Rileggiamo la raccolta di articoli di costume del grande scrittore sperimentale a dieci anni dalla scomparsa
Più volte nel corso del 2018 avevo pensato di consigliare la lettura della raccolta di articoli di David Foster Wallace intitolata Considera l’aragosta. Un po’ perché nel 2018 ricorreva il decimo anniversario del suicidio dell’autore; un po’ perché nel 2018 è scomparso il senatore McCain, alla cui figura David Foster Wallace aveva dedicato un lunghissimo articolo presente nella raccolta; un po’ perché il 2018 è stato l’anno dell’affermazione in Italia di movimenti e partiti populisti, e David Foster Wallace con l’articolo su McCain e con l’articolo dedicato ai talk show radiofonici di estrema destra fu uno dei primi intellettuali a occuparsi della questione senza ostentare un senso di superiorità morale.
Ho parlato di “intellettuale” perché non saprei come definire diversamente quello che è stato certamente un grande scrittore sperimentale, ma che è stata anche una persona dotata di immensa erudizione e di una sensibilità estremamente fine che gli permisero di cimentarsi in quell’impasto di letteratura e di informazione che per un po’ andò di moda qualche anno fa e che qualcuno chiamò “New Journalism”, definizione forse un po’ eccessiva poiché gli esempi di commistione tra giornalismo, inchiesta, reportage e letteratura sono parecchi, spesso autorevoli e qualche volta anche datati.
Victor Hugo scrisse per esempio un celebre reportage sul ritorno della salma di Napoleone in Patria: un pezzo sovente riportato anche nelle antologie di giornalismo. Ma anche Truman Capote diede prova delle sue abilità giornalistiche e letterarie in “A sangue freddo”, la ricostruzione di un efferato delitto che è diventata talmente celebre da aver cambiato il modo di descrivere i fatti di cronaca nera. Senza dimenticare poi il nostro Italo Calvino e il suo straordinario “La giornata di uno scrutatore”, un viaggio in una sezione elettorale situata in un ospedale per disabili psichici e fisici.
Dunque il New Journalism non è tanto new, ma è comunque di un tipo di narrazione che non è nelle corde di tutti gli autori. Quando però uno scrittore di un certo livello vi si cimenta, come è nel caso di Considera l’aragosta, i risultati possono essere notevoli perché lo scrittore è in grado di portare qualcosa di diverso rispetto al giornalista.
Pensiamo per esempio alla qualità dello stile di scrittura, che non deve essere inteso come un orpello esteriore, ma come uno strumento in grado di comunicare qualcosa d’altro rispetto al contenuto. Un giornalista professionista non potrebbe mai concedersi certi virtuosismi, ma in questo modo perde uno strumento utile alla resa di certi aspetti: poi ne vediamo un esempio bell’esempio di David Foster Wallace.
Pensiamo però anche alla spregiudicatezza di analisi che a un giornalista professionista sarebbe preclusa per via della cautela professionale che deontologicamente dovrebbe mantenere. Lo scrittore può citare qualche dato in meno e lasciarsi andare a qualche elucubrazione in più, soprattutto attingendo alla propria esperienza personale e alla propria vita. Il giornalista deve (dovrebbe) essere più descrittivo, più aderente ai fatti e assolutamente impersonale.
Intendiamoci: quello giornalistico e quello autorale sono due approcci diversi, ma di pari dignità, al reportage. E il direttore di una rivista o di un quotidiano dovrebbe dosare i due approcci, dando evidentemente prevalenza a quello giornalistico e lasciando come diversivo colto – per spezzare il ritmo e per offrire di tanto in tanto qualcosa di diverso – l’approccio dello scrittore.
C’è infine un ultimo aspetto da tenere presente. Lo scrittore non fa parte della redazione di un quotidiano o di una rivista. È estraneo alle sue logiche e pertanto può avere un punto di vista meno conformista rispetto ai giornalisti. Non è un caso poi che quando lo scrittore diventa collaboratore fisso per esempio di un certo quotidiano, dopo un po’ perde smalto: gli articoli di Arbasino fanno ormai tenerezza.
