Detta Bella di Monza, è un esemplare di rosa antica. Creata all’inizio del XIX secolo dal Villoresi, la rosa Chinensis è originaria della Cina.
“..le rose folte e larghe stavano immerse in certe coppe di cristallo che si levavan
sottili da una specie di stelo dorato slargandosi in guisa d’un giglio adamantino…
nessuna altra forma di coppe eguaglia in eleganza tal forma…”
Gabriele D’Annunzio
La rosa Chinensis, detta Bella di Monza, è un esemplare di rosa antica, caratterizzata dal fiore aperto, dalla presenza di spine, dall’andamento quasi disorganizzato del cespuglio. Creata all’inizio del XIX secolo dal Villoresi, la rosa Chinensis è originaria della Cina. Venne introdotta in Europa e portò alle rose il colore arancio-rosso, fino ad allora sconosciuto. Nello spazio antistante la Villa Reale di Monza, che anticamente era destinato alla coltivazione degli agrumi, si trova uno dei roseti più affascinanti che io abbia mai visto.
Un autentico angolo di paradiso dal tepore velato, aureo, che si colora del profumo inebriante e a tratti struggente delle rose antiche. Lo sguardo dei visitatori si perde nell’incomparabile varietà di forme, di sfumature e di fragranze. Si passa dall’elegante semplicità di una specie botanica, ai colori pastello delicati e ai profumi intensi delle rose antiche.
E’ sorprendente come in poche piante si possa trovare tanta diversità di portamento, di altezza, di fogliame e di forme, come nella rosa. Alcune hanno il fogliame lucente o opaco, altre si distinguono dai margini dentati, dal verde più o meno scuro, o glauco; altre da incredibili sfumature rossastre. Il fusto, con gli aculei, è molto diverso da una specie all’altra; alcuni esemplari sembrano avere valenze decorative con i loro fiori solitari, riuniti in infiorescenze a corimbo.
Roseto della Villa Reale di Monza- maggio 2010
Il roseto della Villa Reale di Monza venne realizzato, per volontà dell’industriale monzese Niso Fumagalli, nel lontano 1965. Da allora, ogni anno, viene celebrata la Bellezza delle rose con un concorso internazionale che premia quelle migliori, tra cui la rosa più profumata. Le rose in concorso provengono dai vivai di tutto il mondo. Ciascun concorrente partecipa con 5 piantine di rose che vengono lasciate nel roseto per due anni, in modo da valutarne anche la resistenza e il loro sviluppo spontaneo. Questi prodigi della natura, dalle infinite varietà di colori, dalle alba bianche e rosa tenero, dagli aranciati e rosso carminio che ricordano i tramonti, vengono sottoposti a severo giudizio di esperti internazionali.
Le rose! Piccole Afroditi decantate dai poeti.
I Romani usavano gettare petali di rose per la strada al ritorno dei condottieri vittoriosi, facendone un uso immoderato. Nerone, per esempio, fece piovere sui suoi convitati petali per 4 milioni di sesterzi. Cleopatra, nel ricevere Antonio, ne fece ammassare sul pavimento una quantità pari all’altezza di un’auna. Lutero ne aveva stampata una sul suo sigillo.
Nel Sian è credenza che il genio del bene sia nato in un boschetto di rose, mentre la leggenda maomettana le fa nascere dal sudore del profeta. Libri interi non basterebbero a raccontare l’incanto che la regina dei fiori esercita da sempre sugli uomini. E da sempre, più di ogni altra cosa, la rosa è la donna e l’amore. Profano e cortese come insegna il Roman de la Rose, oppure sacro, come spiega Bernardo di Clairvaux.
Di certo Monza, con il suo roseto, è fra i più bei giardini del continente come il Museo della rosa antica di Modena, i Giardini della Mandriana, vicino Roma, il Royal National Rose Society Gardens a St. Albans in Inghilterra, o le verdi architetture del Roseraie du Val-de-Marne in Francia.
“Una rosa è una rosa è una rosa” (Gertrude de Stein)
“Rosa, o tu per eccellenza cosa già
compiuta
che si contiene all’infinito
e all’infinito si diffonde, oh testa
d’un corpo assente per eccesso di
dolcezza,
nulla vale quanto te, suprema essenza
di questo permanere fluttuante;
di questo spazio d’amore: in esso
appena noi
muoviamo un passo,
il tuo profumo vaga intorno.”
da Les roses ( Le rose, 1924-26)
Rainer Maria Rilke