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Né un polmone verde né un parco urbano, ma un grande parco storico, un'architettura del paesaggio

I

l Parco di Monza soffre d'ignoranza: pochi sanno veramente che cos'é. I più colti pensano che sia una grande riserva naturale, da tutelare in un'ottica ambientale.  Cosa indiscutibile, ma insufficiente. La versione più rozza di questa visione é di considerare il Parco come  un "polmone verde", cioè un'area miracolosamente sfuggita alla cementificazione, da tutelare, ma fino a un certo punto. Fino al punto cioè in cui ci sia un’impellente necessità di "lobotomizzarne" un pezzo, come nel caso recente di costruirci dentro un distributore di carburanti "alternativi".

Altri pensano che sia ormai un semplice parco urbano, solo un po' più grande (700 ettari). Come dire un "non luogo", simile a migliaia di parchi urbani diffusi nel mondo. Un parco urbano va "attrezzato", cioè va riempito di scivoli, di "gonfiabili", di giostre, e magari di strani oggetti estemporaneamente pensati da un sindaco o un assessore di passaggio con la pretesa di “passare alla storia”.

Altri ancora pensano che sia semplicemente uno "spazio a  disposizione", da utilizzare nei modi più diversi, senza alcuna connessione con la sua storia, per lo più per fini inconfessabili perché speculativi. Per esempio, di farne un grande "impianto sportivo a cielo aperto" (così si è espresso un assessore), naturalmente ricoprendolo di installazioni destinate ai vari sport (anche a cielo chiuso: vedi il progetto di copertura della piscina dell'autodromo).

Sotto sotto, il pensare al Parco come uno spazio a disposizione nasconde una domanda che non si osa pronunciare: ma a cosa serve un parco così grande? Alla Villa bastano i Giardini Reali. In fondo, un parco urbano di 100 ettari sarebbe più che sufficiente. Il resto si potrebbe "mettere a reddito…".

Invece, il Parco di Monza, é una cosa diversa: é un grande parco storico, l' "Imperial Regio Parco" delle mappe ottocentesche.

 

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Mappa del Brenna 1845

 

Cosa vuol dire "parco storico"? Vuol dire che é un monumento di architettura del paesaggio, con tutte le sue valenze culturali e ambientali. Vuol dire che, in quanto tale, ha un valore umanistico incommensurabile, che può generare anche ingente valore economico, ma solo "in quanto tale". Certo, si può anche distruggerlo "in quanto tale", e farne qualcosa d'altro. Ma non si é ancora visto qualcuno che abbia proposto "una distruzione creativa" del Parco di Monza. Nulla di creativo che fosse all'altezza di ciò che si pensa  di distruggere.

E' difficile trasmettere alle 50 mila persone che nei week end affollano il parco la consapevolezza di trovarsi  in un parco storico. Quasi tutti vagano in una piccola parte di esso, senza una visione d’insieme e profonda.

E’ difficile riassumere in un articolo tutte le valenze del Parco, con la Villa Reale, i Giardini Reali, le Ville Mirabello e Mirabellino, le cascine e i mulini. E’ difficile descrivere le complesse funzioni svolte sin dall’origine, che lo rendono unico, di rappresentanza, di intrattenimento, di godimento estetico, di attività sportive, di produzione agroforestale.

Però si può tentare di dare almeno un’idea della unitarietà del monumento,  mostrando le mappe che rappresentano il disegno originario di Luigi Canonica, il suo primo artefice, e  le foto dei grandi viali, delle rotonde, delle prospettive offerte dai belvederi del Parco e della Villa. E’ quello che facciamo a illustrazione di questo articolo.

 

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Progetto del Canonica

 

Una considerazione finale: la multifunzionalità originaria del Parco costituisce il suo pregio da valorizzare anche al giorno d’oggi, con gli opportuni cambiamenti. Un esempio: lo sport principale praticato a suo tempo era la caccia. Oggi il Parco si presta a una varietà di sport popolari: la passeggiata, la corsa, il ciclismo, il pattinaggio, la ginnastica, l’ippica... Tutte queste attività possono essere e sono praticate a livello amatoriale, e in quanto tali sono perfettamente compatibili con la natura del Parco storico.

Le attività sportive professionali, che richiedono strutture invasive, vanno praticate altrove.

 

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La prospettiva del Viale Mirabello dal Belvedere della Valle dei Sospiri

 


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Il viale dei Carpini tra la Villa Mirabello e la Villa Mirabellino

 


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Vista del Parco dal Belvedere della Montagnola di Vedano

 


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 Vista della Grigna e del Resegone dal Prato del Mirabello

 


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 Vista dal viale dei tigli e degli ippocastani dal ponte delle catene

 


Gli autori di Vorrei
Giorgio Majoli
Giorgio Majoli

Nato nel 1951 a Brescia, vive a Monza dal 1964. Dal 1980 al 2007, ha lavorato nel Settore pianificazione territoriale del Comune di Monza, del quale è stato anche dirigente. Socio di Legambiente Monza dal 1984, nel direttivo regionale nei primi anni ’90 e dal 2007, per due mandati (8 anni). Nell’esecutivo del Centro Culturale Ricerca (CCR) di Monza dal 1981. Ora pensionato, collabora come volontario, con associazioni e comitati di cittadini di Monza e della Brianza, per cercare di migliore l’ambiente in cui viviamo.Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.