Trionfo risate e musica: “Soul Kitchen” ci trasporta nell’Amburgo multietnica,
tappa poi a "Paris", condominio alto borghese: la tana de “Il Riccio” filosofico.
“Soul Kitchen” è un Soul Film, un film che tocca l’anima. Non sprofonda nella carne con una coltellata, non la strizza con vicende strappalacrima ma la solletica, la conquista, la fa muovere a ritmo anche se siamo incastrati in un sedile che poco permette movimenti scenografici, considerando soprattutto il genere di colonna sonora: un meraviglioso mix di etnico e rock che ammicca ad atmosfere elettroniche.
Tante storie, emozionanti e lineari, e neanche presentate in modo troppo subalterno seppur secondarie a quelle del protagonista, formano un grande fiume di vita naturale, sentimenti comuni, stasera al cinema è come sedersi sulla panchina della metro di San Babila o di Cadorna. Scommetto che troveremmo le identiche storie ed espressioni: il quieto e a tratti “scapicollante” intrecciarsi di quei fili melange di “gioie e dolori” che ad Amburgo, come a Milano, inevitabilmente esistono e per fortuna si incontrano a formare sequenze di colori ben calibrate e gradevoli, anche se proiettate sullo schermo.
Il regista è molto abile nel dosare il peso delle vicende raccontate: se ci impone realtà dure e insidiose non manca poi di farci un buffetto sulla guancia con una uscita spensierata o accarerazarci con un tenero sorriso della cameriera o una demenzialità del vecchio inquilino non pagante.
Amburgo fa capolino ogni tanto, appare come una città viva e vissuta, piena di contraddizioni ma anche aperta alla libera alle iniziative dei singoli e capace di sorprenerci con dei dipendenti comunali con doti insospettabili, le donne soprattutto.
Bravi anche gli attori, molto “macchietta” lo chef per fortuna racchiuso in poche scene significative in cui i suoi lanci di coltello e i suoi isterismi restano solo camei circensi, molto brava a mio parere la cameriera Anna Bederke, anche lei regista di Amburgo. Rigida ed inespressiva invece la fidanzata, Pheline Roggan, un passato da modella forse spiega tutto? Geniale, seppur nel un ruolo di fratello irritante, è Moritz Bleibtreu, figlio d’arte e con numerosi ruoli alle spalle, un viso noto, insomma... dove?: in “Lola corre”, “The Experiment “(2001), “Verità apparente” (2001), "Munich” (2005), “La masseria delle allodole” (2007) sono solo alcuni esempi.
Il riccio
Un film di Mona Achache. Con Josiane Balasko, Garance Le Guillermic, Togo Igawa, Anne Brochet
Wladimir Yordanoff, Solange Le Picard, Jean Luc Porraz.
Titolo originale Le hérisson.
Drammatico, durata 100 min. - Francia, Italia 2009. - Eagle Pictures
Per non morire o per non sparire ci si butta sui libri. Elegante o no il riccio è toccante.
Per spettatori già lettori: prendete “L’eleganza del riccio”, sostituite la penna stilo e un diario con l’occhio di una telecamera, togliete un pizzico di sense of humor aguzzo “alla Barbery” e aggiungete una buona dose di immagini azzeccate che parlano da sole evitando una onnipresente voce fuoricampo. Shakerate il tutto con un buon ritmo registico e vivacizzate con brillanti interpreti protagonisti. Ecco il film di lunedi: “Il riccio”.
Per spettatori potenziali lettori: nemica delle sinossi mi limito nominare i tre vertici del triangolo che regge il film sullo schermo: Paloma, intelligentissima bambina che ha deciso di uccidersi il giorno del dodicesimo compleanno per non diventare come gli adulti che la circondano, Renée, portinaia, brusca e sciatta, in realtà' colta e adoratrice di libri, e Kakuro, un signore giapponese che con delicatezza e comprensione corteggia la portinaia.
Un triangolo statico se non fosse che Kakuro, non soggetto per cultura,quella orientale, a pregiudizi o sovrastrutture proprio come Paloma per natura,quella dei bambini, riesce a scuotere le due donne dal riccio nel quale si sono rinchiuse. Risultato è un mancato suicidio e la scoperta della bellezza di Renée, esplode, brillando silenziosamente di profondità e affettività.
Mona Achache affronta coraggiosamente l'immaginario (dei lettori), con le immagini (per spettatori) svelte, illustrative, forse non molto ambiziose come l’autrice del libro avrebbe voluto. Scegliendo atmosfere di acceso lirismo e colori freddi e dando spazio anche al pesce rosso della sorella della protagonista la giovane regista schiude dipinge con semplicità i mondi segreti di sogni e idee e bellezza che al lettore erano raccontati in decine di pagine. Sembra che nel film siano evaporate le lunghe citazioni, due le frasi chiave: «Non lasciar uscire il gatto, non lasciar entrare la portinaia» e «Tutte le famiglie felici si somigliano», per il resto è un elogio all’ascolto, e forse una critica alla borghesia parigina o una favola metropolitana racchiusa in un condominio signorile.
Lunedì ci vediamo al numero 7 di rue de Grenelle, e vi prego, entrando, salutate la portinaia.
POPCORN COURIOSITIES
L’attrice protagonista è Josiane Balasko, scelta indiscussa, mentre per la scelta di Paloma sono state provinate centinaia di bambine; alla prova, le piccole dovevano recitare anche la frase "Io sono intelligente". Secondo la regista, se le altre ragazze risultavano irritanti nel dirlo, Garance Le Guillermic invece mostrava un tono quasi a volersi scusare, ed ecco trovata e scritturata la giovane e spigolosa interprete.
Mona Achache ha ottenuto i diritti del romanzo prima che esplodesse l’entusiasmo dei lettori. Mentre scriveva la sceneggiatura si è imposta di non ascoltare alcun commento a riguardo per non esserne influenzata. La scelta di questo romanzo è stata del tutto casuale: un giorno si è trovata a leggere il quarto di copertina, che l’ha subito colpita.
Noto è che Muriel Burbery, autrice de "L' eleganza del riccio", ha scomunicato l' opera, stroncata senza pietà intimando alla produzione di sostituire la dicitura «tratto da» con la più generica «liberamente ispirato». Una spiegazione un po' maliziosa di tanta furia è che la Barbery si sia pentita d'aver venduto i diritti cinematografici troppo presto, quando il romanzo non aveva ancora venduto milioni di copie, accettando la regia e la sceneggiatura dell' esordiente Mona Achache.
LINK
Incontro con Mona Achache e Josiane Balasko
intervista a Josiane Balasko e Mona Achache