Egregi Premier Matteo Renzi e Ministro Marianna Madia,
abbiamo ricevuto e letto con attenzione la vostra “Lettera ai Dipendenti Pubblici” e in risposta a questa vi rivolgiamo la presente, ansiosi di dare il nostro contributo alla rivoluzione che tutti vorremmo vedere.
Come Voi, siamo persone pratiche e concrete. Per questo invece di parlare di teorie complicate, vi segnaliamo un caso reale che può servire da modello di ciò che non dovrebbe più accadere.
L’episodio riguarda due lavoratori, entrambi in servizio presso la stessa Sede INPS (Agenzia di Cesano Maderno) e afflitti da problemi familiari dovuti alla distanza della loro dimora dal posto di lavoro. Entrambi fanno richiesta di mobilità temporanea ad altra sede, per la quale è competente a decidere il Direttore Regionale della Lombardia. Egli deve valutare se sussistano i gravi motivi personali che gli
consentano di spostare il personale, nonostante sia in corso di applicazione la mobilità regionale prevista da un regolare bando di mobilità a domanda, a cui seguirà l’analogo bando per la mobilità nazionale. A tali bandi quindi, sussistendone valide ragioni, egli ha dovuto decidere se derogare. Ed egli decide di fare eccezione per uno dei due dipendenti, il lavoratore A. All’altro, il lavoratore B, ciò viene negato. Il rifiuto però non è stato motivato in base al fatto che le motivazioni addotte non era valide, ma in quanto egli sarebbe portatore di un carico di lavoro di cui la sua sede di provenienza non può privarsi. Si tratta di una motivazione sorprendente, perché il lavoratore A ha un inquadramento superiore rispetto al lavoratore B, il quale viene chiamato quindi a svolgere mansioni superiori senza ricavarne il riconoscimento economico (come previsto in Costituzione – art.36) e per maggior danno viene limitato nella mobilità a causa di ciò.
“Quali mai possano essere i carichi di lavoro che impediscono la mobilità temporanea in uscita da un’Agenzia territoriale di un lavoratore di profilo inferiore, mentre nessun pregiudizio organizzativo pare comportare l’uscita dalla stessa Agenzia di un lavoratore di profilo superiore?” è la domanda che, come Sindacato, abbiamo rivolto al Direttore Regionale.
La risposta è stata tanto evasiva e sfuggente che abbiamo pensato di sottoporla a Voi per prenderla a modello.
Il linguaggio della burocrazia che non si assume la responsabilità delle proprie azioni e che sfugge al diritto di trasparenza e imparzialità che reclama il cittadino è ben esemplificata nel testo di tale risposta.
Certamente il caso su cui richiamiamo la vostra attenzione non ha la drammatica importanza dei problemi a cui il Governo è chiamato a rispondere in questo momento critico per tutti gli Italiani.
Eppure riteniamo che sia una situazione che, nel suo piccolo, sia emblematica e possa spiegare perché tante volte, di fronte agli abusi di burocrazia e/o autoritarismo dei pubblici amministratori, i cittadini si trovino a cercare soluzioni poco edificanti (come quella di affidarsi a raccomandazioni di sindacati compiacenti con la dirigenza) pur di risolvere i loro problemi quotidiani e veder riconosciuti
diritti negati.
La rivoluzione sarà compiuta, crediamo, quando ciò non sarà più necessario.
Fiduciosi, attendiamo una vostra attenzione e risposta a quanto segnalatovi.
Cordiali saluti.
USB - INPS Monza