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La pellicola di Erik Gandini presentata a Venezia poche settimane fa
inaugura “A qualcuno piace…al cinema”

“Fila M posto 13”,
la morbida poltrona del Cinema Teodolinda dove mi troverete ogni lunedì alle ore 21.15.
“Fila M posto 13”,
la nuova rubrica di Vorrei dove, settimana dopo settimana, potrete leggere e disquisire della pellicola sfilata davanti ai nostri occhi la prima faticosa sera della settimana.
“Fila M posto 13”,
uno spazio accogliente:  benvenuti!
Ai vostri piedi un pavimento soffice come la moquette dei vecchi cinema del centro, solitamente color amaranto, sbiadito dall’usura. Alla vostra sinistra una parete coperta di locandine,  a destra, invece, finestre spalancate per far sì che circolino idee e arrivino ventate di freschezza dal mondo.
Di fronte a voi uno schermo, apparentemente piatto: non fatevi ingannare! Dalla superficie lucida spuntano infatti moltissimi stimoli: asperità scomode, a volte, appartenenti alla società che ci circonda o a realtà lontane, spesso poco note. Altre volte si tratta di piccoli germogli da coltivare con un dibattito che si prenda cura di farli fiorire.

Fuori di metafora e fuori dalle sale, ritroviamoci qui a parlare di cinema, perché qualsiasi esperienza non condivisa cessa di esistere smaterializzandosi in un batter d’occhio.
Neanche il tempo di vederne il trailer!
Videocracy - Basta apparire
Un film di Erik Gandini.
Titolo originale: Videocracy. Documentario, durata 85 min. - Svezia 2009.


Ecco il primo film proposto nella rassegna “A qualcuno piace… al cinema” lunedì 28 settembre, ore 21.15, al Cinema Teodolinda. Il regista è un italiano naturalizzato svedese, Erik Gandini, e la pellicola batte bandiera svedese. Stiamo parlando di “Videocracy”, oggetto di molte polemiche fin dalla comparsa del solo trailer (o, per meglio dire, dalla mancata comparsa!), opera cinematografica che si propone di esplorare la situazione odierna del nostro belpaese cominciando dall’avvento della televisione commerciale, con il primo quiz tv che prevedeva l’intervento del pubblico da casa.
“Un documentario creativo, non politico”, così lo definisce l’autore stesso in un'intervista (qui la prima di 6 imperdibili puntate). Gandini spiega infatti come, con questo aggettivo, si voglia dichiarare in modo esplicito la totale mancanza di obiettività nel documentario da egli stesso girato. Fin dalle premesse è chiaro che ci si trova di fronte ad un prodotto nato dalla possibilità e dalla libertà che il regista si è potuto permettere grazie al suo essere straniero: quella di poter raccontare la realtà italiana, televisiva e non, dal proprio personalissimo e oggettivo punto di vista. Effetto “Borat”? (ricordate il film “Borat: studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan”? per maggiori informazioni). Forse un lontano richiamo per l’assonanza dei presupposti, ma la analogia finisce lì.

 


Erik Gandini, (Bergamo, 1967) ci regala immagini riprese dalla particolare prospettiva di un italiano che da 20 anni ha scelto di vivere all’estero. In Svezia, in particolare, paese dove poco di tutto ciò che si mostra della realtà italiana accade, ma soprattutto dove i finanziamenti all’industria cinematografica nazionale e alle produzioni di artisti locali sono concepiti in maniera molto differente rispetto al nostro belpaese. E dalle verdi foreste, con il suo occhio sveglio e intelligente, Erik si propone di descrivere “come Silvio Berlusconi abbia costruito il suo potere intorno al media televisivo - come lui stesso afferma - e di cosa succede alle persone in una società dove tutto viene improntato sulla televisione.”
Prepariamoci quindi a vedere spezzoni di trasmissioni televisive delle prime tv private, materiale di repertorio che si alterna alle inedite immagini girate negli studi appositamente per questo documentario. E non mancheranno interviste esclusive a Lele Mora e a Fabrizio Corona, effettuate con l’intento di indagare il lato oscuro di questi personaggi ultranoti (forse mostrato alla luce del sole molto più spesso di quanto non ce ne si accorga).

Perplessa è stata la reazione della critica, divisa tra apprezzamenti e critiche. Il film è dichiaratamente portavoce  di una tesi ben precisa, esposta con chiarezza e semplicità. La si può condividere oppure criticare, ma solo aver assistito alla proiezione di lunedì, diamoci un occhio prima di prendere una posizione o prima di adottarne ciecamente una delle tante proposte dai critici di settore, o dai criticoni non di settore!
Ma prima di invitarvi a  prendere parte al dibattito già acceso penso sia doveroso lunedì uscire e “andare a vederci”. Potersi osservare da un punto di vista diverso dal nostro è una delle tante magie che spesso il cinema è in grado di realizzare, il mio è un esplicito invito ad approfittiamone ogni volta che è possibile.  

Notizie sul regista:
Erik Gandini (Bergamo, 1967) è un regista e produttore cinematografico italiano naturalizzato svedese. Tra i tanti premi conquistati il Lupo d’argento, nel 2003, all’IDFA, il Festival internazionale del cinema documentario di Amsterdam, con il film Surplus: “Terrorized Into Being Consumers”, film che ha ricevuto nel 2004 anche il primo premio all'International Festival of Environmental Films di Goiás, in Brasile. Erik Gandini è uno dei membri fondatori della società di produzione svedese Atmo. (http://it.wikipedia.org/wiki/Erik_Gandini)