Civati ha lasciato il Partito Democratico. Cosa ne dicono i suoi elettori e i suoi concittadini monzesi? Abbiamo raccolto pareri molto diversi, chi spera in lui per la costruzione di una sinistra in Italia e chi invece è molto deluso
Nei giorni scorsi, dopo l’uscita dal gruppo parlamentare e dallo stesso PD di Pippo Civati, abbiamo chiesto ad alcuni dei lettori di Vorrei cosa ne pensassero, per sentire soprattutto il polso dei suoi concittadini, ma non solo. Ci sono arrivati pareri molto diversi, alcuni colmi di sollievo altri decisamente di risentimento. Rossella legge la decisione di Civati come «un epilogo inevitabile. Quando aveva presentato il suo programma e le modalità di costruzione di gruppi di cittadini attivi, con lo slogan "le cose cambiano cambiandole", io (e tanti altri) gli avevo scritto dovunque "allora esci dal PD", invito ripetuto ogni volta che compariva un suo commento di dissenso rispetto alle scelte del governo...». In sintonia Fabio «Mi chiedo perché non si sia deciso molto prima visto lo schifo che sta combinando il PD!!» e Antonio «Meglio tardi che mai».
Matteo approfondisce «Una decisione coraggiosa che condivido. È il PD che è uscito da lui, e la stessa cosa è successa a me. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato vedere mia mamma insegnante elementare scioperare per la prima volta dopo 40 anni e a 2 mesi dalla pensione e mia moglie, anche lei insegnante elementare, che mi dice "non vorrai rifare la tessera del PD?!"» e chiude «Per il momento si continua con l'associazione Monza e Brianza Possibile».
Renato riconosce la coerenza «Scelta coerente. Direi tardiva, ma è ancora giovane e può ancora diventare leader, piuttosto che vivere nella pancia della Ditta.» ma non è d’accordo con chi, come Alfio afferma «Scelta di onestà intellettuale. Il partito si è spostato a destra e lui è rimasto fermo dov’era. Giusto prenderne atto». Per Renato invece «Il partito non si è spostato a destra. Ha adottato modi operativi nuovi. A me Renzi ricorda molto Mitterrand, per come gestiva il partito.» Flavia, con sarcasmo, concorda «Il PD non si sta spostando a destra. Il PD è la nuova DC. Questo è il dramma. Il piccolo Napoleone fiorentino ha ucciso quel poco di sinistra che restava a questo paese».
Per Fabrizio è comunque una decisione che non incide molto «Un rispettabilissimo caso di scelta personale, indicativo di qualcosa, ma in sé a rilevanza limitata, soprattutto se si pensa a chi gli sta già dicendo "unisciti a noi per la creazione del nuovo soggetto..."». Secondo Gimmi, Pippo Civati ha sbagliato tempi «Auguro ogni bene a Pippo ma penso abbia sbagliato. Chiaramente non con questa ultima scelta, che anzi è un po' tardiva: avrebbe potuto rompere sul Jobs Act, un provvedimento molto più simbolico di una legge elettorale che pochissimi conoscono. Ha sbagliato la prospettiva di lungo termine. Aveva tutte le potenzialità per divenire il leader della minoranza di sinistra del PD per rappresentare una vera alternativa giovane ed innovativa a Renzi. Ma non ha saputo ricucire le fratture con la vecchia guardia e si è fatto mettere in un angolo. La sua uscita quindi è una sconfitta. Se riuscirà a fare qualcosa di buono a sinistra del PD ben venga, ma per ora la prospettiva è quella di costruire l'ennesima formazione da 2 - 3%.»
