Giro di interviste fra i partiti in Consiglio comunale. È la volta dell'esponente di Sinistra, Ecologia e Libertà
Ascrizzi, come pensa di votare sulla variante al PGT?
Sono contrario.
Quali sono a suo giudizio le criticità di questa variante?
Stravolge completamente un piano regolatore voluto dall’amministrazione di centrosinistra che dava possibilità di sviluppo sano al territorio senza incidere sulle aree verdi. Il piano puntava sul recupero delle aree dismesse per dare nuove opportunità alla città. Questo PGT fa esattamente il contrario: non si pone il problema dello sviluppo sostenibile della città, mentre va ad occupare in maniera devastante le ultime importantissime aree di cintura verde.
Quali sono i principali problemi di Monza dal punto di vista urbanistico?
La città ha bisogno di un nuovo strumento regolatore. Le aree inutilizzate, quelle dove una volta sorgevano grandi complessi industriali, sono state finora lasciate a se stesse. Si tratta di rimetterle a disposizione dei cittadini rendendole nuovi incubatori di lavoro sicuro, in linea coi principi della green economy. C’è bisogno di edilizia sociale, convenzionata e popolare, tre risposte diverse ad esigenze differenti. Si va da chi versa in una situazione di completa indigenza fino a famiglie del ceto medio che per rientrare nelle spese hanno però bisogno di pagare un affitto non più di 300-350 euro al mese. Il progetto va quindi completato creando spazi di socialità, luoghi di incontro, in un piano coordinato che ponga regole chiare per i privati. La deregulation significherebbe ridurre Monza a terra di nessuno.
Il PD ha parlato degli occhi della malavita sul PGT.
Che la Brianza sia infiltrata dalla malavita organizzata, lo dicono tutti i rapporti pubblicati recentemente. La malavita immette sul territorio capitali sporchi che bypassano le regole del mercato. Se saltano le regole del gioco, chi in momenti di crisi ha elevate disponibilità di denaro come la criminalità organizzata può approfittarsi della situazione.
In aula sono stati proposti in totale 2700 emendamenti alla variante. Fra quanto tempo Monza riuscirà ad avere un piano di governo del territorio?
Non c’è stato un ostruzionismo eccessivo, ogni gruppo ha scelto autonomamente come comportarsi. Noi di Sinistra Ecologia e Libertà abbiamo voluto puntare su 43 emendamenti di merito, mirati alle tematiche di cui le parlavo poco fa, per non dare alla maggioranza la foglia di fico di dire che «tutta l’opposizione al PGT si riduce a una manovra ostruzionistica». Ma nonostante siano molti, e ci voglia qualche mese, anche 2700 emendamenti non sono uno scoglio insuperabile per una maggioranza compatta. Il fatto è che questa non lo è. Sui Piani regolatori si sono costruite e distrutte le fortune coalizioni ben più solide. Sono mesi cruciali, per loro.
Lei crede che realisticamente la giunta di centrodestra possa cadere sul PGT?
Assolutamente sì. Quando si parla di argomenti importanti come la Villa Reale o il distributore nel Parco le votazioni si concludono spesso con vittorie risicate, ad esempio 21 consiglieri a 19. Quella di Mariani è una maggioranza molto debole e percorsa da contraddizioni che si divaricano ogni giorno. E’ stata tenuta insieme da un assessore (l’attuale ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani, ndr) capace di chiuderla in un recinto per spingerla verso l’obiettivo del PGT, ma i problemi rimangono. E se siamo bravi a fare un’opposizione concreta e legata al territorio, il PGT che doveva essere la loro fortuna potrebbe trasformarsi nel loro atto finale.
L’anno prossimo ci saranno le elezioni.
Se il PGT non viene approvato prima sarà un disastro per Mariani.
Certo. Ma, dall’altra parte, l’opposizione non sembra compatta.
Lo è, lo è. E’ erede di una vicenda di governo importantissima e ha saputo interpretare bene il suo ruolo di minoranza in questi anni. Siamo più compatti che mai.
La differenza di strategia tra voi e la lista di Michele Faglia, però, si misura in 2000 emendamenti (la lista dell’ex borgomastro e di Alfredo Viganò ne ha presentati 2134 su 2700 totali). Mica bazzecole.
Questo è vero. C’è stata evidentemente una valutazione diversa da parte loro. Ma la sinistra storica di questa città, rappresentata da noi e dal PD, rivendica l’esigenza di saper restare al centro delle questioni senza prestare il fianco a strumentalizzazioni. Faglia avrà sicuramente fatto le sue valutazioni, con emendamenti che entrano nel merito delle cose; ma evidentemente ha messo in campo una strategia diversa. Resta comunque il fatto che alle fine l’obiettivo è comune.
Anche alle prossime elezioni ?
Lì il discorso è tutto da costruire. Non partiamo da zero, questo è certo. Il rapporto c’è ed è consolidato. Programmi e finalità sono condivisi, perché sono la continuazione di una esperienza di governo che aveva dato buoni risultati fino al 2007. Ma anche la vecchia vicenda amministrativa deve avere le sue messe a punto. Il quadro che immagino è quello di un centro sinistra che si sappia allargare alla società, una sinistra che nello scorso mandato ha già dimostrato di sapere governare. Non abbiamo ancora avuto il tempo di riflettere e fare proposte. Finora abbiamo lavorato sul collettivo. Ma a partire da adesso bisognerà ragionare molto seriamente su chi guiderà la sinistra monzese. Questo sarà il tema dominante dei prossimi mesi.
Qui tutte le interviste ai gruppi nel Consiglio comunale di Monza