Torniamo a noi.
Considera l’aragosta è una raccolta di articoli che trattano dei temi più disparati. Cito alla rinfusa: una dottissima recensione di un vocabolario di lingua inglese appena uscito; lo stile di Franz Kafka; i comportamenti post 11 settembre; il Festival dell’aragosta del Maine e l’ultimo libro di Updike.
Ma in particolare vi consiglio la lettura di quattro articoli: uno dedicato agli Oscar del Porno, uno dedicato alla tennista Tracy Austin, uno dedicato alla figura del senatore McCain e uno dedicato all’ascesa dei talk show radiofonici di estrema destra.
Il primo, quello dedicato agli Oscar del Porno che ogni anno vengono assegnati a Las Vegas, è diventato un testo giustamente celebre, tanto che da allora in poi non c’è stato anno in cui gli Oscar del Porno non siano stati seguiti da qualche giornalista che poi ha provato a scrivere un articolo brillante sulla serata. L’articolo originale viene sempre ricordato per la qualità della scrittura, che in David Foster Wallace è un marchio di fabbrica veramente inimitabile. Una prosa magmatica, torrenziale, avvolgente, difficile ma anche seducente, ricca di suggestioni e di allusioni, ma che ha anche – come spiegavo prima – una capacità notevole di rendere certi concetti.
Leggeste per esempio il seguente semplice estratto: “Analogamente alle gang urbane, alla polizia, ai lavoranti dei circhi e a certe altre maestranze culturalmente emarginate, l’industria porno statunitense è chiusa e insulare come un liceo. Ci sono cricche, contro cricche, alleanze, tradimenti, pettegolezzi esplosivi, inimicizie leggendarie e pubblici spargimenti di sangue, oltre a complesse gerarchie di popolarità e influenza. O sei «in» oppure no”.
Provate a scrivere lo stesso concetto in termini giornalistici classici e vedrete cosa viene fuori.
Il secondo articolo che vi chiederei di leggere con attenzione è quello dedicato a Tracy Austin, idolo giovanile di David Foster Wallace: una tennista americana che si affermò giovanissima tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta tanto da arrivare al numero uno della classifica mondiale, ma la cui carriera cominciò a declinare poco dopo i ventuno anni di età. L’articolo è la recensione, in realtà la stroncatura, di una biografia della tennista. Qui secondo me l’interesse sta in una osservazione veramente brillante che può essere riferita anche ai grandi campioni del calcio. In questo caso vediamo all’opera un’altra caratteristica di David Foster Wallace, e cioè la finezza di analisi.
Insomma, lo abbiamo notato tutti: quando i campioni del calcio o di qualsiasi altro sport rilasciano un’intervista dicono delle gran banalità del tipo “dobbiamo affrontare una partita alla volta”, “il campionato è ancora lungo”, “dobbiamo rispettare l’avversario” e cose di questo tipo. Tali luoghi comuni però secondo David Foster Wallace non sarebbero da denigrare come indice di scarsa cultura, ma sarebbero proprio l’essenza del fuoriclasse che pensa davvero che sia necessario affrontare una partita per volta, rispettare l’avversario più debole eccetera eccetera. La grandezza del fuoriclasse starebbe dunque nella capacità di creare un vuoto mentale, se vogliamo dire così, o nella capacità di estraniarsi dal contesto. Cosa che, a pensarci bene, è preclusa a noi mortali che all’oratorio quando giocavamo davanti a tre spettatori ci emozionavamo se arrivava il pallone dalle nostre parti perché pensavamo a cosa avrebbero detto o pensato gli altri se avessimo sbagliato.
