Gli scritti sotto riportati non intendono essere momento di analisi o di sintesi dei complessi movimenti presenti, sotto diverse forme, tra il ’68 e il ’77, ma vogliono solo fornire alcuni spunti documentali di quegli anni. In fondo all’articolo una breve descrizione dei gruppi di quel periodo, tratta dalla rete.
NB Cliccando su tutte le immagini si aprono gli ingrandimenti.
“Secondo la dialettica materialista, le cause esterne sono la condizione dei cambiamenti. Le cause interne sono la base e le cause esterne operano attraverso le cause interne. L’uovo che ha ricevuto una quantità appropriata di calore si trasforma in pulcino, ma una pietra non può essere trasformata in pulcino dal calore perché la sua base è differente da quella dell’uovo”
CITAZIONI DALLE OPERE DEL PRESIDENTE
MAO TZE TUNG
Edizione in lingue estere – 1969
…“Lo sviluppo dei trasporti e soprattutto dell’automobile – che è stata la vera ragione dello sviluppo capitalistico degli ultimi 50 anni – ha trasformato la città in una giungla, dove è pericoloso girare, dove i bambini non possono giocare, dove si respira tutto il giorno fumo e si diventa nevrastenici per il rumore (8 ore di lavoro in fabbrica più 16 fuori uguale 24), dove i proletari, trasformati in automobilisti, si devono fare la guerra tra di loro per andare avanti, dove il principio della concorrenza, che sorregge tutta la società capitalista, è stata messa finalmente alla portata di tutti e si può toccare con mano nella corsa alla velocità e alla potenza dei motori. Anche per i proletari, la macchina diventa uno strumento indispensabile per andare al lavoro, per avere degli amici, per uscire con una ragazza, per illudersi di respirare aria buona una volta alla settimana, per poter farsi le ferie. Per questo in Unione Sovietica, e nei paesi che si dicono – ma non lo sono – comunisti, l’introduzione della produzione di automobili su larga scala, magari con l’aiuto di Agnelli, è l’unica possibilità di puntellare un dominio di classe che ormai vacilla.
E non è certo un’alternativa a questo modo di vivere imposto dai padroni (che è stata la più grossa conquista dei padroni nel processo di espropriazione dei proletari di ogni attimo della loro vita) lo sviluppo dei trasporti pubblici.
Intanto perché questa società fondata sul lavoro, è fatta per produrre automobili e finché ci saranno dei padroni, non produrle più significherebbe condannare alla disoccupazione milioni di proletari che oggi, per vivere, si ammazzano di fatica alla catena di montaggio. Ma soprattutto perché i trasporti pubblici non sono che un mezzo per ammassare i proletari, massacrarli e rubargli energie, tempo ed ogni residua possibilità di avere una vita sociale al di fuori del lavoro.
Una volta la giornata lavorativa era di 16 ore. Oggi è ancora di 16: metà si passano sui trasporti, e non vengono più pagate.”…
Anno III – numero 2
29 gennaio 1971
…“il Movimento Studentesco non ha interessi propri particolari da contrapporre a quelli delle masse popolari. A differenza del gruppo settario che ha come fine il proprio rafforzamento, il M.S. ha come fine il rafforzamento di tutto lo schieramento popolare. Pertanto il suo scopo non è quello di approfittare degli errori altrui per trarne vantaggio, ma di aiutare tutti i compagni a correggere gli errori per rendere più forti le masse popolari. Il M.S. non opera con una logica di concorrenza bottegaia. Considera ogni successo o sconfitta delle masse popolari, come suo successo o sconfitta.”…
DEL MOVIMENTO STUDENTESCO
dicembre 1970
…“ A noi compete batterci nell’interesse delle masse popolari, per rendere effettivo ed operante il diritto allo studio. Come diritto allo sviluppo integrale delle capacità fisico-intellettuali, il diritto allo studio non può esercitarsi separatamente dal diritto - dovere al lavoro, inteso come lavoro sociale; l’uno e l’altro rinviano pertanto al progetto socialista di una scuola profondamente intrecciata alla struttura sociale e produttiva, aperta a tutti, senza distinzione d’età.”…
Università Statale di Milano
Numero 2 - Aprile 1971
…” In concomitanza con l’ accettazione di questo ruolo di secondo piano, il PCI si è adoperato nel 1970, con maggiore impegno rispetto al passato nella repressione dei militanti e dei gruppi rivoluzionari che, come scrive Longo su l’Unità del 16 dicembre 1970: “pretendono di stare più a sinistra di noi solo perché si dedicano ad una sterile demagogia parolaia facendo spesso il gioco della conservazione e della reazione.”…
…."Il fatto che al revisionismo nostrano stiano venendo meno alcune coperture che in passato gli hanno permesso di ingannare anche la parte più combattiva della classe operaia, il fatto che la crescita della rivoluzione mondiale e l’acutizzarsi dello scontro di classe nel nostro paese rendano sempre più chiaro il ruolo di agente della borghesia giocato dal revisionismo, tutto questo impone compiti precisi ai militanti rivoluzionari, alle avanguardie operaie: determinare un processo di crescita di nuovi strumenti di lotta e di organizzazioni che si pongano nella prospettiva della rifondazione del partito del proletariato e, contemporaneamente, che pongano la lotta di classe al di fuori di ogni controllo o influenza borghese e la orientino in senso rivoluzionario.”…
