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Ancora una volta si punta sul cemento per rilanciare l'economia, il ritorno di quel flop chiamato "Piano casa"

 

Quando l’edilizia va, tutto va? Questa la famosa frase detta dal nostro Silvio nazionale per varare l’altrettanto fumoso “Piano casa”, che subito aveva visto impegnate per mesi le Regioni e i Comuni, sia in Conferenze Unificate che gli stessi Comuni per i successivi atti urbanistici da approvare. Ne avevamo scritto in questa Rivista mostrandone sia alcuni aspetti di legittimità, ma anche di soddisfazione di una reale domanda e di fattibilità edilizia, mettendole in forte dubbio. Questa sera in TV, a Ballarò, il Ministro Sacconi, ha ripetuto il ritornello “quando la barca (edilizia) va, tutto va”, apprestandosi il Governo ad approvare un correttivo appunto al “Piano Casa”, per l’ennesimo rilancio dell’edilizia. Enrico Letta gli rispondeva che, dopo quasi due anni, le domande nella formigoniana Lombardia di centro destra, non sono state più di 200 (n.d.r - su una popolazione di ben 9 milioni di abitanti). Per non parlare dell’ Emilia Romagna e della Toscana. Un grande flop, un vero bidone!

 

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Naturalmente la colpa, secondo l’ineffabile Ministro, sarebbe di un certo ambientalismo vincolistico che ne avrebbe impedito l’attuazione, come se i Comuni italiani fossero guidati da Giunte di tale tipo. Dove? Invece ci chiediamo: ci voleva molto per prevederlo? Rispondiamo pacatamente di no! Bastava leggere i dati sul patrimonio edilizio esistente in Italia; sulla sua tipologia (villette o condomini?); sulle norme del Codice Civile; sulla reale domanda abitativa di tale tipo; sulle case sfitte esistenti. A tutto ciò, si aggiunga, che il settore edilizio è oggi in forte crisi di sovrapproduzione, cioè si è costruito e si costruiscono più case di quanto il mercato riesca ad assorbirne, anche con abnorme impegno di suolo libero. Ma il buon Berlusconi, che ha visto la sua fortuna fiorire con un investimento, fatto negli anni ’60, nella vicina Brugherio (insediamento Edilnord) pensa che l’Italia sia ancora quella. Anche suo fratello Paolo ne ha seguito le orme cementizie e le vicende legate all’affare Cascinazza a Monza sono proprio lì a dimostrare quanto dannosi siano gli intrecci di certa politica con gli affari nel mondo dell’edilizia. Lo stesso PGT di Monza, ora in discussione in Consiglio comunale, ne è l’emblema. Ma allora: “quand le bateau va, tuot va?” Forse per l’edilizia negli anni sessanta, ma oggi non è più così. Anzi, quel battello è ormai spompato, decotto e non tira. Forse il Premier dovrebbe cambiare motto, pur lasciandolo in lingua (maccheronica), ma modificandolo e aggiornandolo nel più attuale: “quand le batton va, tout va”. Se poi è così, perché pare che, anche in quel caso, ci sia qualche problema da risolvere…

Gli autori di Vorrei
Giorgio Majoli
Giorgio Majoli

Nato nel 1951 a Brescia, vive a Monza dal 1964. Dal 1980 al 2007, ha lavorato nel Settore pianificazione territoriale del Comune di Monza, del quale è stato anche dirigente. Socio di Legambiente Monza dal 1984, nel direttivo regionale nei primi anni ’90 e dal 2007, per due mandati (8 anni). Nell’esecutivo del Centro Culturale Ricerca (CCR) di Monza dal 1981. Ora pensionato, collabora come volontario, con associazioni e comitati di cittadini di Monza e della Brianza, per cercare di migliore l’ambiente in cui viviamo.Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.