Il Documento di Economia e Finanza 2017 in sintesi: castronerie, promesse rimangiate e qualche verità che contraddice la vulgata generale. Siete pronti a darvi dei creduloni da soli?
Con data 11 Aprile 2017, il governo in carica ha varato il Documento di Economia e Finanza 2017, per gli amici DEF. Lo hanno presentato il primo ministro Paolo Gentiloni e uno dei nostri beniamini, il Ministro dell’Economia e delle Finanze (maiuscole ad uso loro) Pier Carlo Padoan.
Il DEF è quel documentone in cui si tracciano le linee di bilancio del triennio (in questo caso 2017-2019). È diviso in ponderose sezioni, la più ganza delle quali è il “Programma di Stabilità dell’Italia” (maiuscole sempre messe da loro) che arriva a 156 pagine di scritti, tabelle, spiegazioni, note.
Che il DEF lasci il tempo che trova è un dato storico. Ne azzeccassero mai una: leggete cosa ne scrivevamo un anno fa alla luce dei numeri ora a consuntivo per rendervi conto che non ci voleva un drago per capire che il governo a suo tempo in carica avrebbe cannato gli obiettivi.
Detto questo, dalle cosette che Pier Carlo scrive dipende una parte del nostro stile di vita (ossia i soldi che abbiamo in tasca), perciò andiamo a cogliere fior da fiore.
Si parte subito con un falso scientifico a pagina I della premessa: la loro austerità (diminuzione di spesa pubblica e/o maggiori tasse) ha fatto aumentare la crescita. In tutti i libri di economia si insegna cosa è il moltiplicatore del PIL (ossia quell’euro pubblico che messo in circolazione attiva 1,4-1,5€ in termini di reddito, produzione, spesa) ma per Pier Carlo funziona al contrario: lui spende di meno e la crescita magicamente sale. Se una roba del genere la dici all’esame di Economia I, ti accompagnano al posto a pedate.
A pagina III della premessa, la prova provata che i sostenitori dell’euro sono dei gonzi di livello assoluto. Pier Carlo mette nero su bianco che la svalutazione serve eccome. Padoan è elegante nel suo “deprezzamento del cambio”, che altro non è che il minor valore dell’euro rispetto alle principali valute estere (su tutte, il dollaro). Che a casa mia, una casa proletaria, si chiama svalutazione dell’euro. Una roba brutta brutta se fatta con la liretta ma bella bella se fatta con l’eurone (amici eurioti, ve lo dico da tempo che la logica aristotelica vi fa un baffo).
La prosa di Pier Carlo si fa ancor più forbita a pag. IV:
Se non lo capite da voi, vi sta dicendo che dovete abbassarvi il salario per rendere le imprese di questo Paese più competitive e che dovete aprirvi (intuite da dove) per attrarre fattori produttivi dall’estero (sì, anche lavoratori vostri concorrenti, perché voi amate essere cosmopoliti), poiché di sostegno alla domanda interna (e dunque ai vostri, di redditi) non c’è strategicamente traccia.
Ancora a pagina IV, Padoan si produce in un altro falso storico: la riforma delle banche e il processo di aggregazione le rendono più grandi e più forti. Ora, alzi la mano chi ritiene la propria banca più solida di 5 anni fa, dati Banca d’Italia come fonte certificante l’aumento di sofferenze e incagli. Monte dei Paschi è inoltre sospesa sine die dalle contrattazioni di borsa e tenetevi forte, perché da Popolare Vicenza e Veneto Banca arriveranno prossimamente soddisfazioni sotto forma di bail-in.
Questo periodo presente a pagina IX ha invece bisogno di un “unisci i puntini”:
Pier Carlo ci sta dicendo che, stante la programmata riduzione dell’acquisto di titoli di Stato da parte della BCE, la minaccia dello spread è dietro l’angolo ed è bene essere ancora più austeri per meglio fronteggiare il pericolo. Col problema di cui sopra: se sei austero, cresci di meno e il nostro amico lo ammette a pagina 51: nel 2018 e 2019 andrà peggio di quanto Pier Carlo prevedeva un anno fa.
Inutile dirvi che, se nel 2018 il deficit/PIL deve scendere di 0,9 punti (dal 2,1 all’1,2%) e nel 2019 deve abbassarsi ancora allo 0,2%, vuol dire che dalle nostre tasche devono essere cavati 35 miliardi di euro (leggete pagina 4 del link postato in apertura).
Commissione UE: 35 miliardi di euro in meno nel circolo economico, studente Padoan, che effetti hanno sul PIL in considerazione del moltiplicatore keynesiano che abbiamo studiato in aula?
Padoan: La so signori professori: fa un bellissimo aumento dell’IVA o un taglio drastico delle spese di cui il futuro sindaco di Monza mi ringrazierà
Commissione UE: Bravo Pier Carlo, ad averne di studenti come te!
Chiudiamo con la cosiddetta sinistra-sinistra, un luogo che si riempie vieppiù di casi umani. Poiché non riescono a difendere i lavoratori, ora si danno alla difesa degli alberi. È certo, non solo POSSIBILE, che si sia di fronte a emeriti perdenti. La storia li seppellirà. Una prece e si dispensa dai fiori.