Wallsound. Intimisti ed oscuri. Contemplativi, ma non inerti. Abbiamo intervistato e ripreso gli Scum From The Sun.
Uno sguardo rivolto verso se stessi e uno verso ciò che li circonda. Un tentativo di dare un senso e un ordine al caos che la spontaneità procura. La voglia di produrre ed ascoltare sonorità non consuete, da far sposare possibilmente con ulteriori modalità di espressione artistica, che siano immagini, video o qualunque altro mezzo che conduca alla sinestesia.
Sono cinque gli Scum From The Sun, ma il numero è stato definito solo da poco, dato che il tutto nasce con l’idea di “collettivo artistico”, centro nevralgico di espressione dove artisti e pubblico vengono coinvolti allo stesso modo nella performance.
Ora sono una formazione davvero non consueta, ovvero batteria, due bassi elettrici e un set di tastiere e sintetizzatori. La voce solo uno sporadico, sebbene incisivo, intervento.
Le atmosfere sono cupe da ambientazione orrorifica, senza mancare di concedere di tanto in tanto qualche schiarita, seppur breve.
L’approccio compositivo esula dal comune concetto di ‘canzone’, per lasciare spazio ad una sorta di libertà interpretativa delle sonorità insite nei brani.
Un genere non facilmente accessibile da qualunque tipo di orecchio, ma che di sicuro rivolge il proprio messaggio a qualunque tipo di mente.
Raccontateci di voi, come nasce la band?
Il gruppo nasce nel 2004 quando Simone e Miky iniziano a suonare ed era qualcosa di molto diverso dalla proposta attuale, avevamo delle basi elettroniche di stampo techno-hardcore con voce e basso. Siamo passati poi alla formazione con sintetizzatori e basso, suonando ambient-noise accompagnando delle immagini. L’idea iniziale era quella di un collettivo aperto che esplorasse tutte le forme artistiche, senza cristallizzarci in una formazione precisa, così si sono aggiunti Claudio alla batteria elettronica e un secondo basso. Quando il secondo bassista ha abbandonato il progetto Claudio è passato al basso e abbiamo introdotto, a partire da quest’anno, un vero e proprio batterista, cioè Beppe e abbiamo iniziato a prendere più la forma di un gruppo canonico.
La scelta del vostro nome ha un significato particolare?
Inizialmente ci chiamavamo solamente Scum, ma era un nome che si adattava di più al progetto iniziale. Quando c’è stata la nostra evoluzione abbiamo pensato di rinnovare il nome e Miky ha proposto Scum From The Sun. In questo modo rappresenta di più l’idea che proponiamo adesso: se pensi al sole e alla sua forza paradossalmente può essere interpretato sia come fonte di vita, ma anche come potenza distruttiva. Perciò “feccia dal sole”.
Quanti lavori avete prodotto in studio?
Di lavori in studio ne abbiamo prodotti parecchi, tra le registrazioni e le colonne sonore. Come band, però, ufficiali abbiamo tre Ep, due album da studio, di cui uno prodotto dalla Afe, mentre il secondo, 4, appena uscito nel 2013, dalla Avantgarde. Oltre alle apparizioni in diverse compilation.
Dal 2004 ad oggi quanti concerti pensate di aver collezionato?
Diciamo che fino al 2009, quando c’è stato il passaggio da Scum a Scum From The Sun, più che di concerti si poteva parlare di performance, che non erano mai uguali le une alle altre. Presentavamo ogni volta installazioni video differenti e di conseguenza anche la proposta musicale variava di volta in volta. Una proposta, insomma, non facile da accogliere.
Da quando abbiamo assunto una forma più riconducibile a quella di una band sono aumentate le nostre possibilità di esibizioni live, perciò crediamo di arrivare circa alla cinquantina di concerti.
Data la vostra particolare natura, si possono individuare dei riferimenti musicali per il vostro genere?
Ognuno di noi ascolta davvero una quantità industriale di musica spaziando tra generi molto diversi.
Crediamo che non ci sia un vero e proprio punto di riferimento musicale a cui ricondurci, semplicemente ognuno di noi porta all’interno del progetto le proprie influenze, che unite ad un approccio oscuro alla composizione, creano lo stile “Scum”.
Com’è secondo voi la situazione musicale di oggi nel territorio di Monza e Brianza? Partendo dalla disponibilità di musicisti e arrivando alle possibilità di esibizioni dal vivo.
Per quanto riguarda i musicisti possiamo affermare che ce ne sono in gran numero a Monza e Brianza, ma anche in tutta la Lombardia.
Il problema sta nella differenza tra chi fa le cose in maniera professionale e chi le fa giusto per svago.
Investire su un gruppo dal quale difficilmente si può avere un ritorno economico non fa gola a molti, se non a quelli che sono mossi da vera passione e siamo rimasti in pochi. Di positivo c’è che stanno emergendo delle ottime “nuove leve”, musicisti anche più giovani di noi davvero molto validi.
I locali in cui suonare sono sempre meno e sempre più precari, quindi poco disposti a promuovere un determinato movimento in Brianza.
In ogni caso in Brianza c’è un gran fermento, ci sono molte piccole realtà in cui esibirsi, principalmente circoli Arci, e una proposta musicale di sicuro non banale. Molte sono realtà che molto probabilmente se fossero nate fuori dall’Italia avrebbero goduto di una sorte migliore.
Come percepite il fiorire dei social network come forma di autopromozione, soprattutto dopo la decadenza di MySpace?
Non abbiamo un buon rapporto con i social network e non crediamo nemmeno tanto nell’utilità di questi mezzi.
Ci adeguiamo ai tempi e comunque per necessità, come organizzare un evento, li utilizziamo. Siamo però ancora molto legati alla filosofia dei volantini, al passaparola e, al limite, al contatto telefonico o tramite sms che a nostro parere funzionano molto meglio.
A chi suggerireste di ascoltarvi e perché?
Diciamo che vediamo una piccola grande conquista nel momento in cui ci sono persone che hanno gusti musicali totalmente diversi dai nostri che ci ascoltano e che ci apprezzano.
Scum From The Sun live @ LoFi
Componenti: Miky (basso); Claudio (basso); Simone (synth, tastiere); Beppe (batteria)
Città: Monza, Sesto San Giovanni
Genere: post-doom/dark ambient
Web: http://www.decimopianeta.com