Reti, celti, insubri, romani. Fino a Napoleone. Ripercorriamo preistoria e storia del capoluogo brianteo
Dove eravamo rimasti? Ah, si, ci chiedevamo nella puntata precedente se il primo nome di Monza fosse stato Olmea e da dove derivasse questo nome.
Sarà forse da Olmeo, guerriero troiano che, come Enea, fugge, risale l’Adriatico ed entra nella laguna padana, risale per i villaggi palafitticoli che la costeggiano sulla riva nord sino ad una località ove esiste un primo punto di approdo, uno dei primi centri commerciali con porto (forse le future città di Lodi e Milano) e prosegue sino alle vicine alture, ove sosta con la sua gente, a dare il nome pristino alla nostra città?
Migrazioni mioceniche sono accertate, secondo gli studiosi. Inoltre è accertato che a Milano, già centro commerciale, approdavano greci ed etruschi per effettuare scambi, portare sale e ritirare prodotti locali.
Oppure, altra ipotesi: il villaggio sorgeva in una zona ricca di olmi, sorto ancor prima che i Reti vi giungessero? Come ormai ampiamente assodato, le necropoli, di qualsiasi epoca, erano sempre distanti dai villaggi, ma non tanto.
Chi non ci dice che uomini dell’età del bronzo, scendendo verso il mare, abbiano individuato non molto distante dal centro commerciale allora attivo una località in cui stabilirsi?
Una località idonea, in posizione elevata, vicina ad un fiume pescoso e ai percorsi che portano dal nord al centro commerciale, vicina anche ad una zona favorevole all’allevamento di animali di vario tipo, come poi avverrà e come ne troveremo traccia nelle cronache romane, posta su una leggera e vasta altura, ricca di alberi di alto fusto tra cui molti olmi.
Olmea, appunto. Così si ipotizza, per le ragioni predette, venga denominato il villaggio sorto nella età del bronzo in questa località all’interno della terra emergente ma non distante dalla laguna, sulle prime alture. Ed il luogo esatto potrebbe essere proprio il terreno dove attualmente sono i Boschetti della Villa Reale.
Per quali ragioni si potrebbe ivi ubicare questo nucleo pristino? I villaggi o sono lacustri su palafitte, o sono posti su alture e circondati da palizzate e rialzi di terra che li circondano e li difendono.
Gli abitanti chi sono? Qui il discorso si fa più ricco di spunti. Dal nord, attraverso i passi della catena alpina, scendono popolazioni di origini celtica. Secondo i “si dice”, pare che le calate dei celti si succedano per tribù, come qui di seguito presupponiamo essere avvenuto.
Primi a superare ad est le Alpi i Veneti che stanziano nella pianura al limite della laguna padana, all’inizio del mare, dando origine all’attuale Veneto. È poi la volta dei Liguri che, invece, proseguono oltre la laguna, sino al mare posto alle spalle della stessa, nelle terre che si trovano oltre i monti che danno sul mare e che daranno il nome ad una altra regione: la Liguria. Altre tribù si succedono, calando dai passi, quali i Cenomani, che si stabiliscono sulle alture prospicienti le Alpi Orobiche attuali e fondano Bergamo.
È la volta dei Leponzi, scesi dalla Svizzera, che si dirigono ad ovest e sulle alture poste all’estremo sinistro del grande lago lariano e fondano Como.
I Reti, scesi dalla Valtellina, invece si stanziano nelle valli poste ai piedi dei passi: zone fertili per produzione agricola, selvaggina, ma soprattutto metalli, ed arrivano sino ai bordi della laguna padana.
Nella zona si presentano posizioni idonee, che consentono la costruzione di villaggi in sicurezza, per le culture, la caccia e la pesca. Da qui alcune delle deduzioni relative alla nostra città.
Prima deduzione sulle possibili origini della nostra città: i Boschetti sono la posizione più alta della attuale area urbana, poi il terreno declina divenendo ampia pianura che man mano affiora.
Seconda considerazione basilare: il sito è molto vicino al corso di un fiume, il Lambro, che i romani chiamavano flumen frigidus, e che allora aveva un letto ben più largo e meno profondo, e che nel corso della glaciazione aveva un portata maggiore della attuale.
Ricordiamo che il ponte d’Arena, costruito molto ma molto più tardi dai romani, sulla sede di un importante giado, era più esteso dell’attuale: otto arcate contro le due attuali: antiche arcate e piloni sono tuttora visibili nelle cantine delle abitazioni circostanti il sito.
Infine la posizione delle sepolture rinvenute, che permette di avere un punto certo di riferimento. Sito di tumulazione fuori del villaggio ma non distante dallo stesso, nella direzione che portava ad un percorso che partendo dal centro di scambi di Milano raggiungeva il lago Lariano e la Valtellina con passi agevoli di media altitudine per un agevole superamento durante la stagione estiva e poi agevole percorso tra le colline.
