Da circa tre anni l’Amministrazione comunale ha avviato la variante generale al Piano di governo del territorio, PGT vigente dal 2007. Peccato che quello presentato il 12 marzo scorso sia vistosamente carente
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ancano meno di due anni alle nuove elezioni amministrative comunali del 2017, ma ancora non si vede il nuovo PGT completo, il cui iter di revisione generale era stata avviato dalla Giunta il 5 luglio del 2012. Scaduto alla fine di quell’anno il vecchio Documento di Piano che, come noto, ha una durata di cinque anni, quel Piano era stato approvato all’unanimità nel 2007, adottato dal centro sinistra il 9 marzo (Sindaco Faglia) e approvato dal centro destra (Sindaco Mariani), il 29 novembre.La legge urbanistica regionale n. 12 del 2005, prevede una serie di passaggi: si inizia con la raccolta di suggerimenti e proposte da parte di chiunque ne abbia interesse; viene avviata la Valutazione ambientale strategica (VAS); si elabora il Piano che, un mese prima della sua adozione in Consiglio comunale, deve raccogliere il parere delle parti sociali ed economiche. Essendo il Comune di Monza il terzo in Lombardia (120.000 abitanti), di solito, la discussione del PGT, dura diversi mesi, essendo quell’atto il più rilevante di ogni amministrazione, perché orienta le strategie e la gestione delle politiche territoriali e ambientali. Per Monza poi, la questione urbanistica è sempre stata molto spinosa, con vicende che spesso si sono snodate tra interessi pubblici e privati, creando aspettative e timori, non solo a livello locale.
La Cascinazza di Monza
Tornando all’iter del nuovo PGT di Monza, questo ha visto anche un percorso partecipativo abbastanza intenso, dal titolo “Una città per te”, che si è svolto nel 2014 e che ha visto diverse decine di persone, anche in rappresentanza di categorie professionali, economiche e associative, dire la propria sugli obiettivi da perseguire nella stesura del nuovo Piano. Naturalmente in quelle consultazioni, escono le aspirazioni migliori: contenere il consumo di suolo, realizzare una rete verde, promozione della mobilità dolce, formare centri di vita, recupero del patrimonio edilizio esistente, insediamenti industriali innovativi che rispettino l’archeologia industriale delle aree dismesse, sostegno all’housing sociale e all’edilizia a prezzi calmierati. Scelte che vanno bene per Monza, ma anche per molti altri Comuni, più piccoli e più grandi.
Occorre comunque ricordare che nel corso del 2013 e del 2014, era stata adottata e poi approvata dal Consiglio comunale una variante parziale finalizzata alla salvaguardia di aree libere e agricole da includere nei Parchi locali di interesse sovra comunale (PLIS) del Parco della media valle del Lambro (area della Cascinazza) e quello in del Grugnotorto - Villoresi (zona San Fruttuoso e Casignolo). Così come non si può dimenticare che nell’aprile del 2013, era stato approvato un Documento di inquadramento dei Programmi integrati di intervento (Pii) come prevede la legge regionale 12 del 2005, in caso di avvenuta decadenza quinquennale del Documento di Piano (DP) del PGT.
Quel Documento di inquadramento, individua una ventina di aree, prevalentemente dismesse e collocate lungo il Villoresi e il Lambro, per una capacità edificatoria che si può stimare in circa un milione di nuovi metri cubi in Città. In realtà, quel Documento non è neppure stato rispettato, avendo l’amministrazione approvato poi una serie di Piani attuativi che lì non erano neppure previsti.
Documento di inquadramento dei Pii (2013)
Certo, questa sorta di anticipazione del nuovo PGT, avrebbe potuto essere molto più contenuta, anche perché si diceva con scetticismo che di Pii ne sarebbero partiti molto pochi, due o tre al massimo. In realtà la serie di Piani attuativi che sono stati approvati da questa amministrazione non sono pochi. Li ricordiamo solo per dovere di cronaca: 1) Pii Esseluna in via Lecco e viale Stucchi; 2) Piano attuativo (PA) in via Sicilia/Adda; 3) PA in via Lissoni/S. Andrea; 4) PA in viale delle Industrie; 5) PA in via Cantalupo/Nievo; 6) Pii in piazzale Vigilio; 7) PA sulla ex centrale del Latte in via Pindemonte; 8) PA in via Cavallotti; 9) un altro in via Ponchielli e il più recente sull’ex cinema Maestoso (10), nel quartiere Cazzaniga. Ma non basta.
