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erchè a Monza non c'è un giornale di sinistra e neppure di centrosinistra? Per la storica tendenza a dividersi in fazioni e frazioni? per la mancanza di investitori e imprenditori? per la diffidenza nei confronti dell'informazione? Forse per tutti questi motivi insieme, per altri ancora e forse per nessuno. Per provare a rispondere, può essere utile riprendere due interviste pubblicate circa un anno fa nel blog su cui è nata La rivista che vorrei. In esse si ricostruisce brevemente la storia di due delle testate, le più recenti, nate in seno a quella parte della città che non si riconosce nelle posizioni e prospettive offerte dai giornali che a Monza operano.

 

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Foto di Andreanix

Nella prima si parla di "Domani" con colui che ne fu direttore, quel Carlo Arcari che succesivamente curò ForumMonza.info e che solo pochi giorni fa, da moderatore, ha annunciato la cessazione della mailing list "Monza", un forum atipico che nella prima metà degli anni Duemila - con la cura del compianto Peppino Motta - seppe farsi epicentro della discussione politica monzese, soprattutto a sinistra.

200901-domani.jpgQuando e come nacque "Domani"? di chi fu l'idea?
Domani venne ideato da me, Pippo Civati, Peppino Motta e Sandro Invidia nel febbraio del 2002 come strumento di comunicazione politica per le elezioni amministrative di Monza. L'iniziativa nasceva all'interno dell'area di opinione che faceva genericamente riferimento al forum di Peppino e non era frutto dell'elaborazione di nessuna forza politica o di gruppi organizzati. Era l'iniziativa di pochi intellettuali che si ponevano come avanguardia classica del movimento contro il governo Berlusconi e contro l'immobilismo dei vertici dei partiti del centro sinistra all'opposizione, in linea con gli animatori dei girotondi e del Palavobis, manifestazioni alle quali avevamo tutti (Motta escluso) partecipato.

Chi ci scriveva e come fu "coinvolto"?
Il giornale stentò a prendere forma (chi fa l'editore, chi il direttore, chi entra in redazione, ecc) e partì solo quando io ruppi gli indugi e con il sostegno di Pippo mi decisi a registrare come direttore la testata al Tribunale di Monza e come editore alla Camera di Commercio. Formammo una redazione che oltre ai fondatori comprendeva Carlo Vittone, Mauro Reali e un gruppo di giovani collaboratori tra cui Marta Villa, Simona Calvi e Antonio Cornacchia. Il primo numero uscì il 25 aprile 2002.

Come era finanziato?
Il finanziamento limitato ai costi di stampa e distribuzione (molto bassi perché il giornale settimanale era in bianco/nero) arrivò solo da Pippo Civati e Peppino Motta, oltre che da qualche piccolo sponsor privato

Quante copie tirava e quante ne vendeva?
Domani tirava 1.000 copie la settimana e ne vendeva un centinaio in edicola, altre due trecento ne vendeva alle manifestazioni politiche ed elettorali, il resto veniva "volantinato" per strada

Come fu accolto?
Male, soprattutto dal salottino di sinistra monzese che si riconosceva nell'Arengario, una testata residuo di altre stagioni politiche che faceva riferimento a un gruppo di ex amministratori e notabili del vecchio controsisnistra (Isman, Perego, Correale, Bemporad, ecc) e che vedeva Domani (ma anche il forum di Peppino) come un concorrente (quando non un nemico). I Ds lo consideravano in due modi, alcuni la "loro" testata, altri un fiancheggiatore esterno. La Margherita e gli Ulivisti (Sergio Civati) un corpo estraneo o un organo dei DS.

