6. La bozza di Piano del 1985
Nella seduta del 6 aprile 1981 il consiglio comunale approvò la “delibera quadro per la variante generale al PRG”. Le ragioni di tale revisione erano contenute nella delibera stessa e riguardavano soprattutto la vetustà del Piano Piccinato considerato ormai strumento anacronistico e palesemente obsoleto nelle sue previsioni. Il documento enunciava gli obiettivi metodologici da perseguire: le qualità operative necessarie per la formazione di tale variante; il recupero del ruolo di riferimento ed identità per Monza; il contenimento demografico e la spinta occupazionale; la riorganizzazione del sistema dei servizi; la ricerca di equilibrio tra terziario indivisibile e produttivo; gli organismi e le attività per la revisione del PRG; il valore e il significato della gestione urbanistica.
A fronte di questo atto, vennero individuati dalla giunta comunale ben 4 consulenti esterni che dovevano affiancare e guidare l’Ufficio del Piano nella redazione della variante generale. Erano: Federico Confalonieri, Alfio Lorenzetti, Annio Matteini e Achille Sacconi di orientamento politico diverso, il che avrebbe potuto garantire anche un buon esito al Piano, spostando parte della discussione politica anche in sede di soluzione tecnica.
Vennero così avviati i lavori che proseguirono per quasi quattro anni con studi ed elaborazioni statistiche, rilievi dello stato di fatto in tutti i suoi aspetti, analisi delle previsioni intercomunali, tutti tradotti in centinaia di pagine di relazioni ed altrettanti disegni e tavole grafiche.
Si arrivò così all’ elaborazione di una “bozza di Piano” che venne protocollata l’8 ottobre del 1985 (P.G. n. 6069) e poi sottoposta alla giunta guidata allora dal sindaco Malvezzi.
Le scelte territoriali di quel piano sono visibili nella planimetria sotto riportata.
In quel progetto, la città veniva circondata da un’ampia fascia di verde agricolo e di tutela ambientale (zone del Rondò dei Pini, di San Fruttuoso, Cascinazza e Sant’Albino), recependo in toto le scelte fatte dal Piano dei servizi adottato dal consiglio comunale nel luglio ‘80; il verde privato veniva confermato lungo i grandi viali di accesso alla Villa Reale e al confine sud del Parco in zona “Grazie Vecchie” e lungo via Lecco (Centro PIME). Un’ ampia zona vincolata a verde veniva prevista tra la ferrovia per Lecco e le vie Amati e Gallarana (villa Dosso). Un’inclusione a verde privato, era prevista in zona del Buon Pastore (via Cavallotti).
La zona A, centro storico, veniva espansa oltre l’antica cerchia delle mura (vie Visconti, Appiani, Manzoni) verso le vie Lecco (ad est), via Prina (ovest) e corso Milano (sud). Comparti di riorganizzazione urbanistica con destinazioni integrate pubbliche e private, venivano individuate nella zona di via Mentana e dell’ex Macello, oltre che su una parte del vecchio ospedale di via Solferino.
Le zone industriali venivano confermate lungo viale delle Industrie (ad est e a sud), lungo viale Campania (ex Philips) e quelli già consolidati tra corso Milano e la ferrovia (zona ex Simmenthal). Le uniche e limitate espansioni residenziali erano collocate ad ovest, in zona Taccona (Torneamento) e ad est, in via Libertà/Bertacchi. Una zona per funzioni integrate pubbliche e private di rilevanza sovracomunale e comunale connesse con la mobilità fondamentale era individuata sulle aree del quartiere Casignolo tra le via Campania, Borgazzi e l’autostrada Monza-Rho (A52).
Per quanto riguarda la rete infrastrutturale veniva confermata, come viabilità fondamentale, la “quadra stradale” intorno a Monza (A52, nuova Valassina, viale Stucchi/Industrie, la nuova SP 6 Monza-Carate). Nella viabilità locale, oltre alle storiche radiali di penetrazione, veniva prevista una strada interquartiere est-ovest per connettere le due parti della città e lo scavalco di corso Milano per risolvere il nodo cruciale di largo Mazzini. Infine, fin da allora e dopo alcuni studi del PIM, venivano previste fermate ferroviarie a San Rocco (sud), in viale Elvezia (a nord-ovest) e su viale Libertà ad est, oltre alla stazione di Monza centro.
Che fine fece quella “bozza di piano”? Presentata in giunta (relatrice l’assessore Giovanna Mussi Iotti), né provocò la repentina caduta e, poco dopo, il cambio dello stesso sindaco. Perché questo? Lasciamo immaginarne i motivi. Di certo si sa che quella variante generale avrebbe cancellato le abnormi previsioni del piano del ‘71 e questo, evidentemente, non era gradito a quei proprietari terrieri che non intendevano lasciar perdere quelle corpose volumetrie residenziali.
Dopo quell’evento, si dovranno aspettare ben 8 anni per poter riparlare di un nuovo PRG.
Le altre puntate:
Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 1
Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 2
Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 3
Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 4
Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 5
Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 6
Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 7
Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 8
Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 9
Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 10
Breve storia degli strumenti urbanistici a Monza - 11