Intervista a Davide Agazzi, presidente del comitato di gestione di Ti Candido, progetto sperimentale che unisce lobbying politica (nel suo senso neutro) al crowdfunding dal basso.
Le campagne elettorali costano, spesso molto. Candidarsi a Consigliere Comunale di una città anche di piccole o medie dimensioni può risultare impossibile per buona parte delle cittadine e cittadini, soprattutto se non si è sostenuti da grandi partiti politici nazionali.
Una delle priorità più urgenti per ciascuna lista elettorale locale è stilare un piano di entrate che permetta di sostenere una campagna elettorale adeguata. Se è già un’impresa ardua riuscire a raccogliere i fondi necessari, è ancora più difficile farlo mantenendo piena autonomia ed indipendenza politica, senza farsi influenzare da generosi ma ingombranti grandi donatori.
Queste sfide si traducono naturalmente sul piano elettorale: se nella vita si dice che i soldi non fanno la felicità, in politica certamente i soldi non determinano la vittoria: tuttavia rimangono chiaramente uno dei fattori potenzialmente decisivi in una contesa elettorale.
Ti Candido è una progetto sperimentale che unisce lobbying politica (nel suo senso neutro) al crowdfunding dal basso. L’idea è semplice quanto innovativa: raccogliere tante piccole somme da una larga platea di donatori per sostenere dei candidati che rappresentino “profili credibili, candidature radicate, idee dirompenti” e si impegnino a sostenere una piattaforma politica. Sul sito web è presente un manifesto valoriale che esplicita i punti politici ispiratori del progetto, legati al concetto di giustizia sociale. I candidati che verranno selezionati saranno sostenuti in due forme: sostegno economico diretto e supporto in diversi ambiti della competizione elettorale.
Per conoscere meglio il progetto di Ti Candido abbiamo intervistato Davide Agazzi, Presidente del Comitato di Gestione del progetto.
Come è nato un progetto ambizioso quanto Ti Candido?
Guarda, noi ci siamo ispirati ad una serie di esperienze che stanno avvenendo negli Stati Uniti. Osservando cosa ha portato all’elezione di un’ampia schiera di deputate molto connotate da caratteristiche distintive nel corso delle ultime elezioni di mid-term, fra cui Ocasio Cortez, siamo andati a vedere che tipo di organizzazioni c’erano dietro a sostenerle. Ce n’erano due in particolare molto interessanti, una si chiama Justice Democrats, l’altra Brand New Congress, che declinavano il concetto dei Political Action Committee in maniera nuova: alla radicalità dell’approccio univano una raccolta fondi basata su micro-finanziamenti diffusi ed uno scouting proattivo di nuovo personale politico (là dove i PAC tradizionali, invece, operavano, tanto a destra quanto a sinistra, per fare da tramite tra i finanziamenti delle grandi corporation e l’establishment di questo o quel partito).
I Justice Democrats, in particolare, avevano condotto uno studio che li portava a concludere che la base democratica fosse molto più a sinistra dei suoi eletti. Dunque avevano teorizzato che, offrendo dei candidati più capaci di rispondere a queste istanze radicali, i democratici avrebbero potuto richiamare al voto anche una parte per così dire liminare del loro elettorato, coloro che vengono chiamati marginal voters e non voters, che altrimenti sarebbero rimasti a casa astenendosi.
Quindi abbiamo cercato di capire come tradurre quel meccanismo nel nostro contesto: alla fine abbiamo deciso di concentrarci sulle biografie dei candidati e le loro istanze, che abbiamo sintetizzato nel manifesto, lavorando su una pluralità di liste: se negli Stati Uniti possono pensare di accontentarsi solamente di dirottare a sinistra il partito democratico, da noi si possono ritrovare candidati radicati e orientati a sinistra sui temi sociali in una più ampia pluralità di liste.
La cosa che ci preme di più è ricucire e ridurre il gap fra la cosiddetta “società civile” ed eletti, lavorare insomma sul concetto di rappresentanza.
Per voi l’obiettivo ultimo dunque è quello di riportare al voto l’elettorato di sinistra che oggi si astiene?
Sì oddio, questo potrebbe essere uno degli effetti, ma la cosa che ci preme di più è ricucire e ridurre il gap fra la cosiddetta “società civile” ed eletti, lavorare insomma sul concetto di rappresentanza. L’idea è che oggi c’è una classe politica un po’ lontana dalle esigenze reali della società.
La sfida probabilmente più impegnativa sarà quella sulla trasparenza, in particolare nella scelta dei candidati da sostenere. Come pensate di agire?
