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Alcuni sostengono che il recente parere della Provincia di Monza e Brianza sul PGT di Monza sia positivo. Molti sono invece i rilievi e le criticità che emergono da quel documento istruttorio.

 

Il 13 febbraio scorso, con deliberazione n. 21 della Giunta provinciale di Monza e Brianza, è stata approvata la “valutazione di compatibilità” del PGT di Monza, adottato il 4 ottobre scorso dal Consiglio comunale. Pochi giorni dopo, il 20 febbraio, è arrivato in Comune anche un pesantissimo parere della Regione, redatto dalle diverse Direzioni generali di quell’ente. Vediamo alcune dettagli del primo.

La Provincia, nel prendere atto della valutazione redatta dai propri Uffici tecnici, ha condizionato il proprio parere favorevole al totale soddisfacimento delle criticità evidenziate nella relazione istruttoria dei suoi Uffici. Questi ultimi, dopo aver rilevato alcune incongruenze con gli Ambiti agricoli strategici del Piano territoriale provinciale (PTCP) adottato il 22 dicembre scorso, hanno fatto emergere alcuni dati di quel PGT, peraltro mai resi noti, che sono a dir poco impressionanti.

Infatti nel testo della delibera provinciale n. 21 si dice che: “Il dimensionamento quantitativo del Documento di Piano (DP), in base alla documentazione prodotta, prevede una superficie lorda di pavimento massima di 1.747.975 mq…”. Se la matematica non è un’opinione, parliamo quindi di oltre 5 milioni di metri cubi di cemento di varia natura, sia con destinazione residenziale che extra-residenziale (un sorta di mix di diverse funzioni).

Stando a quel dato, tutto questo bengodi per gli operatori immobiliari e del settore edilizio, corrisponderebbe a più di 500 condomini con tipologia a torre da 8 piani (10.000 mc cad.), per i prossimi 5 anni di durata del Documento di Piano del PGT monzese. Tutto questo è tanto più insensato in questo momento, proprio stando ai dati recentemente forniti durante una conferenza stampa del Comune e riportati dalla stampa locale.

Infatti, mettendo da parte il solito trionfalismo comunale sui 9 milioni di oneri incassati, (peraltro in decrescita costante dal 2008), il Comune avrebbero concesso nel 2011 volumetrie per il settore residenziale pari a 52.957 mc. Si faccia quindi conto che il dimensionamento del Documento di Piano (DP) del PGT monzese è quasi cento volte superiore a quel dato attuale. Ci si domanda quali siano le motivazioni di interesse pubblico di questo illogico sovradimensionamento del PGT adottato il 4 ottobre scorso.

 

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A quanto pubblicato sulla stampa locale, i settori direzionale e del commercio sono al palo, mentre le domande riferite all’industria e all’artigianato risultano essere in fondo modeste. Il tutto, accompagnato dal fatto, che ci si accorge solo ora che il tanto pubblicizzato “Piano casa”, promosso dal Governo Berlusconi come capace di rimettere in moto l’economia (sic!), non è altro che un grosso flop, con richieste quasi irrisorie sia per numero e che per quantità volumetriche. Chi avesse voluto capire la questione sin da allora, con un minimo di esperienza nel campo, non avrebbe che potuto prevedere questo fatto. Mobilitati inutilmente per mesi lo Stato, le Regioni e i Comuni.

Ma ancora ci si intestardisce a voler rincorrer il mito del mattone e del cemento, un settore decotto in molti suoi comparti che rischia sempre più di portare danni ambientali, ma ora anche finanziari, non potendo le banche rientrare dei capitali prestati a un’edilizia dove l’invenduto ultimamente la fa da padrone (es. vedi vicenda di Ligresti a Milano). Numerose sono le trasmissioni televisive (es. Presa Diretta del 12 febbraio scorso), ma anche molti libri sulle insensate cementificazioni, che mettono in evidenza questi fatti. Per non parlare dei collegamenti tra l’edilizia e le economie malavitose che, come noto, hanno ben altro tipo di problemi e cioè quello di dover ripulire capitali provenienti dalle loro operazioni illecite (es. lo spaccio della droga). A costoro, certo non interessa se poi gli immobili rimangono vuoti, in quanto possono nel frattempo usare l’edilizia e i settori collegati come una sorta di lavatrice di denaro sporco.

Non solo: sempre più spesso si apprende di vere e proprie retate da parte della magistratura che portano all’arresto di nomi eccellenti della politica con legami di diversa natura col mondo dell’imprenditoria edilizia che, il più delle volte, non guarda al colore delle giunte e si muove spesso in modo trasversale. Emblematici sono i casi di Sesto San Giovanni e quelli in Brianza, con indagini, fermi e arresti che hanno visto recentemente coinvolti anche assessori della stessa Giunta provinciale di Monza.

Tornando ora al parere di compatibilità della Provincia di MB, c’è un punto interessante, esplicitato in una frase di poche righe, che testualmente dice: “…relativamente alla tutela della aree urbanizzate e considerato che dall’analisi della documentazione integrativa si evidenzia la mancata verifica delle precondizioni all’ammissibilità di incrementi delle espansioni urbanizzative ai sensi dell’art. 84, comma 2 del PTCP (n.d.r.- della Provincia di Milano), risulta opportuno contenere l’incremento della superficie urbanizzata esistente all’interno della variazione massima ammissibile, di cui all’art. 84 della Nda (n.d.r.- Norme di Attuazione) del PTCP”.

