La multietnica pellicola (e musica) di “Soul Kitchen” di Fatih Akin
e la recensione di “A single man”: eleganza con sostanza da Tom Ford
Le prime quattro inquadrature la dicono tutta, questo sarà un film Bello, dico esteticamente bello. Sorprendentemente non patinato. C’è un equilibrio sia negli ambienti sia nella scelta delle tinte e delle forme proiettate davanti ai nostri occhi che invoglia a seguire l’intera giornata del protagonista prima della sua morte, argomento in sé parecchio triste. Ultima, ultima giornata, spero non ultima opera di Tom Ford, regista che ha saputo colorare una pellicola ritmata e, allo stesso tempo, molto lenta dipingendo con delicatezza la figura di un professore universitario solo. “Un uomo solo” è anche il titolo italiano del libro da cui è stata tratta la sceneggiatura, rimastagli fedele spesso parola per parola.
Nessun volo pindarico, nessuna bizzaria: “A single man” è un ritratto, una fotografia che sa addentrarsi quasi unicamente grazie a immagini statiche, nel dolore e nella solitudine del protagonista dando spazio anche a figure secondarie ma ben delineate ed interpretate da Julianne Moore (Charlotte) e Nicholas Hoult (Kenny). Colin Firth è magnifico, meritatissimo il premio veneziano, non si fa fregare in nessun primo piano, e sono numerosi nel film, quasi a voler leggere nelle linee del volto un’anticipazione dei flashback, anch’essi frequenti e ben gestiti da Ford.
Ogni tanto, ho pensato, è bene perche qualcuno NON faccia il proprio mestiere, al contrario di molti altri che provano a metter mano e due piedi in campi di espressione artistica non proprio facendo pasticci o senza consapevolezza Tom Ford no, si vede che sa cosa sta facendo. Da dire anche che si tratta del suo primo film e saranno il secondo, il terzo, il quarto….che mostreranno se veramente “l’uomo che venne dalla moda” ha qualcosa da dire, e soprattutto se sa come dirlo.
Soul Kitchen
Un film di Fatih Akin. Con Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Anna Bederke, Pheline Roggan.
«continua
Lukas Gregorowicz, Dorka Gryllus, Wotan Wilke Möhring, Demir Gökgöl, Zarah Jane McKenzie, Jan Fedder, Peter Lohmeyer, Maria Ketikidou, Catrin Striebeck, Marc Hosemann, Cem Akin, Gustav-Peter Wohler
Commedia, durata 99 min. - Germania 2009. – Bim
Un piccolo imprenditore di origine greca, proprietario di un ristorantino e il suo universo di personaggi: un inquilino, Sokrates costruttore di barche in perenne ritardo con l’affitto, una fidanzata, Nadine, sassone, bionda vip e in partenza per la Cina, un fratello, Illias in semilibertà e col vizio del gioco d'azzardo, un agente immobiliare che vuole speculare sul suo locale e Shayn, un raffinatissimo chef. Ecco il menu proposto da Soul Kitchen, a noi pubblico e, ancor prima ai suoi rozzissimi clienti, abituati a pizze surgelate, patatine, insalate, hamburger di pesce e crauti dall'identico sapore. Ecco un sapore diverso, per entrambi!
Lunedì, segnatevelo, è in programma una commedia della resistenza.imitazione, ironica senza drammi, realistica senza disperazione, dove si pone l’attenzione ai corpi e ai loro bisogni primari: dal cibo al sesso, dall'alcool alla danza è ricco di caos buffo e di istinto di sopravvivere.
Musica e cibo, patrimonio dell'Amburgo, metropoli in evoluzione dove Akin è cresciuto; gusto e movimento, tutto con un ritmo da caterpillar della risata con gag che oscillano tra il raffinato e il grezzo.
Su un doppio binario, un colpo al palato e uno all’udito: è così che ha conquistato Venezia la bella prima commedia di questo regista di documentari già noto in Italia per il drammatico "La sposa turca" molto apprezzato dalla sottoscritta.
E se qualcuno a fine pellicola potrebbe tacciare di eccesso di ottimismo il regista, no, ci dicono:
“Non si tratta di ottimismo melenso né di rassegnazione passiva, ma della duttilità giovanile nell'affrontare un mondo imprevedibile e nel non affezionarsi alla roba, alle cose, tanto da soffrirne la privazione. Il film interpretato benissimo, girato in stile convenzionale ma nervoso, è davvero il più contemporaneo che da tempo si sia visto”.
Tra una risata e l’altra cercheremo di capire se i critici hanno ragione.
POPCORN COURIOSITIES
Autore e produttori A Venezia han detto: “Soul Kitchen è un moderno ‘Heimat film’, ovvero un film sull'idea di patria, dunque, modernamente, di comunità, di famiglia, di appartenenza. Che è veramente il massimo per un film girato e diretto da figli e nipoti di immigrati. Se non gli danno un premio vero ci incateniamo davanti al vecchio Palazzo del Cinema finché non sarà finito quello nuovo”.
Alla Mostra di Venezia 2009 il film di Atkin ha conquistato il prestigioso premio speciale della giuria.
L’apprezzatissima colonna sonora di “Dj Akin” parte col funky di Kool & The Gang e Quincy Jones, vira verso Mongo Santamaria, senza dimenticare Sam Cooke e Ruth Brown, poi passa ad un mix di hip-hop e sound elettronico di Amburgo. Non manca però uno sgrammaticato gruppo rock dal vivo e del rebetiko greco e come chicca un brano del dimenticato Natalino Otto intitolato La paloma.
LINK
Intervista al regista Fatih Akin.