Per quanto riguarda la trasparenza nella gestione delle risorse fra le cose che abbiamo dichiarato sul sito c’è la volontà di esserlo anche rispetto ai donatori, difatti chiederemo a ciascuno l’autorizzazione a pubblicare i loro nomi a fine campagna: è già obbligo di legge per le grandi donazioni, noi vogliamo garantirlo rispetto a quelle piccole. La modalità online di raccolta fondi ci permetterà anche di tracciare le donazioni. Inoltre abbiamo anche definito che impiegheremo non più del 30% delle donazioni, a prescindere dal successo della raccolta fondi, per sostenere le spese di gestione.
Per quanto riguarda la selezione dei candidati innanzitutto il loro numero dipenderà dalla cifra che riusciremo a raccogliere. L’esempio fatto sul sito presuppone il raggiungimento del primo target di raccolta fondi, ovvero 25.000 €. Con esso pensiamo di poter sostenere almeno 6 candidati con un contributo da 3.000 €, che riteniamo sia una cifra che possa fare la differenza.
Quello che pensiamo di fare per rendere trasparente il processo è condividere pubblicamente i criteri su cui baseremo la selezione
Quello che pensiamo di fare per rendere trasparente il processo è condividere pubblicamente i criteri su cui baseremo la selezione, facendoci aiutare da alcuni ambasciatori e mentori che saranno aggregati al progetto, e poi rendicontare la scelta del comitato con la platea dei donatori a cui verrà chiesto di pesare i diversi fattori. Noi chiederemo ad esempio se dovremo valutare maggiormente l’aderenza al manifesto, la diversità territoriale o dei profili (se saranno sei, non possono essere tutti uomini, bianchi o del nord o tutti di una stessa area politica), chiedendo anche il grado di rischio che ci possiamo assumere rispetto alla probabilità di essere eletto. Ovviamente facendo anche in modo che non piova sul bagnato: sarebbe inutile sostenere una persona che è già sicura di vincere.
Il vostro sostegno si propone di essere non solo economico ma anche organizzativo. Come?
Sì, in maniera leggera perché questa per noi è una forma di militanza, quindi non pensiamo di svolgere il ruolo di un’agenzia di comunicazione per essere chiari. In termini di consiglio, sostegno e facilitazione di connessioni certamente sì, intendiamo farlo. Faremo anche una giornata di training, prima delle selezioni finali, per condividere una serie di strumenti ed input.
Oltre a donare quindi come possono contribuire i singoli al progetto di ti Candido?
Le due azioni base possono essere appunto contribuire alla raccolta fondi direttamente o aggregando altre persone; l’altra cosa importante è segnalare delle candidature interessanti. Un terzo livello è per chi si innamora del progetto e decide di mettere a disposizione le proprie competenze per affiancare i candidati, in relazione ai temi che stanno alla base del nostro manifesto: ambiente, diritti, lavoro, welfare, contrasto alle disuguaglianze, rigenerazione urbana.
Voi vi proponete di continuare a coinvolgere nel tempo la comunità di persone che hanno deciso di finanziare Ti Candido. In che modo contate di farlo?
Anche qui, ci sono più livelli. Il livello base sono le forme di consultazione su come far crescere il progetto: con i donatori vorremo condividere le linee guida da seguire per selezionare i candidati e definire le voci di spesa ammissibili, rispetto all’utilizzo dei fondi che insieme avremo raccolto. Un secondo livello è il dialogo con chi intenda farsi promotore di una micro-raccolta fondi sul territorio o aiutarci nella mappatura dei candidati da sostenere. Un terzo livello di partecipazione è alla fine della prima sperimentazione: terremo a Giugno un’assemblea con la comunità che si sarà aggregata attorno a Ti Candido per valutare pro e contro, formulare un giudizio complessivo sull’esperienza e decidere assieme come proseguire.
Questo per voi è un primo test. Quali saranno i futuri passaggi?
Il nostro orientamento è di iniziare oggi con le amministrative locali, nel 2020 introdurre il livello dei consiglieri regionali, nel 2021 ci sono le grandi città italiane, quindi contesti un po’ più competitivi, e speriamo poi deputati e senatori.
Un’ultima domanda: esiste un progetto politico recente che ti sarebbe piaciuto poter sostenere tramite Ti Candido?
La coalizione civica di Padova o esempi simili sono esperienze che abbiamo discusso fra noi. Sosterremo candidature singole, ma solo in quanto espressione di comunità attive, di alleanze sociali e coalizioni civiche territoriali. Il nostro obiettivo è consentire ai consiglieri comunali eletti di dare voce alle forze più vive delle loro comunità locali, indirizzare l’attività delle amministrazioni verso interessi generali, per ridurre le disuguaglianze e sostenere un’agenda di giustizia sociale. Gli eletti devono essere un ponte fra gli interessi dei meno rappresentati e i luoghi della decisione.
Immagine di apertura tratta da luccaindiretta.it