Il terzo articolo che vi consiglio di non perdere è quello dedicato a McCain. Il personaggio lo conoscete senz’altro tutti. Pilota di aerei durante la guerra in Vietnam, venne abbattuto sui cieli di Hanoi e fatto prigioniero dai nordvietnamiti che lo torturarono – tanto che riportò menomazioni permanenti – e lo tennero prigioniero per molti anni. Un prigioniero di guerra come tanti altri che però divenne celebre per via del fatto che, poiché era figlio di un alto ufficiale americano, gli era stata offerta la possibilità di una rapida liberazione; possibilità che lui rifiutò sdegnosamente. Il regolamento prevedeva infatti che i prigionieri di guerra venissero liberati secondo l’ordine di cattura, e al momento del suo abbattimento nei cieli nordvietnamiti risultavano esserci già moltissimi altri soldati americani prigionieri, che avevano quindi diritto di precedenza in caso di liberazione rispetto a lui. Il suo rifiuto gli costò altre torture, ma lui non cedette. Tornato in America divenne un politico ultraconservatore ma – lo abbiamo visto anche noi italiani nel nostro piccolo avendo a che fare con chi aveva fatto la lotta di Liberazione e poi era entrato in politica – era una specie di cane sciolto, poco incline a trasgredire agli obblighi di coscienza. La guerra evidentemente trasforma le persone.
Non stupisca in questo senso che McCain sia stato il più fiero avversario di Trump e che Trump a sua volta non abbia perso occasione di denigrare pubblicamente McCain. In realtà – come l’articolo riportato nell’antologia vi permetterà di comprendere – sia l’uno che l’altro si sono rivolti in tempi differenti alla stessa America disillusa: le critiche che sono state successivamente rivolte a Trump, e cioè di essere su posizioni ultraradicali su moltissimi temi, nel 2000 venivano rivolte a McCain. In pratica i due sono diventati nemici perché hanno tentato di occupare lo stesso spazio politico. Poi paradossalmente McCain è diventato paladino anche dei Democratici che in lui hanno visto l’uomo tutto di un pezzo che rispettava le Istituzioni e… che era contro Trump.
L’articolo dedicato all’ascesa dei talk show radiofonici di estrema destra è l’ultimo articolo che vi consiglio di non perdere. Anche qui come con McCain, David Foster Wallace illumina tra i primi quel ribollire dell’America profonda, lontana dalle grandi citta costiere, e scrive: “forse sarebbe istruttivo guardare le cose dal punto di vista, per esempio, di un abitante del Midwest rurale, veterano dell’esercito, timorato di Dio, lavoratore indefesso. Non è tanto difficile. Immaginate di guardare attraverso i suoi occhi il mondo di Mtv e il contenuto dei videogiochi, l’oscena sessualizzazione della moda per bambini, Janet Jackson che sfoggia la sua areola in quello che dovrebbe essere un giorno santo. Immaginate di essere lui e di dover spiegare ai vostri figlioletti cos’è il sesso orale e cosa c’entra con un Presidente degli Stati Uniti. Réclame per l’allargamento del pene e Puttane Calde e Bagnate spuntano dal nulla sul computer di famiglia. A scuola i vostri figli studiano la Seconda guerra mondiale e il Vietnam in termini di internamento di giapponesi e degli orrori di My Lai. Gli omosessuali pretendono di sposarsi in chiesa; il vostro medico si trasferisce perché non si può permettere l’assicurazione legale; gli immigrati clandestini vogliono prendere la patente di guida; le élite di Hollywood massacrano l’America e ci guadagnano milioni; il Presidente viene ridicolizzato perché legge la Bibbia; i preti si trastullano con i bambini a destra e a manca. Merda, il Paese ha subito un attacco diretto e la gente non vuole sostenere il comandante in capo. Immaginate per un momento che non sia sciocco vedere le cose come quest’uomo. Quale messaggio convincente, interessante, utile possono offrirgli il centro e la sinistra?”
Non credo si debba aggiungere altro.
David Foster Wallace, Considera l’aragosta, Einaudi, pp. 386, 13,00 euro