Il revisionismo del PCI origini e sviluppi
Quaderno n. 3 - 1971
…”Per la strategia della tensione quello che conta è di provocare nell’ opinione pubblica moderata l’immagine del vuoto politico, creare la psicosi della paura, della minaccia permanente, di una incombente disgregazione dello Stato, lenta ma ineluttabile. Nel necessario contesto, di fianco agli attentati, agli scontri, alle provocazioni fasciste e della polizia, si inseriscono anche l’aggiotaggio politico fatto soprattutto dai socialdemocratici con i loro continui ricatti o minacce di scioglimento delle Camere; la messa in circolazione di voci su presunti o imminenti colpi di stato; l’allarmismo economico provocato con artificiali crisi della Borsa e con il trasferimento di capitali all’estero ampiamente pubblicizzato sulla stampa.”…
Samonà e Savelli - 1971
…”Il gruppo monopolistico inchioda sotto il suo dominio i piccoli e medi produttori, dell’agricoltura, dell’artigianato, dell’industria. E’ padrone delle materie prime, delle catene di trasporti e dei punti di vendita, controlla le banche e i prestiti, e quindi può impadronirsi, come capitale usuraio, dei profitti dei piccoli e medi produttori, che progressivamente finiscono con il vedersi ridotti al minimo i loro guadagni.”…
…”Questo frena sempre più lo sviluppo produttivo e la proprietà parassitaria distorce e rovina sempre più le esigenze collettive della società. La speculazione sulle aree, la speculazione edilizia, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, l’urbanizzazione caotica, la morte economica di intere regioni, la disumanizzazione di tutta la società civile ne sono il risultato.”…
Per la critica economico politica dell’imperialismo
Edizione 1971
Lotta Continua o LC: nata nel ’69 ebbe una forte connotazione spontaneistica e operaista. Aveva come principale leader Adriano Sofri. Noti sono gli slogan di LC quali “riprendiamoci la città” che propugnava, tra l’altro, l’occupazione delle case. Cercò di avere anche un movimento tra i militari di leva (PID - Proletari in Divisa). Molti aderenti confluirono nel ’76 nel PDUP e in DP, partiti di estrema sinistra che si presentarono alle elezioni politiche, ottenendo qualche deputato. Alcuni suoi aderenti, tra cui lo stesso Sofri, vennero successivamente condannati per l’omicidio del commissario Calabresi del ‘72, individuato da LC come colpevole della morte dell’anarchico Pinelli avvenuta in questura durante gli interrogatori per la strage di Piazza Fontana (1969).
Avanguardia Operaia o AO: nacque a Milano nel sessantotto raccogliendo adesioni su una piattaforma politica operaista-leninista con i Comitati Unitari di Base (CUB), organismi di sindacalismo diretto presenti nelle grandi fabbriche milanesi, con alcuni collettivi studenteschi di alcune facoltà scientifiche e di istituti tecnici. Tra i suoi massimi esponenti vi fu Massimo Gorla. AO produceva diverse pubblicazioni tra cui il “Quotidiano dei lavoratori” con una discreta diffusione nelle città industriali del nord Italia. Nel ’76 scelse la strada istituzionale e la maggior parte degli aderenti confluì in Democrazia Proletaria (DP) mentre altri entrarono nel Partito di Unità Proletaria (PDUP). Alcuni leader di AO vennero eletti in Parlamento.
Servire il Popolo: nasce tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta come movimento di ispirazione maoista guidato da Aldo Brandirali e poi, dal ’72, come vero e proprio Partito Marxista Leninista (PC-ML) che partecipò alle elezioni. In determinati momenti ebbe un buon seguito. Durante la sua breve vita ebbe anche un’ipostazione settaria (matrimonio comunista, tutti i soldi al Partito; formazioni di “comuni”) per cercare di eliminare derive “borghesi”. Nel ’77 il Partito venne sciolto in seguito ad un’autocritica di Brandirali che temeva un passaggio dei militanti al terrorismo delle Brigate Rosse. Oggi Brandirali, tornato prima al mondo del lavoro e poi a quello della politica, è esponente di Forza Italia vicino alle posizioni di Comunione e Liberazione (CL).
Potere Operaio: fu uno dei folti gruppi della sinistra extraparlamentare nati alla fine degli anni ’60. Il gruppo, discendente in linea diretta dalla rivista “Classe Operaia”, si contraddistinse per una prevalente esplicita predisposizione all'analisi teorico-politica che si collegava alle lotte operaie in funzione della costruzione di una sua organizzazione autonoma. Nel ’72 alcuni suoi aderenti restarono implicati nel “Rogo di Primavalle” messo in atto contro il locale segretario del MSI. Nel ’73, alcuni contrasti tra i suoi maggiori leader, Toni Negri e Franco Piperno, ne decretarono nei fatti la frattura e lo scioglimento. Diversi militanti confluirono nell’area dell’autonomia operaia ed altri, pare, in quella delle Brigate Rosse.