Per quanto tempo è stato pubblicato e perchè quell'esperienza si concluse?
Questa prima versione di Domani uscì fino alla fine di giugno del 2002, poi cessò le pubblicazioni perché di fatto la redazione dopo le elezioni si squagliò e i "politici" avevano altro da fare. Io non potevo sostenere da solo l'iniziativa e sospesi le uscite. Mi aspettavo che qualcuno venisse a dirmi qualcosa sul futuro, dal momento che avevamo vinto e qualche merito lo avevamo anche noi, almeno in termini di immagine. Invece niente, nessuno ci disse nulla. A settembre cercai di mettere insieme una nuova compagine editoriale e trovai cinque persone (tra cui Motta) disposte a investire qualche soldo nel rilancio del giornale che doveva diventare non il sostegno giornalistico della nuova amministrazione, ma rappresentare l'area politica, culturale e sociale che aveva votato per Faglia e il centro sinistra, cioè la "Monza possibile" che aveva girato le spalle alla destra. Il nuovo Domani uscì con una nuova grafica e una redazione rafforzata che recuperava quasi tutti i vecchi collaboratori e ne integrava dei nuovi. I finanziatori promettevano il sostegno economico per sei mesi e una piccola remunerazione per redattori e grafici. C'era un sostegno dei Ds che prevedeva la distrubuzione in abbonamento gratuito di 300 copie la settimana ai militanti del partito.
La nuova versione uscì dalla fine di gennaio 2003 a luglio 2003, ma la sua vita fu molto travagliata politicamente. Quando iniziò a pubblicare le prime critiche alla giunta (politica culturale, caso Manson, affitti nelle cascine del Parco, arredo urbano, ecc) di fatto il giornale venne indicato (come il forum del resto) quale nemico principale della nuova amministrazione. Sul piano industriale i nuovi editori erano degli sprovveduti e si rivelarono incapaci di fare le cose minime per sostenere la testata (vendere la pubblicità, curare la distribuzione, persino consegnare i 300 abbonamenti già pagati dai DS). Dopo sei mesi di uscite settimanali si era accumulata una piccola perdita ma soprattutto c'era una forte opposizione da parte di Scanagatti e della giunta che non vedevano l'ora di eliminare i disturbatori. Di fatto dopo una riunione tra gli editori e il vicesindaco tenutasi a Palazzo comunale mi venne comunicata la decisione di chiudere. E così finì la storia di Domani.

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Nella seconda intervista si parla de "l'Arengario", testata nata ben prima di Domani e tutt'oggi attiva, anche se solo online. A rispondere è il suo animatore, Franco Isman.

200901-arengario.jpgQuando e come nacque "l'Arengario"? di chi fu l'idea?
Il mensile cartaceo fu depositato al Tribunale di Monza nell’aprile 1996.
Era espressione dell’omonima associazione di cui presidente e animatore era Edoardo Bonanno, per statuto dell’associazione operava nell’ambito del centro sinistra.


Come fu accolto in città?
Si può affermare che copriva un vuoto e fu quindi accolto con interesse e simpatia.

Chi ci scriveva e chi ci scrive?
Franco Achille, Paolo Avesani, Luigi Bona, Edoardo Bonanno, Paolo Confalonieri, Edo Melzi, Piero Dentella, Massimo Garilli, Valerio Imperatori, Sandro Invidia, Franco Isman, Rosario Montalbano, Giuseppe Poliani, Pasquale Scalambrino, Edilio Scarno ed altri appartenenti all’associazione.

Chi lo edita?
Abbiamo formalmente un editore che ci fa la cortesia di gestire la parte amministrativa e fiscale (fatture): la LIBRA scrl.

Quando era anche un giornale di carta, quante copie tirava e quante ne vendeva?
20.000 copie, negli ultimi tempi scese a 15.000, distribuite gratuitamente in parte (modesta) mediante volantinaggio all’Arengario durante il primo week-end dopo l’uscita, presso alcune edicole e con distribuzione nelle caselle della posta, con rotazione delle zone di distribuzione. Si campava con le inserzioni: un primo esempio di free press.

Per quanto tempo fu pubblicato su carta?
Con una breve interruzione fino alla fine del 2000, poi le inserzioni calarono e non si riuscì più a coprire i costi. Si passò quindi all’edizione on line a partire dai primi di maggio 2001.
Del 14 giugno 2001 l’accordo con Peppino Motta per cui Arengario rinunciava alla pagina di corrispondenza con i lettori, che fin dal giornale cartaceo si chiamava Piazza d’Uomo, e confluiva nel forum Monza-Domeus che assumeva il nome di Monza-Piazza d’Uomo, e rimandava con un link ad arengario.net ; vedi le comunicazioni di Peppino sul forum e mia sul giornale:
http://arengario.net/piaz2001/piaz545b.html
http://arengario.net/piaz2001/piaz24.html
La situazione si mantenne immutata fino al febbraio 2006 quando Arcari, successore di Peppino Motta, “ha unilateralmente interrotto il rapporto facendo cancellare sulla home page del forum ogni riferimento ad Arengario: il logo Piazza d'Uomo ed il pulsante che conduceva alla home page di Arengario”, come ho scritto su Arengario http://arengario.net/citt/citt149.html .

