Per un Museo del Giardino nel Parco di Monza

Nel paese che conta la più alta percentuale di beni artistici al mondo, con un patrimonio storico, artistico e culturale di complessi paesaggistici tra i più importanti in assoluto, non può non sentirsi la mancanza di un Museo del Giardino per accogliere, sulla spinta del nuovo interesse nei confonti della natura e dell'ambiente, una rinascente cultura del giardino, per tanti anni confusa con la pratica del giardinaggio, che sta riscoprendo i valori culturali insiti nel luogo simbolo dell'incontro tra Uomo e Natura e tra Arte e Natura. Un Museo che sia punto di riferimento per la cultura del giardino; per promuovere, studiare e divulgare il Giardino italiano, sia dal punto di vista storico sia come risposta allle nuove istanze e alla nuova attenzione nei confronti del giardino, del paesaggio, dell'agricoltura.

Nell'ampliare lo sguardo di indagine dal giardino al paesaggio, al territorio e alla sua cultura, infatti la Lombardia è un caso emblematico: da sempre infatti ha sperimentato e innovato tecniche agricole modificando e migliorando il paesaggio_basti pensare alle bonifiche del basso Milanese avviate nel XIII secolo. Fu in Lombardia, nel corso del XVIII° secolo, quando vi fu la massima estensione di terre coltivate in Italia, che il rapporto tra giardino_ luogo principe della sperimentazione_ l'agricoltura e il paesaggio si strinse in un legame fortissimo che portò Pietro Verri, a descrivere nel giornale polemico e letterario ‘Il Caffè’, nel 1764 la Lombardia come “... una vasta pianura tutta sì ben coltivata, che sembra un seguito di non interrotti giardini”.

Monza è un luogo privilegiato a questo scopo: non solo è stata la culla del primo giardino “all'inglese” d'Italia, dal 1778, ma ha visto la realizzazione di uno dei parchi più importanti d'Europa, non solo per la sua estensione, ma anche per la sua caratteristica di parco e insieme di tenuta agricola di moderna efficienza secondo una visione politica illuminata e di grande avanguardia per l'epoca, che rappresenta oggi un altissimo esempio di quel paesaggio curato e coltivato. Ed è proprio Villa Mirabello, prezioso monumento architettonico d'epoca secentesca all'interno del Parco, che potrebbe essere la sede adatta: mostra ancora i lacerti del Giardino del Cardinale, il luogo di delizia voluto alla metà del 700 da Angelo Maria Durini, per adornare il proprio ritiro, a stretto contatto con la natura. A suo sostegno, non solo il Parco ma tutto il territorio è ricco di occasioni: la Scuola Agraria del Parco, Il Roseto e il suo Concorso Internazionale, il Festival degli Orti, le ville di delizia della Brianza, i convegni sul giardino europeo ed internazionale da Villa Ghirlanda a Cinisello a Villa Taverna a Triuggio...

Sulla scia di altre esperienze, il Museo potrebbe accogliere una collezione permanente, ospitare mostre temporanee, fare ricerca e divulgazione su tutti i temi legati al giardino come alla Natura, nei suoi aspetti storici e contemporanei, sia in relazione a tutte le arti e alle discipline con le quali di volta in volta il giardino si è confrontato e con le quali continua a dialogare. Di grande interesse è anche l'opportunità di offrire numerosi servizi a enti pubblici e privati sui diversi temi ad esso legati.

Di questo si parlerà nell'incontro previsto mercoledì 17 giugno presso il Teatrino di Corte della Villa Reale, dalle 18.30, con il Sindaco e Presidente del Consorzio Reggia di Monza, Roberto Scanagatti, con Marilù Biffis, Filippo Pizzoni e Mario Cucchi redattori del progetto, e con le Associazioni e gli enti locali invitati.