Venerdì 17 aprile Lorenzo Cremonesi a Monza per la Casa della Cultura
Riceviamo e pubblichiamo
Il giornalista con la valigia
Raccontare il mondo dove Internet non arriva
Incontro con Lorenzo Cremonesi
Inviato del «Corriere della Sera» e autore del libro «Dai nostri inviati»
Dialoga con l’autore Diego Colombo
VENERDÌ 17 APRILE 2009, ORE 21
Spalto Piodo 18, Monza
In viaggio con i grandi inviati del «Corriere», dai primi 'redattori viaggianti' di fine Ottocento fino a Dino Buzzati a bordo delle navi durante la seconda guerra mondiale. Un ritorno alle origini del reportage, sulla traccia di alcune celebri firme del giornalismo italiano, pionieri di una professione in cui senso dell'avventura, sforzo fisico, capacità critica e lucidità intellettuale devono trovare un miracoloso punto di equilibrio. Difficoltà pratiche, coinvolgimento emotivo, insoddisfazioni e paure si condensano in una serie di ritratti. Cambiano i tempi e gli scenari, ma alcuni dati rimangono d'attualità, che si tratti di Ugo Ojetti a Oslo con il Duca degli Abruzzi oppure di Barzini in auto da Pechino a Parigi; di Tomaselli al seguito di Nobile oppure di Vittorio Beonio Brocchieri nella Terra del Fuoco. Un libro che unisce al ritratto di un genere giornalistico la ricerca storica e una narrazione che assume a tratti toni epici.
Basta «taglia e cuci» «Basta "taglia e cuci". Basta scopiazzare gli articoli dai giornali stranieri. Basta con le storie di seconda mano reinventate, rielaborate e riscritte per offrire una parvenza di originalità. È necessario recarsi sui posti per cercare e capire le notizie. Occorre esserci per poter raccontare davvero qualche cosa di nuovo. È una vibrante dichiarazione d'indipendenza e un manifesto per la garanzia di un giornalismo di qualità l'editoriale che Eugenio Torelli Viollier piazza sulla prima pagina del "Corriere della Sera" 1'8 dicembre 1885. Ben felice di annunciare che, grazie al nuovo servizio telegrafico, gli articoli parlamentari dei redattori da Roma sono "più estesi di quelli degli stessi giornali della capitale", il giovane direttore del "Corriere" può inoltre affermare con orgoglio che, a quasi dieci anni dalla nascita, "ben di rado" ormai si stampano sul suo giornale notizie "ritagliate da altri fogli". E, aggiunge, "le forbici della redazione, - che sono il redattore capo di molti giornali, - arrugginiscono". Un'osservazione d'attualità estrema, tanto da poter essere traslata senza cambiare una virgola al "copia e incolla" da internet sui computer odierni.» [...] «Come si sarebbero comportati Luigi Barzini o Vico Mantegazza se, il 12 novembre 2003, fossero stati inviati a raccontare l'attentato contro la base dei Carabinieri a Nassiriya? Avrebbero insistito più sul pianto per le vittime o sulle responsabilità dell'impreparazione italiana? Più sulla malvagità degli aggressori oppure sulle ambiguità di una "missione di pace" che opera però in uno scenario di guerriglia e violenza crescenti? «A leggere i loro articoli tra la fine dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento vien quasi naturale
pensare che, ipoteticamente catapultati un secolo dopo in Iraq, probabilmente essi sarebbero stati preoccupati di rispondere soprattutto alla seconda parte di queste domande. Ed è una meravigliosa scoperta. In verità, gran parte del lavoro di preparazione per questo libro tra i reportage di guerra, viaggi ed esplorazioni dei primi "redattori viaggianti" del "Corriere" è stata una meravigliosa scoperta. A partire dal valore estremamente attuale delle espressioni usate nel 1885 da Eugenio Torelli Viollier per annunciare al lettore la loro nascita, in nome della necessità primordiale di andare a vedere direttamente le cose per raccontarle. «Come se si dovesse tornare alle origini per ridare senso e valore al mestiere di inviato. Che sia Dario Papa in America, Ugo Ojetti a OsIo con il Duca degli Abruzzi, Barzini in auto da Pechino a Parigi, Mantegazza in Africa, Cesco Tomaselli al seguito di Nobile, Vittorio Beonio Brocchieri nella Terra del Fuoco o Dino Buzzati sulle navi da guerra, in loro c'è l'impegno per un mestiere che richiede sforzo intellettuale e capacità di adattamento fisico: partire, fare, stupirsi, lavorare di fantasia per proporre i servizi, ma anche di resistenza muscolare, pensiero e azione, sapersi reinventare ogni volta, capire come utilizzare il dettaglio della situazione appena vista per dipingere al lettore il quadro generale dello scenario in cui si opera.»
Sul web http://www.master.trivulzio.org/cremonesi/cre_frm.htm http://solleviamoci.wordpress.com/2009/04/02/il-sacrificio-deireporter- dazione-e-il-futuro-tra-carta-web-e-tv/ http://pipl.com/directory/people/Lorenzo/Cremonesi
Lorenzo Cremonesi (Milano 1957), laureato in Filosofia, è stato volontario in un kibbutz, poi coordinatore del bollettino della Comunità ebraica di Milano. Giornalista, segue dall'inizio degli anni Ottanta le vicende del Medio Oriente. È stato collaboratore (dal 1984) e poi corrispondente da Gerusalemme (1984-2001) del «Corriere della Sera». Da inviato, dall'inizio degli anni Novanta, si è occupato anche di Iraq (dove ha vissuto dal 2002 al 2003), Libano, Afghanistan, Pakistan. È autore dei libri Le origini del sionismo e la nascita del kibbutz. 1881-1920, Firenze, La Giuntina, 1985; Bagdad Café. Interni di una guerra, Milano, Feltrinelli, 2003).
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Etica in vita. Vita della mente e vita della morale.