Sono in itinere altri sette Piani attuativi: 1) Pii in via Bramante da Urbino; 2) Pii in via Foscolo; 3) Pii in via Ghilini; 4) Pii in viale Cesare Battisti; 5) Pii in via Val D’Ossola; 6) Pii in via Guerrazzi / Spallanzani; 7) Pii in via Hensemberger. Senza voler considerare le volumetrie di altri quattro Piani attuativi approvati dalla precedente amministrazione, che non hanno ancora avviato i lavori: 1) Piano di Lottizzazione (PL) in via Messa; 2) PL in via Borgazzi; 3) PL in via Bosisio; 4) PL in via Europa. Senza poi dimenticare i semplici permessi di costruire e DIA, che quindi non passano né in Giunta né in Consiglio comunale che, possono essere stimati in circa 750.000 metri cubi, rilasciati nel solo periodo 2008 – 2012. Non è dato sapere, quello rilasciato tra il 2012 e il 2015. Una notevolissima dotazione di edilizia che sarà realizzata nel corso dei prossimi anni, di cui nessuno sente il bisogno.
La colpa di tutto questo? Secondo quanto si può leggere nel nuovo Documento di Piano del PGT, sembrerebbe il PGT del 2007, peraltro voluto e votato allora da tutto il Consiglio comunale, compreso diversi amministratori attuali, esaltato come propria vittoria dai partiti politici, soprattutto del centro sinistra.
Volantino sul PGT 2007
Se è pur vero che ogni PGT è modificabile, migliorabile (ma anche peggiorabile), in realtà, questa amministrazione nel 2012 ha perso un’occasione storica, cioè quella della avvenuta decadenza del Documento di Piano del PGT 2007, quello stesso che invoca oggi come capro espiatorio e come eredità del passato difficile da modificare, una sorta di diritto acquisito sulle aree edificabili. Se fosse così, il Comune di Monza, non avrebbe mai potuto ridurre le abnormi previsioni del PRG del 1971 che prevedeva per Monza fino a 300.000 abitanti, Piano che solamente nel 2007 si riuscì a modificare sostanzialmente, dopo decenni di tentativi andati a vuoto, a causa dell’avvicendarsi delle amministrazioni di diverso colore politico che, in tema di scelte urbanistiche, la pensavano esattamente all’opposto.
Certo è che questo nuovo Documento di Piano (2015), non può essere considerato e valutato nella sua interezza, sia per alcuni suoi aspetti procedurali sia nel merito delle scelte sul territorio. Manca infatti la conclusione della Valutazione ambientale strategica (VAS); manca il Piano dei Servizi e quello delle Regole, cioè alcune parti fondamentali che costituiscono un Piano. Mancano poi alcuni allegati quali quello relativo alla “Valutazione di sostenibilità dei carichi urbanistici sulla rete di mobilità”, cosa non di poco conto, nonché alcuni paragrafi della Relazione illustrativa, come per esempio quello sul Commercio. Sul Parco di Monza, dotazione strategica per Monza, dove il Documento di Piano non dice praticamente nulla se non un generico riferimento alla cartografia del Piano territoriale del Parco della Valle del Lambro.
Non si comprendo i motivi per cui la Giunta abbia voluto presentare un Piano così carente, rischiando di alimentare pressioni e aspettative sulle parti ancora mancanti, sulle quali vengono date ora solo indicazioni e suggerimenti per gli Uffici, i quali devono stendere il Piano dei Servizi e il Piano delle regole. In ogni caso, dopo quasi tre anni dall'avvio, il lavoro pare insufficiente e, come detto sopra, si avrà modo di valutarlo quando verrà presentato nella forma richiesta anche dalla legge regionale 12/2005, nei suoi aspetti positivi e negativi.
Documento di Piano 2015