Liene Nikitenkova, Resquin Maria e Adriana Raminez sono tutt’oggi ancora recluse a Sanquirico, nel carcere di Monza. Le loro poesie hanno partecipato alla Prima Edizione del concorso poetico “Isabella Morra, il mio mal superbo” e hanno ricevuto il premio della critica.
”C’è un albero dentro di me trapiantato dal sole
le sue foglie oscillano come pesci di fuoco
le sue foglie cantano come usignoli.”
La vita di un uomo sta negli amori di un uomo: la propria donna, i figli, la libertà, la propria terra, il valore delle cose. Ma per un prigioniero queste cose, che sono lontane, diventano preziose, inestimabili. Hikmet dal carcere, grida il diritto di ogni uomo a essere libero, rispettato nella sua terra, nel suo diritto ad avere la sua casa, i frutti del suo sangue, contro ogni usurpatore interno o esterno che per amore di un potere perverso te li voglia portar via. Il suo è un grido universale.
Nazim Hikmet scrisse i suoi capolavori, che non parlano di fame, di torture e prigione ma di amore, di vita, di gioia. Le poesie di Nazim parlano della sua donna, della sua terra, dei suoi ideali, le cose che un carcerato pensa per salvarsi dalla morte, contro ogni regime di morte, che vuole annientare il suo spirito. E canta questi valori con le parole semplici che ognuno può capire, le parole quotidiane che ogni uomo comune usa in un giorno comune, mentre si asciuga la fronte, mentre guarda il cielo o spezza il pane.
“Penso che la poesia debba essere innanzitutto utile… a tutta l’umanità, utile a una classe, a un popolo, a una sola persona… Voglio essere capito e letto dal maggior numero possibile di persone, ai più vari livelli di cultura, nei più diversi stati d’animo…Voglio essere traducibile per i popoli più diversi.” “Detesto non solo le celle della prigione, ma anche quelle dell’arte, dove si sta in pochi o da soli…Sono per la chiarezza senza ombre del sole… Se la poesia regge a questa gran luce, allora è vera poesia.”
Combattente politico, Nazim Hikmet fu condannato dal governo turco a un totale di 57 anni di carcere. Oggi, come ieri, in Turchia, i prigionieri politici fanno lo sciopero della fame, per la loro dignità, per difendere il diritto di vivere insieme, contro l’isolamento duro che porta l’uomo lontano da se stesso verso la follia. La vita non è uno scherzo/Prendila sul serio/ma sul serio a tal punto/che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi non perché restino ai tuoi figli /ma perché non crederai alla morte /pur temendola, /e la vita peserà di più sulla bilancia.(N. Hikmet)
A Sanquirico le donne cantano l’amore e la vita; e lo fanno, anche loro, con la poesia che diventa anche un pianto nella notte. A Sanquirico, in questo piccolo universo chiuso e sospeso, le donne recuperano il vuoto e la mancanza di affetto attraverso la poesia. Le emozioni si amplificano e la paura di essere dimenticate, la paura di non avere nessuno da cui tornare diventa un grido universale. Queste donne traghettate, attraversate dalla solitudine, sono riuscite a trasmettere la sensibilità e la dolcezza, l’inquietudine e la loro sospensione sullo spazio bianco da inventare. Donne come bachi da seta che lavorano fili, creano legami, partoriscono sogni e incubi.
Un pianto nella notte
di Liene Nikitenkova
A cry in the night
Ovunque c’è calma
e tutto intorno è scuro
quando ognuno di noi va a dormire
mi sdraio e penso
ognuno,ogni cosa è ancora sveglia.
Posso sentirti piangere
un pianto nella notte
un pianto per un aiuto
un pianto per liberare il dolore
e sentendolo mi si spezza il cuore.
Posso sentire il mio corpo agitato
mi sdraio e penso
quanti di loro piangono nella notte?
Quanti di loro piangono da soli nella notte?
Il mio corpo è ferito
ma so che non posso fare altro
se non ascoltarlo
Lo so
aspetto
mi sdraio e aspetto
aspetto e penso a ognuno che piange nella notte
che piange solo nel sonno.
Chiudo gli occhi
sospiro profondamente
e allora piango
piango per me stessa
e per gli altri piango
un pianto nella notte.
I tre fiori del mio giardino
di Resquin Maria
Las tres flores de mi jardin
Che un giorno per divina virtù
nascesti nel mio giardino
ogni giorno crescevano i tuoi petali che mi profumavano di più
e ogni nuova foglia mi copriva
Ogni istante mi dava calore
e con la magia della tua tenerezza mi convincesti
della tua dolcezza
Oh giardino dei miei sogni.
Quanti petali hai?
Tu che canti al mattino e
mi risvegli con grande amore
tu che ridi e rallegri la mia anima.
Oh, orchidea mia!
Ogni giorno ti amo di più
oh giardino dei miei sogni
che felice sono!
Tu, stelo, sei la mia ombra
La mia illuminazione
il mio vivere
il mio esistere.
Quando cammino al tuo fianco
sei la mia guida
Quando arriva la notte è Dio col suo gran potere
che è la luce che mi illumina fino all’albeggiare.
Oh giardino dei miei sogni
Che luce c’è!
Quando ci rivedremo?
Di Adriana Raminez
Quando nos volveremos a ver?
Quando stavi con me ed eri soltanto mio
non ho saputo riconoscere il tuo valore
Oggi che ti ho perso
comprendo quanto mi hai amata e
quanto ti ho amato
Se non ti rivedrò
morirò senza questo tuo amore
Quando eri con me
la mia strada era illuminata
e piena di colori
Tu
vita della mia vita
Con il tuo amore
mi hai donato un arcobaleno pieno di colori
Oggi
capisco che è meglio morire
se non ti rivedrò
Se non sei con me
tutti i giorni sono tristi e bui
Senza la tua passione
Non ha senso la mia vita
il mio sangue…il mio cuore
Oggi ho perso la mia libertà
anche il tuo amore
Mi manca l’aria
senza di te la mia vita
è scolorita e fredda.
Ieri
sei stato la mia stella cadente
il mio desiderio espresso
le mie notti di passione
regalandomi amore e ardore.
Sei stato il sole splendente miei giorni felici
Oggi
vedo tutto scuro
fredde notti e oscuri giorni mi attendono
Se non ti rivedrò
che ne sarà della mia tenerezza, del mio sorriso?
Mi dicevi
ti amo
ma io non ascoltavo veramente
Oggi che ti ho perso
ti comprendo e ti desidero.
Se ti rivedrò
ricambierò l’amore che provi per me
Dove sei?
Perché la luce
senza il tuo amore non brilla più
Oggi
sola
vorrei essere una stella cadente
scivolare nel cielo
esprimere il desiderio di rivederti.
Mi hai dato tanto amore
e ora vivo senza
ma perderti non resisterei e
anelo a tornare a rivivere questo amore
fosse anche per un giorno solo.
Non so se resisterò un anno a vivere
senza incontrarti
ma c’è la speranza.
Sempre!
Affinché la speranza non si perda
voglio tornare ad amarti
Nulla
Nessuno
mi impedirà di rivederti
né il tempo
né la distanza
né l’oceano
né le montagne
fermeranno questo mio volerti amare.
Quando ci rivedremo?
Liene Nikitenkova, Resquin Maria e Adriana Raminez sono tutt’oggi ancora recluse a Sanquirico, nel carcere di Monza. Le loro poesie hanno partecipato alla Prima Edizione del concorso poetico “Isabella Morra, il mio mal superbo” e hanno ricevuto il premio della critica.