Grande è la confusione intorno al monumento. A pochi anni dalle fanfare per la riapertura è caduta nell'anonimato e si concede in fitto, chiudendo per più di un mese. Il comunicato del comitato “La Villa Reale è anche mia” e “A. Cederna”
Era il 15 aprile 2011 quando chiesi all'allora Presidente della Giunta regionale della Lombardia Formigoni cosa si sarebbe fatto nella Villa Reale una volta riaperta. Eravamo alla conferenza stampa per l'assegnazione del bando per il recupero del monumento. Formigoni delegò la risposta a Pietro Petraroia, colui che — come recita il suo curriculum — «Ha supportato la costituzione del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, costituito dallo Stato, dalla RegioneLombardia, dalla Provincia di Monza e Brianza dai Comuni di Milano e di Monza, dalla competente Camera di Commercio; dal 2009 al 2011 ne è stato Direttore generale.»
Registrai in video la sua risposta, eccola qui:
Ricordo che negli articoli dell'epoca non fui tenero con il professore Petraroia; come sempre in quello che scrivo, non c'era nulla di personale nei confronti dell'illustre storico dell'arte. Le mie erano perplessità rispetto a quella risposta e a quanto andava prospettandosi intorno a quell'affidamento e alla sua configurazione: quella vaga fumosità non prometteva nulla di buono.
Infatti è di queste settimane — con Petraroia da anni in altre faccende affaccendato — la notizia che per più di un mese la Villa Reale di Monza (o Surreale, come l'ha definita il Comitato "La Villa Reale è anche mia”) resta chiusa al pubblico per ospitare una iniziativa privata della Luxottica. Come se non bastasse circola insistentemente voce che la Villa potrebbe poi essere aperta al pubblico solo nei fine settimana.
Sorprendente? Mica tanto. Da tempo ormai la Villa attraversa una fase di confusione e anonimato, lontanissima dalle fanfare della riapertura e dalla risonanza raggiunta con la mostra di McCurry. Non esiste una qualche attività di comunicazione, non si sa mai cosa si terrà nei mesi successivi. Non si sa neppure chi ci sarà nei mesi successivi ad aprire le porte. Va infatti ricordato che ad eccezione di Italiana Costruzioni (il concessionario/gestore per vent'anni) tutte — tutte! — le altre realtà attive nella Villa alla riapertura hanno già chiuso i battenti, compreso il Museo del Design allestito sino a poche settimane fa nel Belvedere in collaborazione con Camera di Commercio e Triennale Milano.
Come pure va considerato che l'offerta culturale ha vissuto in questi anni alti e bassi assai vistosi, dimostrando scarsa capacità di programmazione per nulla compensata dall'episodica presenza di personaggi come Philppe Daverio a fare passerella di tanto in tanto o di mostre anche assai belle ma capitate chissà come, come quella sui Manga.
E con tutto quello che succede, o non succede, cosa fa il Consorzio del Parco e della Villa Reale? Il direttore si destreggia organizzando le nozze coi fichi secchi, ovvero — stando a quanto racconta spesso — allestendo mostre a costo zero negli spazi non gestiti da Navarra. Il Presidente, che sarebbe poi il Sindaco di Monza, brilla per il suo silenzio, anzi si compiace del fatto che Luxottica renderà più di quanto avrebbero reso le visite previste in questo periodo dell'anno. Si parla di 14.000 euro per la Villa e 11.000 per parte dei Giardini Reali.
Se la logica fosse davvero questa, non ci sorprenderemmo nel vedere d'ora in poi la Villa Reale affittata e chiusa al pubblico per qualsiasi iniziativa privata arrivata sul tavolo del concessionario.
Sulla questione è giunto in redazione il comunicato dei Comitati “La Villa reale è anche mia” e “Antonio Cederna” che riportiamo qui di seguito.
Comunicato Stampa:
VILLA SURREALE DI MONZA - FALLIMENTO DI UN MODELLO DI GESTIONE
Dal 1° novembre al 6 dicembre i visitatori non potranno accedere ai tre piani centrali, all’appartamento di Umberto 1° e a parte dei Giardini della Villa Reale perché il concessionario, la Nuova Villa Reale spa, presieduta dal costruttore romano Attilio Navarra, ha affittato gli spazi a Luxottica che vi terrà la presentazione delle collezioni dei marchi del gruppo a venditori e compratori; un evento commerciale al quale potranno partecipare solo invitati, nella massima segretezza per evitare lo spionaggio industriale. Tutto ciò, che preclude la fruizione pubblica del bene, configura un abuso tale da poter integrare gli estremi di reato e comunque vìola palesemente le norme del Codice dei beni culturali poste a tutela della fruizione pubblica e di un uso del bene conforme al suo valore storico e culturale.