Cosa dice questo articolo 84 del PTCP di Milano, comunque vigente fino a quando quello della Provincia di MB non sarà approvato? In sintesi, quel PTCP (peraltro approvato nel 2003 da un Giunta di centro destra), dice questo:

Precondizione all'ammissibilità di incrementi delle espansioni urbanizzative è l'avvenuto utilizzo di almeno il 75% delle previsioni dello strumento vigente, espresse in metri quadrati di superficie lorda di pavimento (slp).” Come dire che non è possibile procedere ad una variante urbanistica generale se non si dimostra di aver già consumato il 75% della potenzialità edificatoria residenziale di un PRG/PGT.

 

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Ricordiamo che, nel caso di Monza, il PGT è stato approvato il 29 novembre 2007; è entrato in vigore il 19 dicembre con la sua pubblicazione sul Burl; ne è stata avviata la modifica, dopo solo due giorni, il 21 dicembre 2007. Il nuovo PGT è stato recentemente adottato il 4 ottobre 2011 e quindi inviato il 20 ottobre in Provincia per il parere di compatibilità. Risulta difficile credere che la s.l.p. residenziale prevista nel PGT del 2007 sia stata consumata per il 75%. In ogni caso, il Comune di Monza se ne è ben guardato dal dimostrare tale fatto nei propri elaborati di Piano, così come rilevato anche dalla Provincia nel suo parere.

In sostanza gli Uffici provinciali di MB dicono questo: visto che tale verifica comunale è mancata, è comunque opportuno contenere l’incremento della superficie urbanizzata esistente, dichiarata essere pari al 57%, all’interno di alcuni valori indicati dalle tabelle allegate al PTCP di Milano. Tale percentuale, risulterebbe consentire un incremento massimo del 2%.

In mancanza di verifiche chiare ed esplicitate e di dati ufficiali del Comune, anche solo ad un esame sommario della planimetrie relative al PGT di Monza del 2011, questo limite percentuale parrebbe largamente superato in quanto vengono ora compromesse da questa variante generale del 2011 praticamente tutte le maggiori aree agricole di Monza, con volumetrie a dir poco abnormi (circa 2 milioni di metri cubi).

Senza contare il fatto che, in modo del tutto discutibile, se non illegittimo, il PTCP di Monza e Brianza già recepiva in fase di elaborazione tale variante generale di Monza ancora prima che questa venisse adottata, senza tenere in alcun conto delle precise indicazioni di tutela della aree agricole del PGT, approvato e vigente dal 2007. A nulla sono servite interpellanze fatte al riguardo dall’opposizione sia nel Consiglio comunale di Monza che in quello provinciale.

Il brutto vizio di non voler fornire i dati necessari per le opportune verifiche e i controlli sia da parte del consiglieri comunali che della società civile è una questione non marginale perché significa non mettere in grado le persone di poter decidere ed esprimersi con “scienza e coscienza”. La stessa Legambiente di Monza, sin dal febbraio 2010, più di due anni fa, con un proprio parere sulla VAS (Valutazione Ambientale Strategica) del PGT, aveva chiesto che le verifiche ora richieste dalla Provincia (art. 84 delle NdA) venissero fatte, richiesta più volte reiterata, ma rimasta del tutto inascoltata. Anzi, a fronte di una istanza di accesso agli atti, redatta ai sensi della legge 241/90 (sulla trasparenza della pubblica amministrazione), il Comune di Monza rispondeva di non avere il tempo per farlo e che ciò comportava un aggravio di lavoro per gli Uffici…Giusta quindi la richiesta dalla Provincia che chiede ora un chiarimento, peraltro dovuto ai sensi di una norma.

C’è evidentemente chi pensa che l’urbanistica sia un affare di pochi e per pochi e che, in fondo, “meno si fa capire, meglio è”. Molte sono le vicende degli ultimi quattro anni che dimostrano questi fatti, a partire dall’arrivo in Comune dell’On. Romani, persona di fiducia della famiglia Berlusconi, proprietà che, come noto, a Monza, con la questione relativa all’area della Cascinazza, ha caratterizzato diversi periodi della vita politico - amministrativa degli ultimi decenni, soprattutto con alcune Giunte di centro destra.

D’altra parte è ben chiaro come non sia in gioco solo l’edificabilità di una o più aree, ma un onesto approccio finalizzato a una buona amministrazione della cosa pubblica che, a prescindere al nome dei proprietari delle aree, cerchi di pianificare e programmare una Città sostenibile, oggi invece assediata da cemento e traffico. In tal senso, anche il calcolo dei fabbisogni e della quantità sono da esplicitarsi chiaramente, per meglio capire dove si intenda andare.

Il parere istruttorio della Provincia termina mettendo in evidenza alcune forti criticità, carenze e valutazioni negative sul sistema dei trasporti e della mobilità previste dal nuovo PGT monzese. Tra queste, spicca la impattante monorotaia lungo il Canale Villoresi, ma viene messa in dubbio la funzionalità di tutta la nuova rete, non supportata da adeguate analisi sulla sua capacità e sugli effetti indotti dai pesantissimi carichi insediativi previsti dal nuovo piano comunale.

Gli autori di Vorrei
Giorgio Majoli
Giorgio Majoli

Nato nel 1951 a Brescia, vive a Monza dal 1964. Dal 1980 al 2007, ha lavorato nel Settore pianificazione territoriale del Comune di Monza, del quale è stato anche dirigente. Socio di Legambiente Monza dal 1984, nel direttivo regionale nei primi anni ’90 e dal 2007, per due mandati (8 anni). Nell’esecutivo del Centro Culturale Ricerca (CCR) di Monza dal 1981. Ora pensionato, collabora come volontario, con associazioni e comitati di cittadini di Monza e della Brianza, per cercare di migliore l’ambiente in cui viviamo.Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.