I reperti di Albairate – cascina Scamozzina – di pari epoca , sono sul percorso. Sulle prime alture i ritrovamenti, e quindi i riferimenti, non mancano. Sul monte Barro, vicino a Lecco vi sono reperti e strutture per il trattamento dei metalli appena postumi all’epoca considerata e sul Resegone è ancora visibile una miniera di piombo! Sono stati ritrovati reperti importanti anche in quel del comune di Biassono, che ulteriormente avvalorano le ipotesi formulate sinora.
Probabilmente le tribù transitavano da passi di agevole passaggio in stagione estiva quali Bernina, Foscagno e specialmente Spluga, ove esistono ancora tracce di strada utilizzata e ristrutturata dai romani. I Reti popolano man mano la Valtellina, raggiungendo la Valsassina e le colline della Brianza.
Reti e Insubri
I Reti, scendendo dai passi alpini, danno il nome alle attuali Alpi che circondano Lombardia e Trentino: le Alpi Retiche appunto. Parimenti i Leponzi (o Lepontini), insistono sul territorio sottostante e danno il nome al contiguo settore delle Alpi.
Per ultimi calano gli Insubri, la cui origine è ancora sede di studi, che calano per il corso del Ticino ed il lago Maggiore e si stabiliscono nella pianura subito sottostante: accesso agevole e facile, al limite ovest della laguna. Le zone abitate delle tribù scese per altri passi più impervi e stanziate per prime sono diverse, non solo per le pari possibilità di culture agricole e di esistenza di selvaggina, ma per il fatto che nella zona dei Reti esistono i metalli ed in quella degli Insubri no.
Miniere si trovano sia nella Valtellina e Valsassina sia nelle valli delle prealpi Orobiche. Già la civiltà è passata dalle armi di pietra a quelle in rame. Tecnicamente più efficienti quelle di pietra, ottime come massa di impatto, ma lunghe da costruire e non recuperabili, come quelle in metallo, in caso di rottura.
Le prime asce in rame si dimostrano forse meno “dure” di quelle in selce ma più facilmente realizzabili, quindi di più ampia diffusione, riutilizzabili anche se rotte; e man mano prendono il sopravvento. Poi nel corso del tempo ecco comparire il bronzo: parimenti malleabile ma più “duro”. Altro passo innanzi della civiltà.
Ora gli Insubri, ove vivono, non hanno metalli e quindi è logico che ne vogliano. Come risulterebbe anche da presupposti ventilati da studiosi lecchesi, essi tentano infatti di invadere il territorio retico, passando, pare, dalla via più agevole, cioè quella alla base delle colline.
Si racconta di primi scontri in Brianza (le nostre spade ?) per poi risalire al Lecchese, inizio della zona mineraria e sede di fonderie ove, sempre si ipotizza, avvenisse lo scontro con la sconfitta degli Insubri.
Le tre “spade Monza” possono raccontare qualcosa in proposito? Potrebbe esistere una leggenda, come si intravede, legata a questo reperto particolare che si tenta rintracciare perché , ora, non si sa dove sia finito? Quindi come la mettiamo coi famosi Insubri nel cui nome si vuol anche incorporare la zona retica in cui viviamo? L’Insubria, come regione, è stata creata da Napoleone: infatti, in occasione della costituzione della Repubblica Cisalpina, fece coniare una medaglia celebrativa con la dicitura “All’Insubria Libera”.
I Romani denominarono il nord dell’Italia “Gallia cisalpina”, facendo riferimento al nome assunto dalle tribù celtiche; denominazione che proviene da quella attribuita alla regione oltralpe, a ovest, ove si sono diffuse le varie tribù di ceppo gallico che sono scese poi anche nella pianura padana, assorbendo i primitivi Celti.
Appunto la Gallia, e Giulio Cesare nel suo “ De Bello Gallico “ ce ne parlerà ampiamente. Augusto, suo successore, si avvarrà della popolazione sita nella zona retica per costituire la Legio a lui fedele (la XVI detta Gemina?) , stanziata a Magonza, ai cui appartenenti, al termine della ferma. Donerà le terre della Brianza e proclamerà civitas la città da loro eretta e che assumerà, pare, un nome particolare.
Ecco una altra ipotesi di denominazione da tener presente e che potrebbe influire sulla denominazione finale ed attuale!
Per concludere quindi gli Insubri arrivano buoni ultimi, e debbono accontentarsi di una zona intensamente agricola ed assumono notorietà appunto solo per Napoleone. Poi nel tempo le varie tribù prima elencate, come accennato,vengono assorbite da quelle che scendono successivamente. Nella ormai Pianura padana, fertile e ricca! I Romani si scontreranno con loro sino alla sconfitta inferta definitivamente ai Cimbri e Teutoni – classificati dai Romani come Galli - da Mario ai Campi Raudi (101 a.C.), creando quindi la cosiddetta Gallia Cisalpina.
E per ora ci fermiamo qui, promettendo ai lettori fedeli che faremo di tutto per sapere che fine hanno fatto le spade e se vi è leggenda in merito. Se troveremo qualcosa ve lo diremo. Comunque vi assicuriamo che la storia proseguirà e tenteremo di sottoporla alla Vostra attenzione.