A cosa succederà ora pensa Andrea «Civati ha fatto la scelta più facile per la sua coscienza e più difficile per la sua carriera politica: da ieri potrà parlare e proporre le sue idee senza preoccuparsi di dover mediare o compromettersi, ma il rischio di diventare una "Binetti di sinistra" destinato all'oblio è reale.» così come Alberto «Sulle sue mosse future e sul fatto che probabilmente non abbia la stoffa del leader non ho certezze ma non sottovaluterei il fatto che i comportamenti coerenti e chiari possano di fatto diventare attrattivi per una parte non così marginale di elettorato che inevitabilmente non si ritroverà più nelle posizioni del Pd. E questo nel breve. Nel medio e lungo termine bisogna da ora lavorare per un alternativa a Renzi che io non vedo, ma mi sbaglierò, così saldo nel tempo soprattutto perché non credo che le sue politiche, al di là degli slogan, incideranno sulla ripresa economica. E di questo prima o poi gli si chiederà il conto. Pippo ha la capacità critica e progettuale per intraprendere questo lungo e faticoso percorso. E per questo non servono leader d'immagine (comunque non è che lui ne sia carente) ma idee buone e capacità di ricreare una comunità. Di fatto e ciò che ora più manca a sinistra.»
Pietro torna sulla lotta interna al PD «Ogni persona è giusto che si assuma le proprie responsabilità, io penso che le battaglie vadano combattute all'interno del proprio partito, fuori dal partito diventa uno come tanti altri». In sintonia con Ilaria «Mi dispiace perché avendolo votato avrei preferito rimanesse nel partito e facesse le sue battaglie dall'interno». Giuseppe invece apprezza l’onestà «È un ritorno alla logica, dove ad un'idea corrisponde il corrispondente comportamento. Non so dirvi se coraggiosa, sicuramente sofferta, un passo onesto. Ed in un mondo politico corrotto (non solo economicamente) molto apprezzabile.» Metre Arianna la pensa esattamente al contrario «Tra poco tutti dimenticheranno le porcate che ha votato in parlamento e saranno pronti a osannarlo come 'quello che si è ribellato (!)'. Per me è l'emblema della ipocrisia. Sta già cercando nuove strade perché senza poltrona non saprà stare».
Anche Paolo che va giù duro «Lo ho votato alle primarie ed ora me ne pento. Lo pensavo un riformista (e chi pensa che questo paese non abbia bisogno di riforme probabilmente non è mai uscito dall'Italia ) ed invece lo scopro il solito Pirro di sinistra. Un sacco di ciance sull'assoluta importanza dell'equa distribuzione del sale nel mare mentre si va alla deriva. Ma remare no, che poi se ne approfittano quelli di destra, siam mica scemi. ("Aveva delle buone idee. Se le tenne per sè" -Epitaffio anonimo per Pippo-)». È Alberto a ribattere «Certo che il paese ha bisogno di riforme. Il problema è quali riforme. Per dire, non mi sembra che nel 2013 abbiamo votato per un programma che contenesse le riforme fatte da questo governo». E Monica «Le sue battaglie dall'interno non si possono più fare, evidentemente. Io trovo che sia stata la scelta naturale. Sofferta, ponderata e soppesata a lungo, ma inevitabile vista l'evoluzione del partito e delle sue politiche negli ultimi mesi. Forse era giá così da tempo, ma qualche tentativo si cercava di farlo. Alla fine, ci si deve arrendere all'evidenza. Che non ci sia spazio a sinistra in Italia, non saprei. Nel senso che non mi pongo, al contrario di molti, il problema delle percentuali. Ci deve essere una proposta per chi non si riconosce più nel PD. E poi si vedrà».
Maria racconta la sua esperienza di nuova scritta al PD «Si fanno tante cose - nel quartiere e non solo, si discute, si mettono su laboratori, book crossing e servizi. Sorpresa 1: ci sono molti nuovi iscritti (sì! Sia giovani che pensionati e molti professionisti, che portano anche punti di vista e tematiche finora estranee o poco sentite dal PD). Sorpresa 2: la maggioranza assoluta, sia dei "vecchi" iscritti che dei nuovi, ritiene che siamo in un momento da non perdere e a cui partecipare; e che Renzi continua a starci... toscanamente sugli zebedèi a livello personale, ma che vada sostenuto perché è così che sia la base che il partito lo hanno votato».
Chiude Rossana «La decisione di Civati è come un parto durato 350 ore, senza epidurale né assistenza, in mezzo ad un infinito traffico di punta. Avrei metafore più calzanti, ma anche più volgari, dunque mi trattengo. Credo che l'Italia sia stata unita, una volta tanto: unita in un unico, intenso sospiro di sollievo... "Alleluja!"»