Ieri Pippo Civati su Repubblica:"Ha idea di quanti voti ci toglie ogni giorno, da mesi, la vicenda campana?"
La risposta "Vuole consegnare anche la Campania a Berlusconi". Ecco i due testi.
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I GIOVANI DEL PD / 1. Giuseppe Civati, consigliere regionale lombardo
"Franceschini è bravo, ma con scelte così stiamo tradendo gli elettori"
"Un errore votare Dario non si sceglie un capo in due ore"
di CURZIO MALTESE
"ABBIAMO arrotolato le nostre bandiere "Primarie subito" e siamo tornati a casa delusi. Diciamo la verità, quella dell'elezione di Franceschini non è stata una bella giornata". Giuseppe Civati, monzese, classe 1975, consigliere regionale lombardo (il più votato del Pd), ha l'aria del "bel fieou", come direbbe Berlusconi, ma con alle spalle un curriculum di ferro. Professore di filosofia e studioso del Rinascimento, colto, simpatico, popolare. Il suo blog è il settimo d'Italia, secondo politico, dopo Di Pietro. Vincitore a sorpresa del sondaggio dell'Espresso sul futuro leader del Pd. "Sono il primo a scherzarci sopra. Il dato significativo di quel sondaggio non era il primo posto, ma l'ultimo: Dario Franceschini".
Cominciamo da lei a impallinare il nuovo capo del Pd?
"Ma no, certo che Franceschini è un'ottima persona. Il metodo però è sbagliatissimo. Ancora una volta, abbiamo fatto il contrario di quanto ci chiedevano gli elettori. E infatti nei sondaggi continua la caduta libera, siamo scesi dal 25 al 23".
Sondaggi, internet. Ma lei insegna Rinascimento o marketing?
"Già. Ho letto che Franceschini e Bersani attaccano chi pretende di far politica coi blog. Pretende? Per la mia generazione è l'unico modo di fare ancora politica. Che dovremmo fare? Andare in sezione? A Milano la sede del Pd non c'è neppure".
Che cosa non la convince nell'elezione di Franceschini?
"Non si elegge un nuovo capo in due ore. Al confronto Obama è Dysneyland. Poi questo rito del rinnovamento sempre annunciato e mai messo in pratica. Il prossimo che dice "o si cambia o si muore" lo picchio".
E se invece Franceschini cambiasse davvero?
"Ne riparliamo fra un mese. Se Bassolino è sempre lì a far danno, allora significa che non è cambiato nulla".
Veltroni ha provato a far dimettere Bassolino.
"E invece s'è dimesso lui. Ha idea di quanti voti ci toglie ogni giorno, da mesi, la vicenda campana? Noi andiamo in giro qui al Nord a sostenere il modello di buona amministrazione del centrosinistra, e la gente ci risponde sempre la stessa cosa: allora a Napoli? Oggi Velardi, assessore di Bassolino, ha definito il grande Roberto De Simone una sciagura. Domanda: è lo stesso Velardi che sul Corriere garantiva per Romeo una settimana prima dell'arresto? Ma perché noi dobbiamo farci il mazzo a volantinare nelle fabbriche del bresciano o a parlare con i piccoli imprenditori del Varesotto, quando poi questi distruggono tutto con una puntata di Porta a Porta?".
Che ne pensa del partito del Nord di Chiamparino e Cacciari?
"Assurdo. Al Nord vivono venticinque milioni d'italiani e si producono i due terzi del Pil. Non stiamo parlando della Baviera o della Catalogna, con tutto il rispetto".
Ma il problema esiste. La sua area, la Grande Milano, otto milioni d'abitanti e un quarto del Pil, in questi quindici anni ha avuto meno rappresentanza nel centrosinistra di Nusco e Ceppaloni.
"Più grave è essere assenti sui temi che riguardano il territorio. Malpensa è stata una catastrofe del centrodestra, un tradimento della Lega ai suoi elettori. E noi dove eravamo? Su temi come la sicurezza, il precariato, le riforme della pubblica amministrazione e del mondo del lavoro, abbiamo balbettato. Un giorno stiamo con la Cisl, l'altro con la Cgil. Nessuno sa più che fine ha fatto Ichino. Sul nucleare, in pochi mesi, abbiamo espresso tre posizioni diverse. Il no di Realacci, il sì di Veronesi e il forse di Colaninno. Sull'immigrazione pure, con il ridicolo finale di inseguire ora la destra sulle ronde, che non servono a nulla".
