I Piani regolatori e i PGT del capoluogo della Brianza dagli anni Ottanta ad oggi
Basta ripercorrere le tappe degli ultimi 30 anni a Monza per capire quanto di vecchio ci sia nel nuovo Piano urbanistico che sta per essere presentato lunedì 20 dicembre in Consiglio comunale. Ripercorriamo alcune vicende.
Nel 1980 già si pensava di rifare il vecchio Piano Regolatore, redatto da Luigi Piccinato nel ‘62, adottato nel ‘64 e approvato nel 1971, assolutamente sovradimensionato per una città che sarebbe poi restata ferma alla soglia di 120mila abitanti. Il noto progettista romano ne prevedeva più del doppio (250/300 mila).
Nel luglio del 1980 venne adottato dal consiglio comunale, con una Giunta guidata dalla DC, il cosiddetto “Piano dei Servizi”, utile per adeguare il vecchio PRG ai dettati della nuova legge regionale n. 51 del 1975 e preparare quello nuovo. La variante cancellava in maniera quasi chirurgica circa 3 milioni di metri cubi sulle aree libere di espansione e su altre aree poste in zona centrale e intermedia della Città. Nel 1985 si cercò di fare un nuovo Piano, ma non si andò oltre ad una semplice bozza, mai presentata ufficialmente al pubblico, ciò a causa della repentina caduta della Giunta comunale. Si ricominciò a parlare seriamente di PRG solo nei primi anni ’90, con l’arrivo di un nuovo sindaco (prima Moltifiori e poi Mariani) e di una giunta leghista, aperta a tre assessori esterni. L’incarico di redigere il nuovo Piano venne affidato allo studio di Leonardo Benevolo. Ad anticipazione del nuovo Piano, nel ’93, venne adottata una variante per la creazione di un Parco di cintura urbana, la quale cancellava le abnormi previsioni edificatorie esterne alla città consolidata, oltre a quelle pesantissime sul cosiddetto Centro Direzionale, previsto dal PRG del ‘71 di Piccinato, sulle aree dell’ospedale San Gerardo di via Solferino, trasferitosi altrove.
Così, nel marzo del 1997, venne adottato dal consiglio comunale il nuovo PRG di Benevolo, che presentava quattro indirizzi strategici fondamentali: il restauro del Parco Reale; il recupero conservativo del centro storico e dei borghi antichi; la creazione del Parco di cintura urbana; la riduzione e il contenimento delle edificazioni in tutta la Città. Ma nel 2002, a scadenza elettorale, cambiò l’amministrazione, che da subito cominciò a rifare quel PRG, solo adottato. Si pensò, in un primo momento, ad una variante parziale, ma ben presto riaffiorarono gli appetiti edificatori sulle aree libere e agricole. Arrivò così la cosiddetta “variante di perequazione” che ripropose più di 1.400.000 metri cubi su quattro zone: area Torneamento - Villoresi; la solita area della Cascinazza; le aree delle ex Cave; la zona dello Stadio nuovo. Non potendo fare una variante solo per la Cascinazza, si cercò di mimetizzare la questione inserendo anche le altre tre aree. Quella variante generale venne adottata nel marzo del 2007, ma, con le nuove elezioni, sulla spinta di una forte protesta popolare, cambiò l’amministrazione che passò, per la prima volta a Monza, ad un centro sinistra aperto ad una lista civica (Insieme per Monza). Il mandato amministrativo era anche quello di rivedere quel PRG del 2002 così invasivo sulle aree agricole. Così si fece. Però nel 2005, a nuovo PRG ultimato, venne approvata la nuova legge urbanistica regionale, la n. 12, che costrinse in tutta fretta a trasformare quella proposta di PRG in un “Piano di Governo del Territorio”, il PGT, strumento previsto dalla nuova legge regionale per tutti i comuni. Dopo una battaglia ostruzionista condotta in Consiglio comunale dalle opposizioni di centro - destra (anche con la presentazione di ben 20 mila emendamenti), il nuovo Piano venne adottato nel marzo del 2007 e venne pubblicato per raccogliere le osservazioni tra maggio e i primi giorni di luglio. Ne arrivarono al Comune circa 500.
Inutile ricordare che con le nuove elezioni, tenute a metà del 2007, cambiò il Sindaco. In realtà venne eletto lo stesso Mariani che aveva governato Monza dal 1995 al ‘97. Non cambiarono invece le spinte edificatorie verso le aree agricole periurbane. Come Assessore al territorio arrivò un uomo di fiducia della famiglia Berlusconi (n.d.r. - proprietari dell’area della Cascinazza sin dal 1980). Il PGT adottato a marzo 2007, venne approvato nel novembre di quell’anno, ma “ob torto collo”, con l’impegno di rivederlo subito, per una ventina di osservazioni, meritevoli di essere riconsiderate. Inutile dire che quelle stesse riguardavano soprattutto le aree esterne all’abitato e quindi quelle agricole. Nell’ottobre del 2008 vennero illustrate le linee guida della nuova variante e nel gennaio del 2010, rese note le scelte del “nuovo Piano” per le procedure di VAS, la Valutazione Ambientale Strategica prevista dalla legge regionale 12 del 2005 per i PGT. Il contenuto di questa nuova proposta? Un vero disastro ambientale! Tutte le principali aree agricole vengono (ora) interessate da massicce edificazioni e le ampie aree che nel PGT 2007 costituivano i cosiddetti “Parchi di cornice”, vedono calare volumetrie per diversi milioni di metri cubi di cemento, con svariate funzioni residenziali, terziarie e di altro tipo. E’ questo il PGT che si appresta a essere discusso in Consiglio comunale da lunedì 20 dicembre, dopo avere acquisito il parere della commissione consiliare urbanistica che lo ha dovuto esaminare a tappe forzate.
Alla fine ci si chiede: è mai possibile che un’amministrazione comunale eletta da decine di migliaia di cittadini (circa 80mila elettori) possa essere succube di interessi privati di alcuni proprietari terrieri, più o meno potenti e introdotti politicamente? E’ questo il Piano che i cittadini di Monza realmente desiderano, con nuovo cemento, nuovo traffico e nuove prevedibili congestioni? Quali solo gli interessi pubblici e collettivi che hanno guidato la redazione di questo nuovo PGT? Deve sempre prevale il partito del mattone e degli interessi privati?