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Un grande amore per la poesia «espressione dei sentimenti e linguaggio della realtà»

 

Con Piero Marelli, Vorrei inaugura una collana di interviste agli autori - scrittori e poeti - che vivono la Brianza. Che lo raccontino direttamente o meno, si vuole indagare il rapporto con il territorio; si cerca di affrescare la formazione, la poetica, il carattere di coloro che attraverso la scrittura (e una insopprimibile fiducia nella parola) testimoniano un momento storico così confuso, così poco leggibile.
Alla ricerca di una identità letteraria, polverizzata o meno che sia.

 

I

n occasione del terzo incontro del ciclo “Parola di Poeta” organizzato da Poesiapresente incontriamo Piero Marelli, autore di numerosi testi poetici in dialetto brianzolo e italiano, traduttore di versi provenzali ed eclettico uomo di cultura. Davanti ad una tazza di tè, nell’atmosfera raccolta e conviviale della biblioteca di Lissone, il poeta ci parla della sua attività.

Qual è oggi il ruolo della poesia?

La poesia ha il grande pregio di essere uno strumento attraverso il quale trasmettere emozioni. Da millenni tutti ridiamo e piangiamo allo stesso modo.
In un mondo che si sta mischiando, la poesia assume una importante funzione sociologica, in quanto ci aiuta a riconoscerci nei valori fondamentali che mantengono salda la loro forza nel tempo.

Molte delle sue opere sono scritte in dialetto. Qual è la ragione della sua scelta?

Ancora oggi il dialetto ci meraviglia sempre un po’; la dialettalità possiede una grande sapienza di linguaggio ed una forza comunicativa capace di sfidare i più grandi classici letterari come Antigone ed allo stesso modo di essere vicino alla realtà quotidiana.
La lingua delle mie poesie è il dialetto milanese parlato negli anni trenta, che affonda le sue radici nel linguaggio ottocentesco ed è in grado di esprimere una sapienza popolare elaborata nel tempo e legata strettamente al mondo contadino e rurale della Brianza.

Lei nelle sue poesie parla spesso dell’ambiente e del paesaggio brianzolo. Come è cambiata la Brianza nel tempo?

È cambiata molto; quando ero ragazzo io c’erano più prati e boschi; oggi è raddoppiata la popolazione e sono cambiate le generazioni, nel bene e nel male. Tuttavia non ho nostalgia del passato.
Per quanto riguarda il panorama culturale io sono molto ottimista, quando ero ragazzo a Verano Brianza non esisteva un libro di poesia. Oggi la poesia è un fenomeno più diffuso, sebbene ancora pochi se ne occupino.

Da cosa trae l’ispirazione per le sue opere?

L’ispirazione è per me il lavoro duro sulla parola. La dialettalità e l’esempio della poesia straniera, in particolare quella dei grandi poeti russi ottocenteschi, sono per me grande fonte di ispirazione.
Personalmente sto seguendo molto di più la poesia straniera che quella italiana; credo che in molti autori italiani contemporanei siano riflessi alcuni dei vizi tipici dell’italianità: si sta verificando una crisi del neosperimentalismo, a fronte della quale tornano in scena i grandi miti ottocenteschi; c’è il rischio che la poesia rifletta solo sé stessa, allontanandosi dalla realtà.

Quali sono i suoi modelli letterari?

Ho alcuni poeti di riferimento che rimangono tali nel tempo; per me rivestono questo ruolo grandi nomi come Dante, ma anche poeti della contemporaneità quali Elliot o Garcia Lorca.
Credo che sia importante leggere anche la prosa; la letteratura italiana contemporanea non incontra molto il mio gusto; leggo soprattutto i classici e sono un grande estimatore degli autori russi, soprattutto di Dostojevskj, di cui ho recentemente riletto L’idiota.

So che è studioso di poeti provenzali e che ha recentemente tradotto le poesie del poeta russo Majakovskj. È possibile tradurre una poesia senza snaturarla?