Non le chiedo neppure la sua posizione sulle interferenze della Chiesa e sul testamento biologico, visto che ha dedicato l'ultimo libro a Giordano Bruno.
"Anche lì, un caleidoscopio di posizioni. In questo Franceschini ha detto una parola chiara e gli ho battuto le mani. Era ora".
Si risolverebbe tutto con l'avvento di voi trentenni?
"Sciocchezze. Occorre una nuova generazione politica, non anagrafica. Bisogna farla finita con questa storia degli ex qualcosa. Io sono del '75, non sono ex di niente, per me la politica è cominciata con l'Ulivo. La verità è che questi sulla difesa dell'identità, in qualche caso acquisita di recente, come nel caso di Rutelli, ci campano".
Che cosa scriverà nel prossimo striscione congressuale?
"Occupiamoci di loro, non di noi".
Da segretario dei Ds a Monza si è fatto un nome con la conquista a sorpresa della capitale della Brianza, il regno stesso di Berlusconi. Come avete fatto?
"Imponendo la nostra agenda politica. Ce ne inventavamo una al giorno e loro erano costretti a inseguirci. Davamo le notizie. Abbiamo rivelato i progetti di cementificazione del fratello di Berlusconi, lo scandalo del nuovo centro commerciale, l'assalto alle aree verdi. Non è che bisogna sempre aspettare l'inchiesta di Report o di Repubblica per denunciare uno scandalo. Dopo un po' ci chiamavano anche gli elettori di destra per dire: io non vi voto, però vi devo raccontare questa cosa".
(Repubblica, 24 febbraio 2009)
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Per un partito unito
Viene e parla da Monza - su Repubblica - Giuseppe Civati. Sembra mosso dalla fretta di consegnare anche Napoli e la Campania a Berlusconi, dopo l’Italia, Roma, il Friuli, l’Abruzzo, la Sicilia e la Sardegna…Per quanto ci riguarda, faremo di tutto per non accontentarlo.
Dietro certi toni arroganti c’è anche una sana voglia di fare, di cambiare in meglio la politica.
C’è però anche l’adesione ad un pregiudizio, un guardare alla politica nel Mezzogiorno con malcelato disprezzo, l’idea che a prevalere qui siano rapporti personali e una gestione opaca della cosa pubblica.
E’ il giudizio sbrigativo di chi ignora la battaglia che ogni giorno si combatte - nel Sud come e più che nel resto del Paese - per affermare l’interesse generale contro mille deviazioni, trappole e assalti disseminati sul percorso.
E’ uno sbaglio colossale pensare che il Mezzogiorno sia privo di una vera società civile, che sia incapace di scegliere liberamente.
In Campania e nel Mezzogiorno una società civile c’è, magari non ha la forza di quella settentrionale, ma - quando è libera dalle paure - sa mettere in campo risorse fondamentali, a cominciare dal senso dello Stato e della solidarietà e del dialogo tra culture.
A proposito: se nel nord la società civile è - come lo è - più forte che nel Sud, com’è che in intere aree settentrionali il Pd sembra ridotto alla clandestinità? Com’è che sono così forti Berlusconi e il centrodestra? E com’è che questo succede quando ci sono i rifiuti per strada a Napoli e quando non ci sono, quando le amministrazioni locali meridionali sono in difficoltà e quando sono un punto di riferimento per il Paese?
E’ di una grande discussione di fondo sull’Italia che abbiamo bisogno, di un congresso vero, per confrontarci e capire tutti meglio la realtà che è davanti a noi.
Per costruire un partito unito è infatti fondamentale conoscere e conoscersi. Fare in modo che un dirigente lombardo possa parlare del suo partito in Campania sapendo ciò che dice.
Per questo sarebbe interessante e utile - per un dirigente serio del Pd - venire e vedere con i propri occhi cosa significa lavorare per cambiare a fondo le cose, spingersi oltre le semplificazioni. C’è molto da imparare guardando con un po’ di lucidità alle conquiste e alle sconfitte di una grande e lunga esperienza di governo come la nostra.