Debutta la prima assemblea del Comitato Cittadini del Fiume
Un numeroso pubblico ha assistito alla prima uscita del Comitato Cittadini del Fiume. Oltre alla presenza delle principali associazioni ambientaliste (Legambiente, Wwf e Italia Nostra), hanno relazionato l'assessore provinciale Luca Talice, i tecnici di Brianzacque e del Parco Valle Lambro (di cui erano presenti peraltro i consiglieri del cda Gianpietro Corbetta e Arturo Lanzani), il consigliere regionale Pippo Civati, il capogruppo della Lista per Villasanta Guido Battistini e altri esponenti delle associazioni locali, tra cui il sottoscritto per conto di Assoparchi del Vimercatese. Un particolare sconcertante è stata l'assenza di qualsiasi rappresentante dell'amministrazione comunale, come se il problema generato nel paese Villasanta, contesto urbano della Città Continua, non la riguardasse e ancor meno le preoccupazioni di molti cittadini venuti dai paesi e dalle cittadine confinanti.
L´ex raffineria della Lombarda Petroli, per la verità non del tutto ex visto che nelle cisterne del sito vi erano ancora depositate decine di milioni di carburanti di vario tipo, ben oltre le quantità consentite dalla legge, è stato il tema principale su cui si sono concentrati i numerosi interventi e le relazioni della serata. Una buona affluenza di pubblico, in gran parte non villasantese, ha rimarcato l'interesse sul disastro ambientale che ha colpito il Lambro. Nessun dubbio che si sia trattato di un sabotaggio, nella relazione di Gabriele Cereda, giornalista di Repubblica, non si fa mistero dei retroscena nè dell'evidente dolosità. Durante il dibattito pubblico è intervenuto Pino Locati, già consigliere comunale negli anni '80 e impegnato nella politica cittadina da alcuni decenni. "Abbiamo condotto una lunga battaglia perché il sito petrolifero venisse chiuso. Già nel 1984 la cittadinanza villasantese riuscì ad ottenere la chiusura parziale della raffinazione del petrolio. Questo genere di produzioni era incompatibile in un contesto altamente urbanizzato come il nostro; non solo Villasanta, ma anche i comuni vicino come Concorezzo e Monza sono stati interessati, a secondo della direzione dei venti, da notevoli quantità di fumi e vapori prodotti dalla raffinazione".
Insomma, una raffineria "dura a morire" tanto che ancora recentemente la proprietà aveva più volte tentato di mantenere aperto il sito, convertendosi in produzioni di bio carburanti e per ultimo lo studio su un progetto di cogeneratore, nonostante avesse firmato nel 2004 una convenzione con l'amministrazione comunale che la impegnava a procedere nella riqualificazione dell'area.
Ci ha pensato Italia Nostra di Monza a tentare di ravvivare il dibattito, lanciando alcune note polemiche in merito alla densità di urbanizzazione dell'area. Un tentativo non molto riuscito a cui hanno risposto Guido Battistini e lo stesso Pino Locati. Molto spesso, anche se si abita in cittadine contigue non si conoscono adeguatamente le evoluzioni e i percorsi amministrativi. Il tentativo di urbanizzare massicciamente l'area con grandi superfici residenziali e ben sette torri, alte come le torri bianche di Vimercate, fu azzardato da una amministrazione della prima repubblica nei primi anni '90 composta da partiti ormai scomparsi come Dc e Psi. Il piano fu poi ripreso e rivoluzionato dall'amministrazione Erba della Lista per Villasanta.
La maggior lacuna di questo piano, clamorosamente evidenziata nel 2004, fu la scarsissima presenza di edilizia residenziale, solo 6.000 mq, tanto da non riuscire a far decollare il piano stesso. Come è noto gli appetiti immobiliari non mancano nell'alto milanese, anzi sono stati il volano dell'espansione incontrollata per oltre 40 anni e ora che il consumo di suolo ha raggiunto limiti totalizzanti, restano poche grandi aree oggetto di trasformazione, di cui le preponderanti sono le aree dismesse. Non si può paragonare, se non con le debite proporzioni, l'urbanizzazione delle aree Bassetti o Falk: il mix attualmente previsto alla Lombarda assegna solo un decimo all'edilizia, cioè la ciccia che genera più appetito. Forse questo ultimo elemento potrebbe essere il vero recondito movente del sabotaggio, cioè bloccare tutto per qualche anno e poi, come avviene spesso e volentieri dappertutto, a sud e a nord dell'Italia, aumentare le volumetrie residenziali, raddoppiare, triplicare e magari riavvicinarsi al protettone del Pentapartito con le sue sette torri. Come suol dirsi, l'appetito vien mangiando.
La prima tappa del Comitato Cittadini del Fiume non ha risolto alcuni quesiti che si era posto, ma questo era da mettere in conto. Ora bisognerà tornare al Fiume Lambro e capire come liberarlo dall'uso distorto che ne fa il sistema produttivo, di cui la questione Lombarda Petroli è solo l'episodio più eclatante.