È Robert Kennedy III, che da quattro anni fa la spola tra Usa e Italia. Spesso a Milano, conosce il Lambro ed è vicino all'associazione Waterkeeper, impegnata nella protezione delle acque.
Ci voleva il grande nome per riaccendere i riflettori sulla vicenda dell'inquinamento del Lambro, dopo che i media nazionali li avevano già dirottati altrove. Tutti presi dalla telenovela della politica nazionale. E il grande nome è arrivato. Nientemeno che un Kennedy: si tratta di Robert Kennedy III, Bobby Jr. per gli amici.
Il 26enne Bobby, tra gli ultimi discendenti della più famosa dinastia politica d'America, ha almeno due motivi per interessarsi al piccolo corso d'acqua milanes-brianzolo. Innanzitutto perché da ormai quattro anni l'Italia è il suo secondo paese: Bologna, dove ha studiato (e anche lavorato come cameriere durante gli studi, dice), il Salento, dove va in vacanza da amici, e soprattutto Milano, dove viene più volte l'anno perché qui vive il produttore dei suoi (futuri) film. Secondo, perché il padre di Bobby è il presidente di Waterkeeper, un'associazione che si occupa della tutela dell'acqua in tutto il mondo.
Un'immagine del Lambro inquinato
La ricetta di Kennedy? "I milanesi possono, anzi devono, farsi sentire parlando con i politici, scrivendo lettere, girando documentari. Quando i media decidono di occuparsi di un problema a fondo, i politici tendono a reagire più velocemente. Spesso Waterkeeper ha successo nelle battaglie contro l’inquinamento semplicemente coordinando l’impegno dei cittadini. Favorire cioè la massa critica di opinione e quindi fare pressione su politici e stampa", ha dichiarato al Corriere della Sera.
Una ricetta che, ahimé per il giovane Kennedy e ahimé soprattutto per noi, funziona bene negli Usa, ma forse un po' meno da queste parti: "Dobbiamo cambiare questo sistema, e riformarlo il prima possibile con leggi adeguate" - ha proseguito. - Waterkeeper ha potere negli Stati Uniti perché ci sono delle leggi come il Clean Water Act, una legge sul diritto a tutelare l’acqua pulita, che permettono ai cittadini di agire e fare causa anche singolarmente a chi inquina se gli enti pubblici non intervengono in modo appropriato". Appunto.
In attesa della promulgazione di un Clean Water Act 'de noantri', seguiamo almeno la prim parte del consiglio di Bobby: continuiamo a far sentire la nostra voce finché i politici saranno costretti a intervenire. Non per la vergogna di non avere agito prima e di avere permesso questo scempio (la vergogna è un sentimento loro totalmente sconosciuto), quanto per la paura che, forse, sia a rischio il loro prezioso 'cadreghino'.