Che ruolo ha oggi "l'Arengario"?
Arengario ha un solo sponsor e non vuole cercarne altri. Le possibilità economiche sono quindi limitatissime, non è possibile avere dei collaboratori retribuiti e questo preclude moltissime attività. Di più, i tempi si sono evoluti, sono nati nuovi siti e giornali on line, sono nati i blog e la “concorrenza” si sente: avevamo raggiunto le 1200 visite al giorno (tranne sabato e domenica) e attualmente siamo sulle 800, con circa 8000 pagine lette (le pagine on line sono 5928). Ciò può in parte dipendere da un nuovo programma di statistiche che, per esempio, esclude (giustamente) dal conteggio le visite dei motori di ricerca.
Arengario, pur essendo aggiornato quotidianamente, ha sempre avuto più la caratteristica di rivista che di giornale di attualità e stiamo cercando di accentuare questo suo aspetto.

200901-arengario-2.jpgArcari ci ha parlato di una vostra accoglienza ostile per "Domani"?
Mi sembra del tutto sballata: Arengario non faceva riferimento a nessun notabile, il sottoscritto ha avuto un incarico amministrativo, sottolineo amministrativo, su proposta dell’allora PDS e lo ha svolto, come doveroso, nel solo ed esclusivo interesse dell’azienda amministrata (e proprio per questo non è stato particolarmente amato dai politici), Gimmi Perego, consigliere comunale dei DS per una legislatura, ha fatto degli interventi se ben ricordo soltanto (o comunque soprattutto) nel forum Monza – Piazza d’Uomo, Giacomo Correale non mi risulta sia mai stato iscritto ad alcun partito, Annalisa Bemporad non si era neppure affacciata alla politica.
Quanto al forum di Peppino, Arengario ne era parte integrante, come detto in precedenza, ed era quindi impossibile lo si vedesse come concorrente!
Detto questo, con la solita sincerità, confesserò anche che invece è vero che noi di Arengario siamo rimasti molto male dalla fondazione di Domani in quanto pensavamo che forse sarebbe stato più logico cercare di potenziare Arengario, che è stato lasciato morire nella sua versione cartacea, anziché fondare un nuovo giornale. Lo abbiamo considerato come il solito difetto del centro sinistra che si divide su tutto. Abbiamo comunque fatto buon viso a cattivo gioco e non abbiamo certo contrastato il nuovo giornale.

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Come si può capire, la questione delle fazioni è frazioni è evidente, come pure quella dei personalismi. Il risultato, alla fine, è che Monza non ha una voce davvero alternativa fra i tanti settimanali che le edicole offrono.
In questi anni è mancato anche chi investisse economicamente e seriamente? In realtà no, considerando un terzo giornale. Monza la città nacque alla fine del 2006 per iniziativa di tre imprenditori in area centrosinistra (Maurizio Charavalli, Franco Manna e Marco Sala), del suo direttore (Valerio Imperatori) e di Sergio Civati. La redazione fu composta da giovani giornalisti reclutati in buona parte fra le varie testate del territorio. Stampato in grande formato e in grande tiratura (più di 30.000 copie) fu distribuito casa per casa gratuitamente. Un tentativo di freepress sulla scorta dei molti esempi che nelle grandi città erano già un fenonemo consolidato (City, Metro, Leggo, Epolis...).

 

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Sin dal primo numero non furono nascoste le simpatie per quella che era l'amministrazione in carica, guidata dall'architetto Faglia, che pochi mesi dopo avrebbe cercato la conferma alle elezioni comunali. Nei fatti, anche se le intenzioni erano diverse, la testata si rivelò l'ennesimo giornale elettorale che con la campagna per le comunali nasce e muore, almeno per la sua versione su carta. All'indomani del voto infatti, la testata sopravvisse solamente nella sua edizione online, nata e cresciuta in quasi totale indipendenza da quella stampata e con una impostazione decisamente più "laica". Coordinato da chi scrive e da Sergio Civati, monzalacitta.it divenne nel 2007 e in pochi mesi il primo vero quotidiano di Monza, nonchè primo (riuscito?) tentativo di informazione in presa diretta e online nel capoluogo brianzolo. In seguito gli avvicendamenti alla sua guida e i tentativi di farne il giornale della sostenibilità (cambiando il nome in Brianza le città e riprendendo per un breve periodo la versione stampata) ne hanno mutato più volte la fisionomia. Con decine di migliaia di euro investite, in questo caso non si può dire che siano mancati i finanziatori, probabilmente è mancato un vero piano editoriale ed economico, una adeguata raccolta pubblicitaria e soprattutto una visione chiara e condivisa della linea editoriale. Ma forse questo è un problema della sinistra, non dei giornali di sinistra.
Oggi la testata è prossima alla sua chiusura. O meglio dalle sue ceneri sta per nascere un giornale completamente diverso, nell'assetto proprietario, nella linea editoriale e nel nome.

Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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