Centri direzionali come gironi infernali che, finito il lavoro, diventano lande desolate.
È questo il destino di Monza che vuole il nuovo PGT?
Milano, domenica 10 ottobre duemiladieci, ore 14,41. Mi aggiro per vedere l'altra sede della Regione, quella nuova. Parcheggio in un budello vuoto vicino a via Pirelli. Tutto intorno palazzoni di varie fogge e dimensioni. Mi avvio verso il Pirellone rimesso a nuovo. Nelle strade intorno solo qualche auto e un tram. A pochi passi mi imbatto in una torre grigia di vetro e cemento di 30 piani.
La guardo meglio e mi accorgo che è completamente abbandonata a sé stessa, vuota. In quell'isolato, diversi cartelli di "affittasi" di grandi gruppi immobiliari. Vado oltre verso la nuova sede azzurra e mi imbatto in un senegalese in giacca a vento che mi chiede 16 euro per tornare a Perugia. Mi spiega di avere due lauree e di aver fatto persino l'operaio, qui in Italia, ma che ora non ha neppure i soldi per prendersi un treno per tornare in quella città. Attraverso via Melchiorre Gioia tra reliquati di parcheggi vuoti e strade praticamente deserte. Eppure non siamo a Ferragosto.
Vedo l'altra sede della Regione e mi addentro in quell' isolato. Tra una impennata di ferro e l'altra, nel cuore di quel sistema sinuoso di torri, un condominio verde di cemento di 4 piani anni '60. Su tutto quel nuovo complesso, la piattaforma di atterraggio di improbabili elicotteri che renderebbero la vita impossibile al quartierino di residenti incastrato tra la nuova Regione e via Gioia. Esco e sullo sfondo il palazzo del Comune col suo fornice stradale che lo attraversa nel suo corpo più basso. Più a destra, le torri di Milano Porta Garibaldi, restate per anni vuote, demolite ed ora è in via di ricostruzione, diverse nella forma. La città della moda? Un cinese in giro da solo. Nessuna altro. Una città deserta. E' il cosiddetto Centro direzionale di Milano, posto tra le due stazioni ferroviarie, idea dei piani degli anni '50 e '60. A quel punto mi chiedo: ma i "poli della città rinnovata" del nuovo PGT di Monza, quello tecnologico o quello dell'energia, farebbero la stessa fine? Un inferno di auto e persone nei giorni feriali e un deserto nei giorni festivi? I grandi centri direzionali rischiano sempre di fare quella brutta fine.
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