Credo di sì, anche se ritengo che sia necessario tenere in considerazione l’intento del traduttore: è possibile distinguere due tipi di traduzione: una traduzione didattica, fedele al testo originale ed improntata alla letterarietà e ed una poetico-letteraria, che cerca di rispondere intrinsecamente al senso della parola, nel tentativo di accostarsi alla realtà attraverso la parola.

Qual è secondo lei il rapporto tra poesia e canzone?

Credo che la canzone non possa considerarsi un fenomeno poetico. Io studio da numerosi anni la poesia provenzale che è stata per lungo tempo legata alla musica, eppure credo che la canzone italiana non meriti lo statuto di poesia, non solo perché non c’è una canzone il cui testo mi convinca poeticamente, ma anche e soprattutto perché credo che la canzone sia un fenomeno sociologico che in quanto tale debba essere analizzato con gli strumenti propri della sociologia.

Di cosa si occupa nella vita al di fuori della poesia?

In passato possedevo una tipografia a Verano Brianza; ora mi sono ritirato per dedicare più tempo alle mie passioni: la poesia, il teatro e i libri.
Oltre all’attività poetica e di traduzione, ho studiato recitazione e regia ed ho sempre avuto una mia compagnia teatrale; ho partecipato ad alcuni festival di teatro ed ho collaborato con lo Strelher di Milano. Di recente mi sono impegnato in una rilettura cinematografica del mito di Antigone.
Oggi sto curando la pubblicazione di un poemetto in dialetto brianzolo scritto da papa Pio XI alla madre, che è stato recentemente rinvenuto nello sfogliare gli archivi.

 

Il prossimo incontro del ciclo “Parola di poeta” sarà mercoledì 6 aprile presso la biblioteca civica di Lissone: introdotto da Dome Bulfaro, il poeta milanese paolo Recalcati approfondirà la tematica poetica e presenterà le proprie composizioni.

 

Piero Marelli nasce a Limbiate (Milano) il 17 dicembre 1939 e vive a Verano Brianza.

Oltre alle raccolte di poesia in dialetto brianzolo, è traduttore da diverse lingue: il suo lavoro pluriennale sui poeti provenzali ha portato alla pubblicazione di una vasta antologia (2008); ha tradotto Elegie Duinesi di R. M. Rilke ed è in corso di pubblicazione una sua traduzione dal russo di poesie di V. Majakovskij.

Pubblicazioni:

20110405-marelli- Se questo viaggio finisce (1981) - Finalista Premio Biella-Europa Opera Prima e Premio Brianza.
- Le voci che ci adottarono
(1984) - Premio Rebora 1985
- Stralüsc
(1987)
- Antigone, versi in dialetto brianzolo
(1991) - Premio Lanciano 1992
- Eloisa, poesie d'amore in dialetto brianzolo
(1994)
- ‘l me bum temp
(La mia giovinezza) (1995)
- Paola, versi in dialetto brianzolo
(1996)
- A due voci
(Piero Marelli e Bernart de Ventadorn) (1996)
- Il pianeta della fortuna
(1997)
- Edipo a Verano Brianza, versi in dialetto brianzolo
(1998)
- Haiku dei mesi (
1998-99)
- Botanica dialettale
(2000) - Premio Noventa 2000
- La pietra serena
(2001)
- Cantàda di cantàd
(Cantico dei Cantici) (2002)
- Una storia della Vera Croce
(2003)
- A sabbia ferma, per Marina Cvetaeva
(2004)
- Rapsodia per le ragazze di Tallinn (2004)
- Strafüsari
(Confusionario), Bosinata in dialetto brianzolo (2004) - Premio Pascoli 2005
- Cantôdë ‘n spetascè
(2004)
- Dono per Ilaria del Carretto
(2005)
- Fuori i secondi
, versione dialettale del romanzo in versi di Corrado Bagnoli (2005)
- I giorni, 2001-2004
(2006)
- Le elegie duinesi,
di R. M. Rilke (2007)
- Bernart de Ventadorn: traduzione dell'opera omnia
(2008)
- I nocc
, Le notti, 2004-2008 (2008)
- Come il ramo di biancospino
(Antologia della poesia provenzale) (2009).

 

Foto di Dome Bulfaro/PoesiaPresente