Qual è oggi il ruolo che rivestono la scuola e le università a supporto del sistema imprenditoriale legato al design?
Qual è oggi il ruolo che rivestono la scuola e le università a supporto del sistema imprenditoriale legato al design? E come il sistema informativo supporta le imprese design driven?
Queste le domande che il moderatore Alessandro Cannavò, giornalista del Corriere della Sera, ha posto agli ospiti del convegno “Informazione e Formazione” tenutosi sabato 30 ottobre nelle sale della Villa Reale.
Tre ore abbondanti di parole, se si esclude la proiezione del cortometraggio “Il pensiero della mano” che ha illustrato con freschezza la realtà brianzola tra passato e futuro, innovazione e tradizione. Tre ore di considerazioni, soprattutto a livello locale, legate al mondo del design: obiettivo del festival, infatti, esplicitamente dichiarato da Carlo Valli (Camera di Commercio) e da Renato Cerioli (Confindustria), è quello di creare momenti di promozione e visibilità per mettere in campo le forze e gli strumenti presenti sul territorio e creare sinergie attraverso la loro condivisione.
Una formula tanto perfetta, in apparenza, ma che nella realtà tradisce i partecipanti sviandoli verso considerazioni astratte e di massima che poco trovano riscontro in proposte concrete e realizzabili.
Prima di dar voce ai numerosi ospiti, comodamente schierati su divani design di vari colori, Cerioli ha “spruzzato” sulla platea i dati riguardanti le aziende e l’occupazione: 18 milioni di occupati sui 22 milioni totali in Italia sono lavoratori dipendenti e il 50% di essi lavora in aziende con meno di 10 dipendenti, il 70% in aziende con meno di 50. “Queste realtà aziendali sono troppo piccole per il mercato internazionale e non riescono ad investire in innovazione per poter crescere – ha commentato Cerioli – Per gli stessi motivi è difficile che riescano ad aprirsi ai giovani dando loro l’opportunità di formarsi e i dati sulla disoccupazione giovanile sono sconfortanti, come del resto anche quelli sulle donne: molte all’arrivo del primo figlio abbandonano il posto di lavoro”.
A sentire i dati sciorinati dalla Camera di Commercio e Confindustria di Monza e Brianza in quasi il 50% dei casi è attraverso la rete di conoscenze personali o per passaparola che i giovani trovano un impiego, “Manca la meritocrazia, nelle aziende come nelle università e nelle scuole – ha ribadito Cerioli – E’ necessario tornare all’oggettività misurando la preparazione degli studenti attraverso i risultati che raggiungono dopo 10 anni, ad esempio”.
Chiamata in causa, la scuola ha risposto per bocca del preside dell’Istituto Melotti di Cantù, Francesco Cappelletti, e del docente dell’Isis Meroni di Lissone, Domenico Adelizzi: entrambi hanno segnalato la necessità avvertita dalle aziende di “creare imprenditori” che sappiano affrontare con concretezza il mondo del design seguendo dall’inizio alla fine il processo di creazione, fino alla realizzazione finale. Pragmaticità e bisogno di sperimentare sul campo anche dal versante universitario: IED, Facoltà di Design del Politecnico e Scuola Politecnica di Design (SPD) sono intervenuti in modo propositivo. “Imparare ad imparare” è stato il suggerimento di Francesco Zurlo (Politecnico): “Oltre alle competenze tecniche dobbiamo coltivare la capacità di creare emozioni legate agli oggetti, solo questo può salvare il mercato italiano all’estero soprattutto”. Trasversalità è stata invece la richiesta pervenuta da parte dello IED, è opinione dell’AD Carlo Forcolini che “Il profilo maggiormente richiesto comprenda aspetti economici e sociali che vanno oltre al processo creativo o tecnico” e Ali Filippini (SPD) ha aggiunto: “Non più progettisti ma project manager dobbiamo fornire alle aziende, persone in grado di fare da intermediari tra produzione e mercato e capaci di indicare nomi e nuovi talenti nel design”.
Dal suo “osservatorio permanente del design”, come lui stesso definisce la propria rivista, Interni, il consulente editoriale Matteo Vercelloni ha annuito alle proposte del mondo della formazione passando a criticare l’amministrazione pubblica, in particolare quella milanese e lombarda che “E’ rimasta all’800, risorse e aziende sfruttate per dar vita a prodotti passatisti che non rendono loro giustizia e ci fanno sfigurare all’estero”. Esempio concreti sono, sempre secondo Vercelloni, la metropolitana e l’illuminazione pubblica.
Due mondi ancora troppo separati quello delle imprese e quello della formazione anche secondo il vicedirettore di Domus, Stefano Casciani, che ha suggerito di puntare sulle emozioni, “Abbiamo un ricco patrimonio da far conoscere – ha spiegato Casciani – Quello che dobbiamo imparare a far emergere è il valore immateriale degli oggetti che produciamo senza però perdere la concretezza. Non si può infatti fare questi discorsi senza poi denunciare la grave mancanza di disegni di legge specifici, di aiuti economici e di sgravi per le aziende, anche per promuovere e garantire l’assorbimento dei giovani creativi che numerosi si affacciano fiduciosi al mondo del design”.
Il programma : Festival del Design in Brianza
Gli ospiti del convegno :
Facoltà di Design - Politecnico