA TAP?
La TAP trasporterà dall’Azerbaigian circa 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale (che in futuro saliranno a 20).
Può sembrare tanto, ma quei 10 miliardi vanno messi a confronto con i consumi annui italiani: nel 2017 abbiamo consumato 75 miliardi di metri cubi (provenienti da Russia, Algeria, Libia, Olanda e Norvegia). Quindi l'apporto della TAP è modesto e in più termina in un Paese, il nostro, in cui alcuni sostengono la rete di approvvigionamento gasifera sia oggi sottoutilizzata. Non è peraltro chiaro quanti di quei 10 miliardi di metri cubi di gas trasportati verranno in Italia e quanti resteranno invece in Turchia, nei Balcani o dirottati nell’Est Europa.
Può sembrare tanto, ma quei 10 miliardi vanno messi a confronto con i consumi annui italiani: nel 2017 abbiamo consumato 75 miliardi di metri cubi di gas.
Per questo modesto apporto ci immoliamo per 30 e più anni ancora all'altare degli idrocarburi. Forse nel 2018 sarebbero esistite alternative maggiormente strategiche di investimento, ad esempio in energie rinnovabili, che non creano dipendenza dall'estero e non inquinano l'ambiente; si è scelto invece di proseguire con la strada della dipendenza dalla stessa fonte energetica di cui già il nostro sistema è drogato. Ovviamente di queste cose sarebbe stato opportuno parlare qualche anno fa, non certo oggi che il gasdotto è quasi ultimato (dovrebbe iniziare a funzionare nel 2020).
E ALLORA? PERCHÈ LA STIAMO COSTRUENDO?
Dal punto di vista gasifero l'Unione Europea, in questo momento, è fortemente dipendente dalla Russia (40% delle forniture totali) e dai gasdotti che passano per l’Ucraina, una regione instabile (vedere alla voce: guerra in Ucraina). Non si tratta di un caso. In Ucraina si sta consumando uno scontro tra USA e Russia per gestire la propria influenza sui paesi dell'Est e indirettamente sull'Unione Europea. La guerra (fredda) dei tubi non avviene solo nel cuore d'Europa, avviene per esempio, per gli stessi motivi, anche nel Caucaso. E così torniamo alla TAP: in Georgia, a pochi chilometri dalle reti orientali che approvvigionano la TAP, esistono due repubbliche autoproclamate (Abcasia e Ossezia del Sud) che occupano stabilmente parte del territorio georgiano e sono abilmente sfruttate da Mosca come avamposti di controllo.
(fonte: peacereporter.it)
La priorità nella costruzione del gasdotto non è di tipo energetica o economica, bensì geopolitica. L'arrivo della TAP in Italia ribadisce il predominio statunitense sul nostro territorio e sulla nostra politica.
La TAP rientra a pieno titolo in questo scontro: il progetto è stato fortemente sostenuto dagli Stati Uniti per dare all'UE forniture di gas alternative a quelle russe, di modo da togliere la più importante arma con cui Mosca può influenzare governi ed economie dell'Europa occidentale.
E quindi eccoci al dunque: la priorità nella costruzione del gasdotto non è di tipo energetica o economica, bensì geopolitica. L'arrivo della TAP in Italia ribadisce il predominio statunitense sul nostro territorio e sulla nostra politica, conferma la nostra salda permanenza dentro l'area filostatunitense, anche oggi che al governo sono andate forze politiche, come la Lega, che hanno spesso manifestato simpatie (e millantato buoni rapporti) verso la Russia di Putin.