La Villa Reale, che è un bene di tutti, è stata affittata per un uso che esclude il pubblico dei visitatori, senza un bando di evidenza pubblica. Gli introiti dell’affitto entrano nelle casse del concessionario, mentre il padrone di casa, il Consorzio Villa Reale e Parco elemosina le briciole: 14mila euro per la perdita dell’incasso delle visite e altri 11mila per l’uso esclusivo di parte dei Giardini Reali, in tutto 25mila euro per cinque settimane di sottrazione del bene ai visitatori.
Il concessionario ha inoltre chiesto di poter tenere chiuso il monumento a partire dai mesi successivi all’occupazione da parte della Luxottica , lasciandolo aperto al pubblico solo per il fine settimana per ridurre le spese di gestione.
A questo si aggiunge la fuga dalla Villa degli operatori – fra i quali da ultimo il Museo del Design ospitato al Belvedere, pressoché l’unica attività coerente con la destinazione culturale e formativa della Villa – penalizzati dagli affitti alle stelle imposti dal concessionario e da una offerta culturale talmente povera da essere ben poco attrattiva.
Il declino della Villa Reale è il prodotto prevedibile di un modello di gestione pubblico-privato a tutto vantaggio del Navarra, che nel 2012 ha vinto il bando per il restauro e la gestione della parte nobile del monumento: 22 anni di concessione per un affitto di 60.000 euro l’anno, lo 0,7% del fatturato e la possibilità di mettere in subaffitto i quattro piani centrali della Villa – fra i quali i due piani nobili e il Belvedere – a qualsiasi cifra e per gli usi più diversi. Per il restauro sono stati spesi 19 milioni di fondi pubblici e solo 6 dal concessionario che avrebbe dovuto provvedere a gestire la Villa per farla rinascere.
Il bando, che ha spezzettato la Villa come fosse un condominio, deprivandola della possibilità di presentarsi in tutta la sua maestosità di dimora regale indissolubilmente legata a un Parco storico unico nella sua dimensione naturalistica e paesaggistica condannandola alla decadenza, è stato oggetto di un appello all’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, firmato da più di 12mila cittadini e oltre 100 personalità del mondo della cultura e dell’arte, nonché di un ricorso al Tribunale amministrativo regionale presentato da Legambiente a nome del Comitato La Villa Reale è anche mia, entrambi infruttuosi. Nella sentenza con cui ha respinto il ricorso, il TAR ha lasciato intendere che le nostre preoccupazioni erano eccessive perché il Consorzio Villa Reale e Parco, ente gestore dell’intero complesso monumentale, avrebbe provveduto al controllo dell’esercizio della fruizione pubblica e alla destinazione di usi confacenti alla storia e alla dignità del monumento.
L’affitto esclusivo a Luxottica degli spazi della Villa e dei Giardini Reali dimostra che il TAR aveva torto: il Consorzio ha avallato questa operazione venendo meno alla sua funzione di garante della fruizione pubblica e della destinazione culturale e formativa del monumento ai sensi di legge e di contratto. Non solo non ha impedito il pregiudizio del diritto dei cittadini di godere di un bene di tutti, ma ha assecondato il volere del concessionario che ne trarrà il beneficio.
L’assenza di un Comitato Scientifico come organo di controllo e di indirizzo, pur previsto dall’art. 12 dello Statuto del Consorzio, si fa sentire sulla capacità di quest’organo di esercitare una regia complessiva capace di fornire una pianificazione delle attività culturali nella Villa tali da renderla veramente attrattiva 365 giorni all’anno, e di indirizzare il concessionario verso queste finalità che sono le uniche degne della reggia piermariniana.
Il rapporto che lega il Consorzio al concessionario prevede la stesura di piani semestrali di programmazione che definiscano l’agenda della Reggia (mostre, manifestazioni, etc.), ma di questi piani non vi è traccia e il concessionario non ha nascosto l’intenzione di cogliere le occasioni di sfruttamento della Villa che gli si dovessero presentare, siano o meno inserite in eventuali piani, come dimostra il fulmine a ciel sereno dell’affitto a Luxottica.
L’evento organizzato da Luxottica sta suscitando sdegno e ulteriori interrogativi: come si configura all’interno del contratto che lega Navarra al Consorzio Parco e Villa Reale? Quali garanzie sono state chieste a Luxottica? Cosa prevedono gli accordi in termini di utilizzo degli spazi? Quanto porterà a casa Italiana Costruzioni?
Ciò che preoccupa sono le prospettive future già visibili nella decadenza anticipata della Villa: di fronte al prevedibile fallimento del modello di gestione attuale, il Consorzio sta pensando non al rilancio culturale della Villa, bensì alle aperture ridotte ai fine settimana e al part-time per venire incontro al concessionario che si sfrega le mani pensando a quanti splendidi spazi potrà mettere in affitto senza avere tra i piedi incomodi visitatori.
A noi tutti, cittadini e associazioni, spetta di fare quanto è possibile per evitare il destino infausto della Reggia di Monza.