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Uno sguardo innocente sul malessere giovanile nel rock della band comasca

Che questo gruppo ha una spiccata sensibilità, lo si capisce fin dal suo nome: “Eva Nella Neve”. Sul My Space troverete il bizzarro aneddoto che sta alla base di questa scelta,  ma, probabilmente senza saperlo, il gruppo comasco ha condensato nel nome i tratti peculiari del proprio stile: Eva, la peccatrice per antonomasia, la ribelle, immersa nel candore e nel bianco di un paesaggio innevato. Infatti, i brani del loro demo sono dilaniati tra uno stile duro e grezzo che e tra testi ingenui, spontanei, colmi di pulsioni giovanili e di timori adolescenziali.

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“È stato Marco che ha avuto per primo l’idea di formare una band”, racconta Giulia, vocalist e chitarrista del gruppo. “Abbiamo capito che avrebbe potuto funzionare subito dopo le prime prove che abbiamo fatto: entusiasmanti e scintillanti!”. “Anche se all’inizio provavamo in un gelido garage, a temperature proibitive…” aggiunge Giacomo, il batterista. E sembra proprio che il clima invernale da steppa russa e il freddo, inteso anche in senso interiore, siano degli elementi costanti nell’immaginario creativo degli Eva Nella Neve. Basta dare un’occhiata ai titoli delle loro canzoni: “Senza Sangue” ,“Olga”, “KGB”. Nel primo brano, delle chitarre ruvide rubate ai Pixies accompagnano un testo naive e doloroso, che ricorda tanto la stupefatta genuinità dei Moldy  Peaches nel raccontare i piccoli malesseri giovanili; “Olga”, invece, è un brano riflessivo e disincantato, con un retrogusto amarognolo che difficilmente viene dimenticato.  Anche“KGB”, il pezzo più complesso dal punto di vista strumentale, ha un’indole pessimista, accentuata dai duetti tra voce maschile e voce femminile, che sono impegnate a raccontare la fine di un amore. La più bella canzone rimane però “Cometa”, giocata su un irresistibile giro di chitarra e su arrangiamenti freschi ma non frivoli: il risultato è una melodia lo-fi in bilico tra twee pop e anti-folk, che sembra provenire direttamente dalle casse di un locale underground newyorchese.  
In effetti, i punti di riferimento musicali di tutti e quattro i membri della band sembrano dividersi tra la solarità di artisti come Yann Tiersen, The Shins, Cat Power, Rino Gaetano e la rabbiosa cupezza degli Afterhours e dei Joy Division. “Anche se noi non parliamo di veri e propri modelli da imitare”, precisa la band. “Sono più che altro delle suggestioni, che cerchiamo di convogliare nella nostra musica”.


Musica che è possibile ascoltare dal vivo in questi giorni: il 6 marzo gli Eva Nella Neve suonano a Lipomo, allo Shelter, mentre martedì 27 marzo sono a Mariano Comense, al Circolo delle Arti. Ma è facile trovare dei locali in cui esibirsi? “No, non è semplice” dice Giulia. “Bisogna farsi conoscere, avere i contatti giusti… Noi cerchiamo di mantenere buoni rapporti con quanti più gruppi possiamo: è grazie a loro se riusciamo a trovare le occasioni per poter suonare”. “La sfida più importante”, sottolinea Paul, bassista e percussionista “è quella di essere competitivi con le cover band, che più facilmente vengono assunte perché fanno canzoni orecchiabili, di intrattenimento”. “Comunque, ritengo che il problema principale di un gruppo musicale non sia questo”, sostiene Marco, cantante e chitarrista. “Bisogna prima di tutto risolvere le questioni interne, cercare una comunione d’intenti e trovare il  modo di esprimere le nostre diverse tendenze musicali”.
A giudicare da questi pochi brani, sembra proprio che gli Eva Nella Neve abbiano trovato il modo giusto di unire i loro gusti diversi e le loro attitudini. Speriamo che l’ambiente indie italiano si accorga di questo gruppo, raro e inaspettato come può essere una leggendaria figura dai contorni sfumati che avanza sui prati innevati.

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Eva Nella Neve

Città:
Como

Componenti:
Giulia
Giacomo
Marco
Paul

Genere:
rock

My Space: http://www.myspace.com/evanellaneve