associazione amici dei musei di monza e brianza onlus
Mostra personale di ANTONIO TERUZZI : LEGATURE
Sede SALETTA REALE DELLA STAZIONE – VIA AROSIO - MONZA
Inaugurazione LUNEDI 9 GIUGNO 2014 - ORE 18 – ALLA PRESENZA DELL’ARTISTA
Periodo FINO A SABATO 28 GIUGNO
Orari DA MARTEDI A SABATO DALLE 15 ALLE 18 E SU APPUNTAMENTO
Materiali esposti LIBRI D’ARTISTA E OPERE RECENTI
Curatela ALBERTO CRESPI
Nota biografica
Antonio Teruzzi, nato nel 1945 a Brugherio, pittore, scultore e incisore è profondo conoscitore di tecniche rare come l’encausto e l’affresco su muro, tela o stucco lucido. Sperimenta senza posa, affascinato dall’unire materia e spirito, traguardo delle antiche pratiche alchemiche. Realizza libri d’arte come pezzi unici e copertine d’artista. Dal 1970 espone in selezionati appuntamenti fino alle personali alla galleria Annunciata di Milano e a Palazzo Robellini di Acqui nel 1982, allo Studio Romani, Trieste 1985, e alla Galleria Civica, Monza 1986. Dagli anni ’90 i suoi dipinti – che impaginano segni minimi nel contesto di sinopie di schemi architettonici - sono presentati in storici luoghi di culto o rurali dismessi, legando il momento espositivo ad eventi letterari. Nel 1992 Teruzzi progetta pavimento, vetrate e arredi della chiesa di San Carlo a Brugherio. Personali nel 1995 alle gallerie AZ e Vinciana di Milano; nel 1996 a Mendrisio e ad Avida Dollars di Milano; nel 1999 ad Artistudio di Milano e da Gulminelli a Mendrisio. Del 2004 è il monumento in bronzo a San Bartolomeo in Brugherio. Nuove personali nel 2006 all’Atelier Weiss di Tremona e alla galleria Leuenberger di Zurigo, nel 2007 alla galleria Moretto a Monticello Conte Otto; nel 2009 da Severgnini a Cernusco. È invitato a “Presenze del contemporaneo” al Museo d’Arte contemporanea di Lissone nel 2009 e alla rassegna “11/11 Rivers Eleven” al Castello di Trezzo nel 2011.
SuggerimentI criticI
Agguerrito nelle tecniche, amorosamente ipersensibile verso la materia, profondamente convinto che l’atto creativo in arte debba essere espressione della propria spiritualità, Antonio Teruzzi procede da decenni lungo una propria via cui attengono ad evidenza misura elegante del porgere, coerenza segnica e autentica passione per un luminismo misterioso dal singolare fascino. Tele tavole e carte sono informate parimenti di questi caratteri, e si propongono come un continuum spaziotemporale nel quale si riconoscono certamente nuclei germinativi e cicli, centri e perimetri, ma questi crescono e trapassano con naturalezza fino a comporsi in un’unica partitura di segni e colori. Sono pagine e pagine nelle quali le frequenze si affacciano su silenzi di fondo, le strutture compositive en dehors si lasciano assorbire da mobili lanche d’ombra, grumi materici assimilano tracce di passaggi. Ma la tesi che il pittore sostiene è chiara perché è il corpo della parola stessa che incide nella terra prendendo figura d’uomo, il suo senso che informa le superfici, minime o ampie che siano, a diventare spazio abitativo per un’infinita moltitudine di presenze. Ciò che conta è che nulla vi è di casuale, in questo metamorfosare da scrittura a pittura, da segno a figura, e che l’artista tiene alta la guardia contro ogni sofisticazione del messaggio. Il suo invito a partecipare alla bellezza nascosta del mondo proviene dalla irrinunciabile necessità alla testimonianza. Lunghe e coerenti stagioni di lavoro assiduo hanno consentito ad Antonio Teruzzi di costruirsi fondamenta sicure per il suo continuo esperire, donde quell’ habitus d’archeologo del segno - nel costante rispetto dell’uomo - che gli è ormai ampiamente riconosciuto.
Alberto Crespi (in catalogo mostra Lissone 2009)
Ho colto Teruzzi nel suo studio, immerso in un infinito numero di volumi “salvati” letteralmente da perdita sicura, recuperati fortunosamente e “con costante cuore” dai banchi disastrati di pseudo librai che vendono a peso, dall’orlo delle fiamme o delle acque, dal margine vorace del black hole che sta irreversibilmente inghiottendo la cultura occidentale. Volumi e volumi a centinaia in tutte le lingue vive e morte, a datare dal Seicento al Novecento volumi di meditazione, classici greci e latini, trattati di filosofia, volumi di storia, romanzi francesi inglesi tedeschi ben legati in edizioni di pregio, risguardi in carta marmorizzata, copertine in seta, libri d’arte a profusione nelle più belle edizioni, in grandi formati, con figure applicate e fondi oro che sembran veri...
L’idea di una nuova veste, una cover come una corazza leggera ma protettiva a celare l’antica facciata velandola di nuovi segreti chiaroscuri, incidendola in segni nuovi e antichi, si è fatta strada e s’è imposta con facilità alle scelte dell’artista, sulla scorta di un saper fare elegantemente agguerrito nelle tecniche, e di un’amorosa ipersensibilità verso la materia. Hard covers rigorosamente in pezzi unici su lastra di rame o d’argento, tele, tavole e carte sono informate parimenti di questi caratteri. Esse si propongono come continuum spaziotemporale nel quale si riconoscono nuclei germinativi e cicli, centri e perimetri, icone dell’indicibile bellezza e sofferenza, in un’unica partitura di radi segni, esigui colori, ma imperiosa luce.
Alberto Crespi, 2014
con il patrocinio di Regione Lombardia / Provincia di Monza Brianza
con il patrocinio e contributo del Comune di Monza / Assessorato Cultura
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